CasaPound, Mef scrive alla Raggi: «Sgomberate l'immobile». Ma per la Prefettura non è una priorità

Roma, il Mef scrive alla sindaca Raggi: lo sgombero di CasaPound non è una priorità
Il Mef ha scritto al Campidoglio sollecitando lo sgombero dell'immobile occupato, tra gli altri, da CasaPound. Ma per la Prefettura non è una priorità. Secondo...

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Il Mef ha scritto al Campidoglio sollecitando lo sgombero dell'immobile occupato, tra gli altri, da CasaPound. Ma per la Prefettura non è una priorità. Secondo il prefetto di Roma, il palazzo di via Napoleone III occupato da CasaPound non è a rischio crollo né presenta particolari problemi sotto il profilo igienico e per questo «non rientra tra le priorità sul fronte sgomberi». Questo quando riferito nella lettera che il ministero dell'Economia ha fatto pervenire alla sindaca di Roma, Virginia Raggi, dopo la mozione approvata in Assemblea capitolina col voto favorevole del M5s. 


Nella lettera del Mef, che rivendica lo sgombero immediato dell'immobile, viene ripercorsa la «complessa vicenda» del palazzo di via Napoleone III. «L'immobile è in consegna per uso governatiovo al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca dal 1963 e dal 2003 è occupato abusivamente dall'associazione e da alcune famiglie in emergenza abitativa» è riferito nella lettera. Dopo l'occupazione lo stesso ministero ha segnalato, già dal settembre del 2003, a Prefettura e Agenzia del demanio «l'urgenza di un immediato recupero dell'immobile, segnalazioni nuovamente sollecitate nel 2004, 2005 e 2008». Si specifica, poi, che nel 2007 il Comune di Roma ha stabilito un programm di assegnazione di diecimila alloggi popolari, «prevedendo di destinarne alcuni ai nuclei familiari collocati in immobili storicamente occupati, come quello di via Napoleone III».

Si riporta nella lettera anche il Piano straordinario per l'emergenza abitativa nel Lazio e nella città di Roma e, anche in questo caso, c'erano soluzioni per gli occupanti di via Napoleone III. «Nel 2016 il commissario straordinario del Comune di Roma ha disposto di dare attuazione a tale programma regionale, dando atto che le priorità di intervento sugli immobili occupati erano state stabilite a seguito delle decisioni in merito assunte dal tavolo tecnico, costituito dal prefetto di Roma». Nell'elenco dei 74 immobili da sottoporre a sgombero «figura l'immobile di via Napoleone III che non è stato classificato tra i 16 per i quali è stato delineato in via prioritaria un primo piano di interventi di sgombero». 

Nel 2017 e nel 2018 è proseguito il carteggio tra enti: l'Agenzia del Demanio ha ribadito al prefetto di Roma «l'esigenza di recuperare la disponibilità dell'immobile per altra destinazione». Nuovo sollecito nel novembre 2018: è sempre l'Agenzia del Demanio a interpellare la Prefettura «in merito all'esigenza di un intervento diretto di sgombero dell'immobile chiedendo di fornire l'esito del censimento degli occupanti per poter porre in essere nei loro confronti azioni di risarcimento danni a tutela degli interessi erariali». E la risposta del Prefettura è stata esaustiva. «Il prefetto di Roma ha comunicato - scrive il Mef - che la vicenda è da tempo all'attenzione ma che, in forza dei criteri ritenuti prioritari per gli sgomberi (in primo luogo le condizioni di sicurezza dell'immobile), il compedio di via Napoleone III non presenta i profili di criticità idonei a porlo in una  situazione di priorità per lo sgombero». La lettera chiude con l'aspetto danni. «Il prefetto ha segnalato, inoltre, che sono in corso accertamenti da parte della guardia di finanza, su delega della Corte dei Conti, in ordine all'identificazione e al numero degli occupanti».


Immediata la reazione di Simone Di Stefano, leadre di casaPound: «Come volevasi dimostrare, il palazzo di via Napoleone III non desta preoccupazioni, non ha problemi di alcun genere, non ci sono provvedimenti giudiziari in corso e quindi non ci sono motivi per sgomberarlo». Che continua: «La sede di CasaPound rimarrà nel palazzo di via Napoleone III e lo stabile non sarà sgomberato almeno finché esisteranno centri sociali: una volta sgomberati tutti i centri sociali, allora vedremo - aggiunge Di Stefano - Difenderemo la nostra occupazione fino alla fine, e su questo si mettessero tutti l'anima in pace perché la questione non sarà risolta a breve». «Sono convinto che la questione sia solo politica - continua il leader di CasaPound - serve ai 5Stelle per fare muscolo nei confronti di Salvini, per questo continuo braccio di ferro con la Lega che danneggia solo il Movimento 5 Stelle, che perde consensi. Dovevano fare una rivoluzione nelle città dove avevano vinto, ma così non è stato e continuano a perdere terreno a beneficio di Salvini: fanno solo la figura degli spacchettati». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero