Silvio Berlusconi: «Faremo una flat tax al 23%. La Meloni? È una coraggiosa, come me»

Il leader di FI: «Il patto anti-destre del Pd? Sanno solo denigrare l’avversario». E sul programma: «Le mie promesse tutte realizzabili: flat tax al 23% e attuazione del Pnrr»

Lo spirito del ‘94, le pillole del programma («una al giorno toglie la sinistra di torno», la battuta), i messaggi generazionali rivolti sia agli anziani (dalle...

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Lo spirito del ‘94, le pillole del programma («una al giorno toglie la sinistra di torno», la battuta), i messaggi generazionali rivolti sia agli anziani (dalle pensioni in giù) che ai più giovani (con l’ipotesi che si sta valutando di ridurre di un anno sia il ciclo scolastico che quello universitario). Silvio Berlusconi, già premier in quattro governi (l’ultimo caduto alla fine del 2011), già patron di un Milan che – nei suoi 31 anni come proprietario – ha collezionato una bacheca pinea di trofei, sfodera il classico repertorio da campagna elettorale: in prima linea, come sempre, da 28 anni a questa parte. Tra affondi agli avversari, messaggi agli altri alleati del centrodestra, voglia di spiegare i suoi programmi e la sua idea di Italia. Con un piccolo grado di suspence che ancora resta: non dice, ad esempio, dove (e se) sarà candidato. Una sorpresa che, magari, vuole tenersi per il gran finale di campagna elettorale, come i fuochi d’artificio.

 

Presidente Berlusconi, il segretario del Pd Enrico Letta chiama a raccolta e propone un “Patto per la Costituzione”, Sinistra italiana aderisce per “impedire i governi di destra”. Che campagna elettorale sarà?
«Da parte delle sinistre vedo i prodromi di una campagna solo di denigrazione dell’avversario. Non riescono a dire nulla sul loro programma. Forse perché sono in disaccordo su tutto. Da parte nostra invece parliamo di contenuti, del nostro progetto per far ripartire l’Italia. E lo facciamo con un linguaggio sereno e rispettoso. Parliamo delle riforme del fisco, della burocrazia, della giustizia. Parliamo degli interventi a favore dei giovani e degli anziani. Parliamo della libertà di spesa in contante almeno siano a 10.000 euro. E di tanti altri miglioramenti della vita dei cittadini».

 

 

Il centrodestra è il grande favorito, secondo i sondaggi. Questo per voi rappresenta un vantaggio o un rischio?
«È semplicemente un dato di fatto. Dopo 14 anni gli italiani possono scegliere finalmente da chi essere governati, e sceglieranno noi».

 

Lei ha già detto che non punta a fare il premier ma in caso di vittoria toccherebbe al leader dello schieramento che ha preso più voti? Oppure secondo lei serve una figura più di mediazione?
«Sarà una proposta che spetta a chi nella coalizione ha preso più voti, naturalmente in accordo con gli alleati. E poi sarà il Capo dello Stato a prendere la decisione definitiva. 

 

E la lista dei ministri? Anche questa verrà decisa dal centrodestra in base al risultato elettorale?
«Mi auguro sia possibile presentare agli italiani prima delle elezioni alcune figure di prestigio scelte tra i protagonisti della cultura, dell’economia e del volontariato, oltre naturalmente ai nostri parlamentari più bravi». 

 

 

Dal suo punto di vista, il Pnrr va rivisto o comunque cambiato?
«Va attuato, rispettando i tempi e le scadenze. Ho detto più volte che non disperderemo quanto di buono ha fatto il governo Draghi».

 

Un tasto su cui Forza Italia ha insistito spesso, quando era al governo: qual è la sua ricetta sulle pensioni?
«È molto semplice: nessuno può vivere dignitosamente con meno di 1000 euro al mese. E quindi innalzeremo a 1000 euro, per 13 mensilità, le pensioni di anzianità e di invalidità oggi più basse dei 1000 euro. E daremo la stessa pensione alle nostre mamme e alle nostre nonne che dopo una vita di lavoro e di sacrifici meritano di vivere una vecchiaia serena e dignitosa». 

 

C’è qualcosa che non è riuscito a fare durante le sue passate esperienze come Presidente del Consiglio e che adesso vorrebbe realizzare in caso di vittoria alle elezioni del 25 settembre?
«La flat tax al 23% che avevamo messo a punto io e Antonio Martino. I miei governi erano comunque riusciti a mantenere la pressione fiscale sotto il 40% mentre ora è al 43,6%. Quella della flat tax sarà davvero una riforma fondamentale». 

 

 

La accusano di fare promesse elettorali poco realizzabili. Cosa risponde, anche a Giorgia Meloni che chiede a voi alleati di evitare annunci a effetto?
«Non ho nulla da rispondere perché sono certo che quella frase non si riferisse a noi. Dico però che sono perfettamente d’accordo: i nostri sono progetti del tutto realistici, si finanziano con tagli alle spese perfettamente realizzabili, con il recupero di evasione ed elusione grazie alla flat tax, che darà una forte spinta dell’economia e farà emergere l’economia sommersa aumentando, di molto le entrate dello Stato, come è successo nei 57 Paesi che l’hanno adottata».

 

Che altro ci sarà nel vostro programma?
«Sarà anche molto positiva la riforma delle autorizzazioni preventive: una lettera raccomandata al comune e via con i lavori. I controlli il Comune li farà ex-post. Secondo l’Associazione Nazionale Costruttori con questa riforma si creeranno 800 mila nuovi posti di lavoro».

 

Con il centrodestra al governo, dove si collocherebbe l’Italia al livello internazionale? Teme che i suoi alleati possano essere tentati da pulsioni pro-Orban o pro-Putin?
«L’Italia si collocherebbe esattamente dov’è ora, dalla parte dell’Europa, dell’Occidente, dell’Alleanza Atlantica, degli Stati Uniti, della libertà. Per noi questo è assolutamente irrinunciabile, ma non ho dubbi anche per quanto riguarda i nostri alleati».

 

Cosa crede che abbiano la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e quello della Lega Matteo Salvini in comune con lei?
«Giorgia, la determinazione e il coraggio, Matteo la capacità di parlare agli italiani e anche quella di saper ascoltare».

 

Ci sarà la fusione tra Lega e Forza Italia?
«No, siamo due forze diverse, con culture politiche diverse e ci rivolgiamo ad elettorati diversi. E non abbiamo mai ipotizzato un progetto di fusione».

 

Si aspettava l’addio a Forza Italia, all’indomani della crisi di governo determinata anche dal suo partito, delle due ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini? Ha più avuto modo di sentirle?
«Non me lo aspettavo, e ovviamente non ho motivo di sentirle. Del resto, non devono spiegazioni a me, ma alla loro coscienza e agli elettori che le hanno votate».

 

Né presidente del consiglio, né presidente del Senato, indiscrezione circolata nei giorni scorsi. Silvio Berlusconi per sé che ruolo immagina?
«Nella vita ho avuto il privilegio di guidare il mio Paese per quasi 10 anni, di presiedere, unico premier al mondo, 3 volte il G7 e il G8, di far contare più di sempre l’Italia in Europa e nel mondo, di diventare amico dei principali leader della terra, di mettere fine ad oltre 50 anni di guerra fredda nel 2002. Non basta?».

 

Lei ha fatto spesso appello allo spirito del ‘94. è un suo cavallo di battaglia, ripetuto anche nei video che avete realizzato e che state trasmettendo sui social. Ma quello spirito, secondo lei, nel Paese c’è ancora?
«Sono cambiate molte cose, ma l’Italia è un Paese straordinario. Credo davvero che con noi si possa realizzare un nuovo miracolo italiano».

 

In questa strana campagna elettorale agostana, che incrocia la campagna acquisti calcistica, il Silvio Berlusconi di oggi è più vicino al suo Milan dei tanti successi (dagli scudetti alle Champions League) oppure al suo Monza attuale, neopromosso in serie A?
«Mi permetta di tenere distinto un gioco, per quanto bello, da una cosa terribilmente seria come il futuro dell’Italia».

 

 

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