Sparatoria Ardea, la vedova di Salvatore Ranieri: «Freddato come un cane nel posto che amava di più»

«Eravamo arrivati venerdì, dovevamo passare un week-end tranquillo, in serenità, invece Salvatore, il mio angelo ha trovato la morte. Una morte senza un...

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«Eravamo arrivati venerdì, dovevamo passare un week-end tranquillo, in serenità, invece Salvatore, il mio angelo ha trovato la morte. Una morte senza un perché, me lo hanno ammazzato senza motivo». Patrizia Santina Caschera, 65 anni, è la moglie di Salvatore Ranieri, il 74enne ucciso ieri mattina nel consorzio di villette di Colle Romito, sul litorale romano, per mano di Andrea Pignani, il 35enne che ha sparato anche ai due bambini di 5 e 10 anni prima di barricarsi in casa e togliersi, a sua volta, la vita. 

La donna siede su un muretto, al sole, di fronte al corpo del marito coperto da un lenzuolo, accanto a lui, a terra, la sua bicicletta. Qualche residente le porge un bicchiere d’acqua. È sola, piombata in un incubo senza via di uscita, la supportano dei vicini del consorzio. I carabinieri le chiedono i documenti del marito. Lei vorrebbe solo che questo strazio finisse: «Sono ore che il suo corpo è a terra, non è uno spettacolo».

Signora Patrizia conosceva l’uomo che ha sparato?

«No, non ho capito nemmeno chi sia. Non c’era ragione per sparare a un uomo buono come Salvatore».

Dicono che suo marito sia intervenuto per difendere i due bambini dal folle omicida...

«Questo non lo so, potrebbe essere. Ma penso che non abbia avuto nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo». 

Si trovava lì per caso, vicino al parco delle Pleiadi? 

«Era uscito in bicicletta. Lui non vedeva l’ora di venire qui ad Ardea per prendere la bici e fare una passeggiata. Ma era uscito alle dieci, a mezzogiorno non lo vedevo rientrare e così ho cominciato a preoccuparmi. Non rispondeva al telefono. Ho sentito le sirene, le ambulanze, gli elicotteri atterrare. Poi sono uscita e mi sono trovata davanti questa scena».

Che uomo era Salvatore?

«Una persona buona e gioviale. Dopo tanti anni trascorsi alla guida degli autobus di linea dell’Atac a Roma era andato in pensione e questo era diventato il nostro angolo di pace e tranquillità. Appena potevamo, lasciavamo la capitale per trascorrere qui il fine settimana. Eravamo arrivati venerdì sera e oggi ce ne saremmo riandati via, dal momento che io ancora lavoro. Mi occupo delle televendite al Centro Serena, una emittente tv». 

Conoscevate i due bambini e la loro famiglia?

«No. Non li conoscevamo. Forse, chissà, li avevamo visti giocare in giro, ma non so chi siano, neanche i loro genitori, poveretti. Io so solo che adesso mi è crollato di nuovo il mondo addosso, non so se ce la farò a superare questa enorme tragedia che ci è piombata addosso».

 

 

Avevate figli?

«Salvatore sì, io no. Il nostro era un amore adulto, nato dopo nostre esperienze passate. Otto anni fa rimasi vedova dal mio primo marito, una persona anche lui straordinaria. Io stetti malissimo, pensavo di non potermi più rialzare. Invece conobbi Salvatore, era la mia luce, un dono del Cielo e ora però quell’uomo folle me lo ha portato via, gli ha sparato in testa, come a un cane. Mi stanno chiamando tanti amici e parenti perché gli volevano bene in parecchi».

La vostra casa è a Roma?

«Sì, abitiamo vicino al policlinico di Tor Vergata. Io non ho parenti e amici qui nella Capitale, perché sono originaria di Sora, Frosinone, mi era rimasto solo lui. Salvatore era nato a Valmontone. Adesso non so che farò. La nostra era una vita semplice, interrotta senza un motivo. Pensavo di avere superato il dolore più grande, invece mi ero sbagliata, è una tragedia».

Come si spiega quello che è successo oggi?

«Non c’è una spiegazione. Lui mi ha salutato, è uscito di casa in sella alla sua amata bicicletta, “ci rivediamo prima di pranzo” mi aveva detto. Io stavo sistemando delle cose in casa. Invece l’ho rivisto da morto».

Dell’uomo che ha sparato cosa pensa?

«Che non doveva avere un’arma. Che non doveva essere lasciato libero di uccidere».
 

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Il Messaggero