Rigopiano, alcune vittime trovate con i telefonini in mano: la morte mentre chiedevano aiuto

Sarà una tragedia difficile da dimenticare quella di Rigopiano, soprattutto per i soccorritori. Molti dei corpi estratti dalla tomba di ghiaccio sono stati totalmente...

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Sarà una tragedia difficile da dimenticare quella di Rigopiano, soprattutto per i soccorritori. Molti dei corpi estratti dalla tomba di ghiaccio sono stati totalmente schiacciati dalle macerie e dal peso della valanga. Nella cucina c’erano le due cuoche, sorprese dalla morte ancora intente nella preparazione dei cibi. Anche l’addetto al ricevimento si trovava sul posto di lavoro, nella Reception della struttura. Il giovane, probabilmente si occupava pure del bar, collocato nella stessa stanza, aveva in mano il braccio della macchina del caffè. Tutti gli ospiti, invece erano radunati nella hall. Alcuni di loro, seduti accanto al camino, che in quel momento ardeva, forse a causa dell’urto della massa nevosa sono finiti a ridosso delle braci. Altri invece avevano tra le mani il telefono cellulare, aspettando il segnale che viaggiava a singhiozzo, per inviare qualche messaggio tramite WhatsApp, al fine di rassicurare familiari e amici, dopo le scosse di terremoto. Sì, perché, in quell’hotel, erano tutti terrorizzati dal sisma. Volevano fuggire via, ma quella strada bloccata ha impedito il loro ritorno a casa.

La furia della valanga ha incastrato tra le ante delle porte alcuni corpi. E c’è stato anche chi si è coperto il volto con il gomito, per ripararsi dai crolli. Quasi tutte le vittime, indossavano inevitabilmente abbigliamento sportivo da montagna. Altre, invece, sono state estratte senza indumenti.
Tra le macerie sono emersi molti effetti personali di uomini e donne rimaste sepolte e dei sopravvissuti. C’era una bambola, un pochino malconcia, che probabilmente appartiene a una delle bambine scampate alla morte. Un accendino, fogli, brandelli di borse, materassi, scarpe, valige, testimoni di vite vissute e spezzate. E poi giochi, tanti giochi, un tempo custoditi nella sala di intrattenimento per i più piccoli.
Concluse le operazioni di recupero delle vittime, la «zona rossa» è stata chiusa. Sarà presidiata ancora per qualche giorno, per consentire di concludere la seconda fase, e cioè quella di smontaggio di tutte le attrezzature utilizzate dai soccorritori. I Vigili del Fuoco, hanno ispezionato ogni angolo di quello che rimaneva del resort, con sonde e rilevatori Recco.

La struttura è stata smontata pezzo per pezzo per poter arrivare dove erano intrappolate le persone. Lo spessore delle neve, depositato sul tetto della costruzione, in alcuni punti superava anche gli 8 metri.

Le operazioni di sgombero sono state condotte manualmente, usanto pale e picconi. Le uniche stanze non coinvolte dalla slavina sono state le cantine e il centro benessere. Si è arrivati nel cuore dell’albergo, calandosi attraverso buchi di appena 30 centimetri. Sul luogo della sciagura, hanno lavorato incessantemente, per 7 giorni, 200 uomini. Sono quelli del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, i militari del 9 Reggimento Alpini dell’Aquila, Vigili del fuoco, poliziotti, carabinieri, uomini del Soccorso Alpino medici, paramedici e volontari della Protezione Civile. Sono tutti sul teatro delle ricerche. Unitamente a loro, anche le unità cinofile Gdf dell’Aquila, dal fiuto quasi infallibile. «Le operazioni di soccorso all’hotel Rigopiano sono state tra le più complesse che abbiamo mai gestito - ha dichiarato il direttore centrale delle emergenze dei Vigili del fuoco, Giuseppe Romano - un crollo di un edificio di 4 piani sotto una valanga in uno scenario di terremoto, con l’impossibilità di arrivare sia via terra che via aria e con le comunicazioni difficili». Quel canalone da dove è scivolata la grande valanga che ha investito l’albergo, non era l’unico sito carico di neve. Nella zona est, gli esperti hanno evidenziato un altro accumulo ancora in loco.
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Il Messaggero