Ashen Silva, 28 anni, originario dello Sri Lanka ne è sicuro: «L'autista prima di farci finire tutti contro l'albero si è addormentato. L'ho visto...
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Incidenti, sassaiole, mezzi che esplodono: la “vita spericolata” dei pendolari Atac
Il testimone ha il braccio destro immobilizzato, dice di avere prima rifiutato il trasporto in ambulanza e di essere «venuto il pomeriggio da solo, perché il dolore non passava». E aggiunge: «Quella strada è sempre pericolosa perché stretta, e su quel bus ho avuto paura altre volte, sono stati sfiorati diversi incidenti».
Potrebbe essere una testimonianza chiave dell'inchiesta aperta dalla Procura di Roma. Sarà raffrontata con quella resa da Andrea Sabbatucci, studente di 18 anni, che dall'Aurelia Hospital dove è stato medicato, ha detto di avere visto «armeggiare l'autista con il telefono, inviare e rispondere ai messaggi», ma di «non sapere dire se nel momento preciso dell'incidente avesse il cellulare in mano, perché l'ultima volta che lo avevo guardato era un paio di fermate prima dello schianto». L'utilizzo del telefonino alla guida, però, è una circostanza che M. V., dall'ospedale, ha smentito. L'autista, confortato dalla moglie Daniela e dal padre Paolo, ex macchinista della ferrovia Roma-Viterbo, ha consegnato il telefonino ai vigili del Gruppo Cassia e ha giurato: «Non stavo parlando al telefono. L'ultima chiamata l'avevo ricevuta un'ora prima da Daniela, non avevo l'auricolare bluetooth e le ho detto che ci saremmo sentiti quando mi sarei fermato». Quarant'anni, da 12 alla guida dei bus Atac, M. V. ha aggiunto: «Controllino pure tutti gli orari, i messaggi e i tabulati, non ero al cellulare». I vigili hanno chiesto all'autista anche il telefonino di servizio che però non aveva più: «L'ho perso o me l'hanno rubato. Ho fatto denuncia ai carabinieri».
SEMPRE DI NOTTE
Il conducente è risultato negativo ai test per alcol e stupefacenti. «Mio marito - spiega Daniela - non beve e non si droga. Siamo evangelici, la nostra vita è tutta in famiglia. Di solito lavora sui bussolotti, le linee notturne, invece proprio ieri aveva chiesto un cambio turno, di mattina, per stare il pomeriggio con i figli». Fonti Atac spiegano che in ogni caso aveva rispettato il riposo di 11 ore previsto. L'uomo appena ha visto la moglie è scoppiato in un pianto. Confuso e sotto choc, al padre ha ricostruito gli ultimi frammenti di memoria prima del buio: «Ho sentito che era stata prenotata la fermata, ho guardato nello specchietto retrovisore. Ho pensato quanta gente, l'autobus è stracolmo. E ho sperato che qualcuno scendesse alla fermata successiva per prendere il bus che era dietro. Poi ho sentito il botto, mi sono voltato verso destra e ho visto una signora che aveva il viso pieno di sangue e in quel momento mi è caduto sopra la testa lo zaino che era nel comparto superiore. La porta di vetro non c'era più. Non ricordo altro». Il cognato dopo essere stato in via Cassia, pone un dubbio: «Il bus aveva la ruota anteriore sinistra bloccata mentre lo stavano portando via. Bisogna verificare che funzionasse anche prima». La Procura ha disposto perizie tecniche sul cellulare del conducente e sul bus, portato in deposito e sequestrato. Anche Atac ha aperto un'indagine interna.
NESSUNA TELECAMERA
Il mezzo era molto vecchio, classe 2003, in servizio da quasi 17 anni, quindi. Ma il foglio di via non conteneva indicazioni di malfunzionamenti recenti e il conducente che l'aveva guidato nel turno prima, sentito dagli ispettori dell'azienda, non aveva lamentato guasti. Distrazione, colpo di sonno o cellulare, dunque? Non aiuteranno le telecamere: non erano a bordo del bus (l'Atac le ha montate solo su quelli più nuovi), in ogni caso non possono essere puntate sui conducenti. «Per la loro privacy», dice il sindacalista Claudio De Francesco.
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Il Messaggero