La piccola Kristal stava andando in vacanza con la mamma e il papà. Mirko aveva appena finito il turno di lavoro e stava smontando: il furgone dell'Amiu era ancora...
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Ma nessuno dei 340 vigili del fuoco che da giorni scavano tra le macerie mollerà mai fin quando non li avrà tirati fuori. «Il nostro lavoro è cercarli. Partiamo dall'idea che purtroppo sono lì, sperando ogni minuto che arrivi qualcuno a dirci che non è vero, e che li troveremo. Setacceremo ogni metro quadro di macerie fino a quando non ci riusciamo» dice il responsabile degli Usar della Lombardia Luciano Pacelli, provando a spiegare le difficoltà che stanno incontrando i pompieri in questi giorni.
«Stiamo lavorando con pezzi di cemento estremamente grandi, tutt'altro scenario rispetto a quelli che siamo abituati a vedere in un terremoto. Oggi abbiamo dovuto cambiare due percussori per poter andare avanti. Quanto tempo ci vorrà? Quello che serve. Ma li troveremo, questo è certo». Due sono i punti su cui ormai si concentrano tutte le ricerche. «Uno - dice Pacelli - è sul tratto della ferrovia dove è crollato un grosso pezzo di ponte, l'altro è nei pressi del pilone che è collassato. Dalle simulazioni che abbiamo fatto pensiamo che sia in questi due punti che possa ancora esserci qualche auto».
Che i cinque siano lì sotto, miracoli a parte, non ci sono dubbi. E i familiari e gli amici che da ore si aggirano in lacrime attorno ai due monconi del ponte sono purtroppo la conferma più evidente. C'è Antonio, il fratello di Cristian Cecala, che con la moglie Dawna e la piccola Kristal se ne stava andando in vacanza. Cristian e Dawna si erano sposati nel 2008 e un anno dopo era nata Kristal. Il 14 agosto sono partiti da Oleggio, 15mila abitanti in provincia di Novara, ed erano diretti all'isola d'Elba. Dovevano prendere il traghetto delle 17 da Livorno. L'ultimo contatto Antonio lo ha avuto poco dopo le 11, poi più niente. Telefonate, messaggi, nessuna risposta. «Non sono mai arrivati a destinazione» hanno scritto sui social amici e conoscenti. Antonio li ha cercati negli ospedali, all'obitorio, ha chiesto informazioni a tutti ma nessuno ha saputo dirgli nulla. E ora è qui, protetto dalla Croce Rossa, a guardare quel ponte spezzato.
Come Paola, la mamma di Mirko Vicini che da due giorni non vuol sapere di allontanarsi dal capannone dell'Amiu dove è morto suo figlio.
Il Messaggero