Roma, nessuno paga le multe: maxi-buco da 1,6 miliardi

Roma, nessuno paga le multe: maxi-buco da 1,6 miliardi
Sosta selvaggia, eccesso di velocità, uso improprio delle preferenziali, documenti non in regola: di tutte le multe staccate lo scorso anno dai vigili (con l'aggiunta...

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Sosta selvaggia, eccesso di velocità, uso improprio delle preferenziali, documenti non in regola: di tutte le multe staccate lo scorso anno dai vigili (con l'aggiunta delle cartelle esattoriali per gli arretrati) 3 su 4 non sono state pagate. Tradotto in cifre: 253 milioni di mancati introiti per le casse capitoline. Che sommati a quelli degli anni precedenti fanno un buco complessivo a 9 cifre: 1,6 miliardi, per la precisione, così come certificato dai Revisori del Campidoglio nella relazione al rendiconto di gestione del 2016.


I contabili suonano il campanello d'allarme: «Si riscontra una cronica lentezza nella riscossione», mettono nero su bianco aggiungendo che «tale aspetto rappresenta un elemento di forte criticità della gestione corrente». Le falle nella capacità di riscossione di Roma Capitale, giusto per fare un esempio, hanno un effetto immediato: per legge, infatti, circa il 50 per cento dei proventi delle contravvenzioni deve essere destinato alla riparazione delle buche, potenziamento della segnaletica e incremento delle attività di controllo anti-violazioni. Minori incassi, dunque, si traducono in minori fondi da impiegare sul fronte della sicurezza stradale.

I NUMERI
Nel 2016 sono stati accertati quasi 340 milioni di euro di contravvenzioni per violazioni delle norme del codice della strada: 164 milioni per verbali freschi, 175 per arretrati. Ma del totale intascabile sono stati riscossi solo 86,1 milioni. Una percentuale di riscossione pari, come certificato dall'Oref, al 25,4%. Ciò significa che solo una multa ogni quattro è stata pagata. Invece 253 milioni sono andati a finire nel calderone dei cosiddetti residui attivi. Vale a dire quei crediti fantasma che in buona parte il Campidoglio probabilmente non vedrà mai. Soltanto alla voce sanzioni codice della strada questa voce di bilancio ammonta a 1.621.890.783 euro.

Ai 250 milioni e rotti persi nel 2016 si aggiungono i 358 e passa del 2015, i quasi 181 del 2014, circa 231 del 2013, oltre 136 del 2012 e 461 degli esercizi precedenti al 2012. Casualità vuole che se questo mastodontico buco fosse magicamente colmato si potrebbero recuperare fondi più che sufficienti per mettere mano a fondo all'annoso problema delle buche visto che, per dirla con i tecnici dell'Acer, servirebbero «250 milioni di euro l'anno per cinque anni» per rimettere la situazione sui binari della normalità. Nella relazione annuale l'Oref scrive che nel 2016 la quota di introiti dalle multe destinata alla sicurezza stradale è stata di 64 milioni: fondi per interventi di sostituzione o messa a norma della segnaletica, di potenziamento delle attività di controllo e accertamento delle violazioni anche attraverso l'acquisto di mezzi e attrezzature per i vigili (leggi autovelox), di sistemazione del manto stradale, di tutela di utenti disabili, pedoni e ciclisti e corsi di educazione stradale per gli studenti.

GLI ALTRI FRONTI

Se riscuotere il dovuto delle multe per il Comune, visti i dati, appare impresa ardua, non si pensi che su altri fronti le cose vadano meglio. Tra Tarsu e Tari, ossia la tassa sui rifiuti, i residui attivi a tutto il 2016 ammontano a 2,1 miliardi di euro. Altri 94 milioni mancano dagli affitti che il Comune dovrebbe riscuotere (23,3 milioni di mancati incassi nel 2016, 31 milioni nel 2015). Aggiungendo poi tutte le altre entrate fantasma il conto totale sale a 7,9 miliardi. Tanto. Troppo. Tanto che i Revisori dei Conti dedicano proprio alla voce riscossione un capitolo dei suoi rilievi al rendiconto del 2016: «Si riscontra una cronica lentezza nella riscossione - scrivono i contabili - Risultano fondate le previsioni di accertamento, ma restano bassi gli indici di riscossione. Tale aspetto rappresenta un elemento di forte criticità della gestione corrente». Campidoglio avvisato, ancora una volta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero