Genova, tre famiglie sul ponte: due schiacciate dalle travi, l'altra è riuscita a mettersi in salvo

Nella tragedia del ponte Morandi di Genova si intrecciano le storie di due giovani famiglie dell'hinterland del capoluogo ligure e di una famiglia di turisti francesi. ...

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Nella tragedia del ponte Morandi di Genova si intrecciano le storie di due giovani famiglie dell'hinterland del capoluogo ligure e di una famiglia di turisti francesi.


I vigili del fuoco hanno recuperato da sotto i resti delle gigantesche travi di cemento armato Roberto Robbiano, 44 anni, la moglie Ersilia Piccinino, 41, e il figlio Samuele, 7 anni e mezzo. Come tanti turisti la famgilia di Campomorone, comune della periferia genovese, stava percorrendo quel viadotto per raggiungere nella maniera più rapida il porto per imbarcarsi per la Sardegna. Nella loro auto i bagagli e i giocattoli del bimbo. 



Roberto Robbiano, Ersilia Piccinino e il figlio Samuele, 7 anni


Nelle stesse ore i soccorritori hanno estratto dall'abitacolo della loro auto anche Paolo, Annamaria e il loro figlio Jacopo, 9 anni: anche loro sulla strada delle vacanze. Nomi da segnare sulla lista delle vittime, da spuntare da un elenco che si aggiorna di continuo in base alle segnalazioni che arrivano dalle squadre di ricerca al viadotto e dagli ospedali.

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Per due famiglie genovesi che non ce l'hanno fatta, la storia di una famiglia francese che invece è riuscita a mettersi in salvo: «Siamo usciti dall'auto sotto la pioggia battente», mio marito ha preso in braccio nostro figlio di tre anni «e siamo corsi via senza voltarci indietro». A raccontare così gli attimi di terrore oggi sul ponte Morandi  su Twitter un'avvocatessa francese, maitre Leonine. «Abbiamo visto altra gente correre, urlare, che lasciavano come noi le vetture sul ponte», ha aggiunto la donna. L'avvocato era in viaggio verso l'Italia in macchina. Su Twitter ha raccontato che la macchina ha fatto prima un movimento come se planasse sull'acqua, poi «abbiamo visto un pilone del ponte che se andava verso destra». «Tre secondi dopo, riflesso stupido, abbiamo tentato di fare marcia indietro», ma non era possibile. Così hanno lasciato l'auto con la chiave nel cruscotto e le portiere aperte e sono fuggiti.


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Il Messaggero