Tangenti stadio, Raggi: «Roma saccheggiata per 30 anni, non si torna indietro»

«Non si torna al passato. Il giorno in cui sono stata eletta sindaca di Roma sapevo che avrei subito ogni tipo di attacco: mediatico, politico, personale». Virginia...

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«Non si torna al passato. Il giorno in cui sono stata eletta sindaca di Roma sapevo che avrei subito ogni tipo di attacco: mediatico, politico, personale». Virginia Raggi si sfoga e si difende. Dopo l'arresto per corruzione di Marcello De Vito, presidente dell'Assemblea Capitolina, e il fascicolo aperto sull'assessore comunale Daniele Frongia, la sindaca cerca una sponda sui social pubblicando un lungo post su facebook. 


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«Sapevo che il vecchio sistema che insieme al M5S sto scardinando con ogni mia forza, avrebbe opposto ogni tipo di resistenza - continua la sindaca -. Sapevo che avrebbe attaccato con una violenza inaudita. Sapevo che avrebbe provato ad infiltrarsi per provare a riproporre i metodi del passato, quelli contro i quali sto lottando».



Il riferimento è alle precedenti amministrazione che hanno governato la città. La Raggi non fa nomi, ma li chiama «affaristi, tangentisti, corrotti, palazzinari -dice - che da decenni hanno infettato i gangli vitali dell’amministrazione di Roma stanno provando ad adottare ogni metodo per tornare a “fare affari” a modo loro. A loro ho opposto le procedure di legge, i bandi di gara, i concorsi: tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione di un sindaco. E l’ho fatto ben sapendo che seguire la legge significa dover dire ai cittadini della propria città: quella strada non posso rifartela in due settimane ma soltanto dopo l’aggiudicazione di una gara che richiede almeno nove mesi di lavoro».

E ancora: «Ho preferito la linea della legalità a quella del facile consenso. Il risultato di una pratica corretta è che, dopo nove mesi i cittadini avranno una strada fatta bene e pagata il giusto. Quando c’è una buca per strada e si nota che sotto l’asfalto saltato c’è terra e non cemento, si capisce che anni fa quei lavori sono stati fatti male perché forse assegnati agli “amici degli amici” che non hanno scavato bene o hanno risparmiato sulle spalle dei cittadini e dell’amministrazione».

Insomma, ciò che sta accadendo a Roma oggi, è frutto di un malaffare antico. «È quello che raccontano le cronache giudiziarie di anni fa su “asfalto e mazzette” - continua la sindaca - È soltanto un esempio per rendere chiaro cosa significhi opporsi al vecchio modo di operare. Io ho detto “no” a quel sistema che però prova a ribellarsi in ogni modo. Prova ad infiltrarsi come succedeva in passato. Ma c’è una differenza: la mia reazione e quella del M5S è immediata e senza esitazioni».

L'esempio dato dal Movimento è chiaro, dice Raggi. «Non lasciamo spazio ad ambiguità: dopo aver letto l’ordinanza, Luigi Di Maio ha espulso Marcello De Vito nel giro di poche ore. E io ho immediatamente avviato una indagine interna su tutti i dossier citati nell’inchiesta che riguarda De Vito. E questa è una risposta seria. Una risposta anche a qualche commentatore che dice: ”nulla è cambiato”».

Poi aggiunge: «Le cose sono cambiate. Noi rispondiamo con fermezza a chi prova a “infettare” l’amministrazione con pratiche illegali. Magari questi stessi commentatori - che hanno giustamente stigmatizzato il sistema di “Mafia Capitale”, degli appalti pilotati e della corruzione - potrebbero contribuire a spiegare quanto sia lungo e complesso il percorso per il ripristino della legalità in una città dove per 30 anni nessuno si era accorto o faceva finta di non vedere il saccheggio dei “capaci”».


Infine la chiusa. «C’è chi si augura di tornare al passato. No. Non si torna al passato. Non glielo permetteremo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero