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I pretoriani sono tornati al Colosseo. Come fossimo ripiombati all’epoca di Commodo. Il monumento icona di Roma e d’Italia si ritrova ad essere un campo di battaglia degno delle cronache di Cassio Dione. Da un lato, le truppe dei bagarini che assediano senza tregua la piazza dell’Anfiteatro, mettendo in campo la vendita illegale di biglietti d’ingresso a prezzi triplicati. Dall’altra, la controffensiva di una legione di oltre quaranta agenti delle forze dell’ordine. La polizia di Stato schierata in divisa e in borghese, la municipale, i carabinieri, anche la Finanza. Lo scontro è andato in scena ieri mattina presto. Difficile definirne l’esito. Perché gli adescatori dei turisti negli ultimi mesi sono tornati in forze, hanno ricalibrato il business post Covid facendo leva sulle falle del sistema di bigliettazione. Comprano tutto e creano un regime di biglietti esauriti in modo da rivenderseli con ampio margine. Sono mesi che va avanti questo assedio logorante.
Il parco archeologico del Colosseo diretto da Alfonsina Russo tenta la sfida, inaugurando la rivoluzione dei biglietti nominativi. Nome e cognome e documento d’identità per entrare. E’ un primo colpo. Ma serve un “reparto militare”. La direttiva è arrivata dalla Questura di Roma: da ieri, infatti, sono entrati a regime presidi e controlli itineranti che andranno avanti per luglio e agosto: l’alta stagione del Colosseo che in media ora registra già 22.000 visitatori al giorno. Tre funzionari a coordinare i movimenti inter-forze nell’area. Ma gli adescatori non mollano. Lavorano per strategie. Si spartiscono le zone.
L’ADESCAMENTO
Anche se i controlli sono serrati. «Cerchi i biglietti per il Colosseo? Oggi è tutto esaurito, è sabato, ma te li do io.
LA TENSIONE
La discussione continua. La tensione sale. La voce di alza. Gli agenti di polizia fanno la ronda. Loro, l’esercito del biglietto lievitato, sono in modalità “basso profilo”. Stazionano lungo i punti cruciali di passaggio dei turisti sulla piazza, in allerta. Le vedette fanno la posta. La zona davanti alle biglietterie ha il suo “capo”. Maglietta rossa e cappellino bianco, parla italiano ma con forte accento straniero dell’est. Un bagarino indiano tenta l’adescamento: «Vuoi biglietti per il Colosseo? Oggi tutto esaurito, nulla, anche domani, inutile che vai alla biglietteria, te li vendo io». Non fa in tempo ad iniziare la trattativa che gli piomba addosso l’uomo dalla maglietta rossa: lo prende per il collo e gli dice: «Che caz...o stai a fare, eh? Vattene via subito». E lo trascina via. Pochi secondi e si riappropria della zona. C’è chi tenta di agganciare i turisti anche a ridosso dell’ingresso principale.
I VERBALI
La polizia è pronta. Fanno i verbali. Inizia la sceneggiata: «Ho famiglia, devo lavorare, ho un contratto...». Poi i toni si fanno più aspri. Si allontanano, spariscono per un po’, poi ritornano. Aspettano. Sulla via Sacra va male anche per gli urtisti. Trolley alla mano devono reincartare tutti i souvenir-paccottiglia e andarsene. I bengalesi delle bottigliette ghiacciate tentano l’affare: 2 euro una bottiglia, 5 euro tre. La polizia li chiama da lontano e quelli scappano. Una sposa attraversa la piazza per il servizio fotografico. Si mette in posa. Magari sullo sfondo dell’inquadratura finisce pure un ambulante. Un bagarino è per sempre? La sperimentazione del biglietto nominativo lo dirà. C’è sempre il rischio che fatta la legge, si trovi il modo per aggirarla.
Il Messaggero