Salvini, Giorgetti escluso come ministro e i congressi del Nord: Matteo sempre più debole

Il ministro uscente: «Io fuori dal nuovo esecutivo? Allora mi riposo». Malumore in Veneto e Lombardia

Salvini, Giorgetti escluso come ministro e i congressi del Nord: Matteo sempre più debole
La decisione di non candidare al governo Giorgetti come segnale di discontinuità con l’esecutivo Draghi («Allora mi riposo e mi curo», ha detto il...

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La decisione di non candidare al governo Giorgetti come segnale di discontinuità con l’esecutivo Draghi («Allora mi riposo e mi curo», ha detto il ministro dello Sviluppo che soffre di un problema alla schiena e che ieri comunque ha perorato la causa di Salvini ministro) e le tensioni con i governatori. Mentre il segretario del partito di via Bellerio vara l’operazione compattezza riunendo i deputati e i senatori nel teatro Sala Umberto di Roma, a due passi da palazzo Chigi, a chilometri di distanza Fedriga e Zaia partecipano (a Trieste) ad un convegno. Nessuna parola contro il leader del partito, in verità, ma «neanche un segnale di difesa a Matteo e soprattutto di volontà di fare squadra», si lamentano i fedelissimi del Capitano.

 

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I FRONTI APERTI
La Lega è impegnata nella partita del governo ma anche con la grana congressi. E Zaia e Fedriga vengono additati sempre più come coloro che si stanno preparando a scalare il partito. Poi la distanza tra il segretario e Giorgetti apre un altro fronte nel Carroccio in quanto il numero due della Lega è sempre stato considerato un punto di riferimento degli imprenditori. «Ma sono proprio loro che sono venuti a mancare…», il ragionamento di chi ritiene comunque ben salda la leadership di Matteo. Sarà così? In realtà c’è chi dice che i presidenti di Regione di Friuli e Veneto (ieri è stato Maroni a lanciare la proposta di Zaia come sostituto di Salvini) stiano aspettando le prossime Regionali prima di lanciare l’assalto. Fedriga in particolar modo viene considerato sempre più da una parte della Lega come l’uomo che potrebbe rianimare i militanti. «Ma qui in Parlamento - obietta un big ex lumbard - i due non hanno nessuno. Se avessero voluto veramente la Lega avrebbero potuto impegnarsi di più in campagna elettorale...». Dietro le quinte dunque c’è chi non nasconde l’insofferenza nei confronti di entrambi i governatori e si ritiene che pure Fontana non sia al sicuro in Lombardia, con l’eventualità che possa essere lui stesso a fare un passo indietro alla vigilia delle prossime amministrative. «Fedriga - la linea che avanza sempre più nel partito di via Bellerio - se vuole essere confermato deve allinearsi. Altrimenti Salvini potrebbe anche decidere di puntare su qualcun altro oppure di disimpegnarsi come ha fatto lui a queste Politiche». 

 


SOSPETTI ED ATTACCHI
Il clima insomma è di sospetto. In attesa di capire come sarà l’iter dei congressi. Con Salvini che punta comunque a rintuzzare gli attacchi provenienti dalle Regioni del Nord. Ieri anche in Veneto è cominciata la raccolta firme per chiedere al più presto la convocazione delle assise. L’ipotesi di uno Zaia “ideologo” e di un Fedriga “in campo” non viene al momento considerata da Salvini, che ha già fatto sapere di voler convocare un Consiglio federale a settimana e di voler coinvolgere tutti nella partita per la formazione del governo. Il “redde rationem” potrebbe esserci qualora la Lega non riuscisse a far partire il treno dell’autonomia nei primi mesi dell’esecutivo ma pure su questo punto Salvini ha promesso che ne farà un punto dirimente. Pur respingendo l’offerta di chi vorrebbe addirittura che sia lui il prossimo ministro delle Riforme. «Zaia e Fedriga non hanno un’idea su come rilanciare la Lega. Cosa vogliono fare? Qual è il progetto?», il leitmotiv tra i gruppi parlamentari. Un compromesso potrebbe essere quello di eliminare il nome di Salvini premier all’interno del simbolo della Lega. Per far sì che sia la squadra, e in primis gli amministratori, ad essere valorizzata 


 

 

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