Bagnacani, ex ad Ama: «Non truccai i conti, così la Raggi mi licenziò»

«Ho la città fuori controllo», ripeteva in autunno la Raggi mentre voleva imporre a Lorenzo Bagnacani, numero uno dell'Ama, di chiudere in rosso il bilancio...

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«Ho la città fuori controllo», ripeteva in autunno la Raggi mentre voleva imporre a Lorenzo Bagnacani, numero uno dell'Ama, di chiudere in rosso il bilancio («non l'ho fatto, mi ha cacciato perché non accettavo compromesse, ma ho un rispetto religioso per la legalità» ha raccontato il manager emiliano che ha presentato un esposto alla procura). Salvini ieri sera ha commentato: «La Raggi è inadeguata. Le dimissioni? Non le chiedo per polemica politica, ma se un sindaco dice ho la città fuori controllo, dico: amica mia, cambia mestiere. Pensavo che i 5 Stelle a Roma facessero qualcosa di meglio. La prossima volta i romani sceglieranno qualcos'altro».


Pressioni su Ama, Raggi ora teme altri audio. Di Maio: con lei sempre così

Rifiuti Roma, Raggi: su di me solo fango, nessuna pressione su Bagnacani
 



L'offensiva della Lega su Roma sta tutta in questa frase, epilogo della diffusione delle registrazioni in cui la sindaca non solo chiedeva a Lorenzo Bagnacani, ex presidente dell'Ama, di modificare i numeri del consuntivo, ma apertamente parlava di città fuori controllo, di romani infuriati per come stava andando la raccolta dei rifiuti. Così, dopo che l'Espresso ha pubblicato le registrazioni, sono scattate le richieste di dimissioni avanzate dagli esponenti della Lega, che al governo sono alleati del M5S. In prima fila proprio i ministri leghisti. Erika Stefani, Affari regionali: «Per coerenza con le regole del Movimento ci aspettiamo le immediate dimissioni della Raggi». Gian Marco Centinaio, Politiche agricole: «Ci aspettiamo un gesto finalmente concreto da parte del sindaco Raggi, come chiederebbe il Movimento 5 Stelle a chiunque si trovasse nelle sue condizioni». E poi deputati e consiglieri regionali, la Lega si mobilità per chiedere le dimissioni della Raggi. Analogo invito a lasciare parte anche da altri partiti (da Tajani per Forza Italia a Rampelli per Fratelli d'Italia fino al Pd, che ieri ha occupato l'Aula Giulio Cesare). Ieri, tra l'altro, si è anche parlato molto del nuovo contratto di servizio dell'Ama in cui l'amministrazione Raggi riduce il numero di strade in cui devono passare le spazzatrici. Ma è evidente che l'attacco più vistoso è quello di Salvini e della Lega.

FANGO

La risposta dal Campidoglio viene meditata a lungo, arriva solo nel tardo pomeriggio. Prima M5S parla di «goffa ripicca su Siri, la Raggi non è indagata». Poi scrive direttamente la sindaca su Facebook con un post che utilizza il collaudato e allora il Pd/la Lega: «Solo fango su di me. Indagano il governatore dell'Umbria Catiuscia Marini per concorsi truccati nella sanità; il sottosegretario della Lega Armando Siri per una presunta tangente di 30mila euro tra Sicilia e Liguria; il segretario del Pd e Governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, per finanziamento illecito... ma parlano di me. Parlano di audio rubati, in cui dico quello che direbbe qualsiasi altro cittadino di Roma». Poi scarica tutto su Bagnacani (sempre scelto da lei, così come gli altri due precedenti presidenti di Ama che in due anni ha bruciato): «Uso parolacce ma non me ne vergogno perché sono incazzata quando vedo chi pensa a prendere i premi aziendali piuttosto che a pulire la città. Perché questo è quello che si ascolta in quegli audio. Nessuna pressione ma solo tanta rabbia per chi non ha fatto bene il lavoro per il quale era pagato. Si pretendeva che approvassi un bilancio con il quale i dirigenti di Ama avrebbero avuto centinaia migliaia di euro in più. E volevano aumentare la Tari». A Piazza Pulita, in serata, è andata oltre: a Salvini ha detto «andasse a lavorare, fossi ministro sgombererei subito CasaPound, si dimetta lui visto che la Lega deve restituire i 49 milioni»; e su Bagnacani, ha fatto passare il messaggio che Bagnacani non pulisse la città per fare, lui, pressione. Ma di fronte alla richiesta di Formigli di chiarire, ha frenato. Resta una domanda: ma se era così arrabbiata, perché non ha sostituito subito Bagnacani e ha prolungato l'agonia di Ama? Bagnacani, tra l'altro, ha sempre negato che i suoi compensi dipendessero dal bilancio. Questa brutta storia, che sta paralizzando l'Ama da ormai 13 mesi, comincia quando Bagnacani, reggiano, chiamato dalla Raggi per risanare l'azienda, approva a marzo dell'anno scorso il consuntivo 2017 con un leggero attivo (560 mila euro). Per mesi c'è un braccio di ferro con il Campidoglio, che vuole il bilancio in rosso. «Se ti dicono che la luna è piatta, tu devi scrivere che la luna è piatta», dice la Raggi il 30 ottobre a Bagnacani. «La città è fuori controllo», aggiunge sui rifiuti, negli audio. Su Facebook, negli stessi giorni, la sindaca scrive il contrario, affermando che tutto va benissimo. La Raggi negli audio ordina a Bagnacani di modificare il bilancio anche se il presidente dell'azienda dice che servono i documenti. Pinuccia Montanari era l'assessore all'Ambiente benedetta da Grillo e si schierò con Bagnacani: «Il bilancio si poteva modificare, ma servivano le carte. Dalla Raggi, da Lemmetti e da Giampaoletti mai stati fornite. Dicevano: modificatelo e basta». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero