Rifiuti, Roma appesa a un sì per evitare l'emergenza. E spunta il Piemonte

Piemonte, è questa la regione a cui Roma chiederà aiuto nel medio periodo, in aggiunta all'Abruzzo con cui il dialogo, sia pure difficoltoso per il 2019,...

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Piemonte, è questa la regione a cui Roma chiederà aiuto nel medio periodo, in aggiunta all'Abruzzo con cui il dialogo, sia pure difficoltoso per il 2019, è già iniziato. La Raggi poi vuole valutare anche la disponibilità della Toscana. Ma nell'immediato, per il periodo natalizio che rischia di essere catastrofico dopo il rogo del Tmb del Salari, si guarda ad Aprilia, Colfelice e Colleferro.


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Sono le tre città, rispettivamente in provincia di Latina, Frosinone e Roma, da cui passano le esigue possibilità di non vedere la Capitale ricoperta di rifiuti (più del solito) a Natale e Capodanno. Le 700 tonnellate di spazzatura che potevano essere lavorate nell'impianto di via Salaria sono ridistribuite nel resto del Lazio, ma la coperta è corta e per questo ieri sera, alle 19.30, c'è stata un'imprevista riunione della cabina di regia voluta dal Ministero dell'Ambiente, con Ama, Comune e Regione.

Appuntamento in Campidoglio, pressioni molto forti della sindaca Virginia Raggi per completare il piano, visto che già oggi nel quadrante nord-est di Roma molte strade sono piene di rifiuti. Nella stessa stanza, due assessori (Massimiliano Valeriani per la Regione e Pinuccia Montanari per Roma Capitale), i dirigenti di Ama e Ministero dell'Ambiente. Ma vista la gravità della situazione ha deciso di partecipare anche la sindaca in prima persona.
 
INCERTEZZA
L'ultimo nodo da sciogliere è quello dell'impianto di Aprilia, che fa capo alla società privata Rida, che ancora non ha firmato il contratto. Ieri Sergio Costa, ministro dell'Ambiente, ha ripetuto che la sua speranza è di risolvere il caso Roma per via ordinaria: «Il commissario non sarà necessario». Ma al di là delle rassicurazioni, tutti sanno che se tra domani e dopodomani non vi saranno certezze sulla collocazione di un quantitativo compreso tra 500 e 700 tonnellate, si dichiarerà lo stato di emergenza.

La Raggi ha insistito per anticipare la riunione della cabina di regia, perché al di là dei piani i rifiuti sono per strada e dai municipi (anche a guida 5 stelle) arrivano segnalazioni di una situazione ingestibile. Rivediamo il piano: l'incognita principale riguarda l'impianto di trattamento meccanico biologico di Aprilia, di proprietà dell'imprenditore Fabio Altissimi (gruppo Rida) normalmente riceve 200 tonnellate al giorno di rifiuti romani. Ama, con la mediazione della Regione, ha chiesto di raddoppiare questa quantità, ma il contratto ancora non c'è. Oggi ci sarà un nuovo incontro tra Rida e Lazio Ambiente.

Rida sostiene che, malgrado una sentenza del Tar, la Regione nega lo spazio sufficiente per scaricare gli scarti nella discarica di Colleferro. Se non si trova l'intesa questa mattina, sarà il caos. Secondo tassello: il tmb di Colfelice, di proprietà di Saf (società che riunisce i comuni ciociari), in questa fase di emergenza, offrirà una disponibilità di 400 tonnellate giornaliere, il doppio delle 200 pre-rogo. A Casale Bussi, Viterbo, nell'impianto della galassia di Cerroni andranno 200 tonnellate (oggi 100). Infine, a Ostia l'Ama attiverà il tritovagliatore, un impianto mobile che può lavorare 100 tonnellate di rifiuti al giorno.


Ma solo dal 24 dicembre. C'è un'enorme incognita: la discarica di Colleferro, dove confluiscono gli scarti, chiuderà a fine 2019. Ieri si sono valutati scenari di sicurezza: è stato chiesto alla Raggi di scrivere la lettera richiesta dall'Abruzzo per accogliere i rifiuti romani; Ama formalizzerà a sua volta la richiesta alla Regione Lazio perché contatti la Regione Piemonte, visto che la sindaca di Torino, Chiara Appendino (che però non ha potere decisionale in questa materia) aveva dato disponibilità. La Raggi ha chiesto di esplorare anche l'ipotesi Toscana, apprezzando un'apertura del governatore Rossi. Osserva Massimiliano Valeriani, assessore regionale ai Rifiuti: «Noi l'aiuto a Roma l'abbiamo dato coordinando gli operatori presenti, ma il Campidoglio ora faccia la sua parte con scelte non più rinviabili sugli impianti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero