Diciotti, Salvini indagato attacca i giudici in diretta Fb: «Io eletto, loro no». M5S si smarca

Stretto tra il doppio fuoco delle indagini di Genova sui fondi della Lega e dall'arrivo dell'avviso di garanzia con l'accusa di sequestro di persona per la vicenda di...

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Stretto tra il doppio fuoco delle indagini di Genova sui fondi della Lega e dall'arrivo dell'avviso di garanzia con l'accusa di sequestro di persona per la vicenda di nave Diciotti, il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini sceglie la strada dello scontro frontale con la magistratura, e lo fa sul suo terreno preferito, in diretta Facebook, dopo aver letto l'atto della Procura di Palermo ricevuto dalle mani dei carabinieri al Viminale. 


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«Vergogna! - scrive su Fb l'ex premier dem Matteo Renzi - Salvini è dentro fino al collo alla vicenda dei 49 milioni rubati dalla Lega. E pur di non parlarne porta lo scontro istituzionale al massimo livello. Quanto dovremo aspettare per avere dichiarazioni di sdegno del Premier e del Guardasigilli?». Da Ceglie Messapica, dove si trova per la kermesse per i primi cento giorni da premier di Giuseppe Conte, Bonafede prende le distanze. «Il ministro può ritenere che un magistrato sbagli ma rievocare toghe di destra e di sinistra - ha dichiarato - è fuori dal tempo. Non credo che Salvini abbia nostalgia di quando la Lega governava con Berlusconi. Chi sta scrivendo il cambiamento non può pensare di far ritornare l'Italia nella Seconda Repubblica». 
 

Rompe gli indugi anche il sindacato delle toghe per dire che le parole di Salvini «rappresentano un chiaro stravolgimento dei principi costituzionali, che assegnano alla magistratura il compito e il dovere di svolgere indagini ed accertamenti nei confronti di tutti». Alla fine, «forte preoccupazione» per il contenuto delle dichiarazioni di Salvini, viene espressa dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. «Si tratta di espressioni che, anche per le modalità con le quali sono state rese, risultano lesive del prestigio e dell'indipendenza dell'ordine giudiziario», sottolinea Legnini ricordando che la magistratura poggia sulla Costituzione e «non ha certo bisogno di trarre la sua legittimazione dal voto dei cittadini».​ Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero