Salva-Roma, Salvini: «Per tutti o nessuno». M5S: diversivo per Siri

Alla vigilia del Consiglio dei ministri chiamato a dare il via libera al decreto crescita, si riaccende lo scontro fra Lega e 5Stelle su una delle norme più controverse del...

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Alla vigilia del Consiglio dei ministri chiamato a dare il via libera al decreto crescita, si riaccende lo scontro fra Lega e 5Stelle su una delle norme più controverse del decreto, la «Salva Roma». Ed è uno scontro tutto elettorale con la Lega che punta ad un'intesa immediata che riguardi tutti i Comuni, con il M5S che già da giorni ha aperto ad una simile soluzione ma non subito, piuttosto in fase di conversione del provvedimento.

A tenere «caldo» il clima resta il caso Armando Siri, sul quale il Movimento non ha intenzione di mollare la presa. E, nelle prossime ore, il premier Giuseppe Conte potrebbe convocare il sottosegretario leghista per un incontro chiarificatore.

Castelli: «Non è una norma solo per la Capitale»

Ancora scontro tra Lega e M5S. Mediazione in extremis
 



Ad aprire la Pasquetta a sfondo elettorale è Matteo Salvini, da Pinzolo. «O tutti o nessuno. Non ci sono Comuni di serie A e Comuni di serie B», è la stoccata che il vicepremier piazza sul Salva Roma, accompagnandola dal consueto attacco a Virginia Raggi: «Non mi pare che a Roma ci sia un sindaco che abbia il controllo della città», sottolinea. «Non c'è sempre bisogno di un nemico, i Comuni vanno salvati tutti» ma «i problemi sono diversi» e a ciascuno serve «la sua cura», è la replica, a stretto giro, del viceministro dell'Economia Laura Castelli.
E il viceministro qualche ora dopo ribadisce: «Sui Comuni per me non c'è nessuna guerra con gli alleati. Nel Dl Crescita, in conversione verranno inserite norme utili a risolvere le problematiche di molti Comuni, ma in tanti casi non serve una norma di legge». In serata i 5Stelle in una nota sottolineano che «Salvini fa una gaffe sul salva-Roma perché non sa che è a costo zero».

LA FRATTURA
Ma Salvini vuole un accordo immediato in Cdm, su tutti i Comuni, o «non voteremo la norma Salva-Raggi», promettono i leghisti. Non solo, fonti del partito di Salvini spiegano come, in caso di accordo, il salva Roma non sarà inserito nel decreto ma solo in sede di conversione assieme alle norme per gli altri Comuni. E l'insistenza della Lega innesca l'ira del M5S. «La Lega parla del Salva Roma per nascondere il caso Siri», attacca.
I toni alti dello scontro, tuttavia, non precludono una mediazione in extremis. Anzi, l'impressione - corroborata anche da rumors nella maggioranza - è che fino alle Europee la rottura non si consumi.
E fonti di governo spiegano come sia stato chiesto alla Ragioneria di Stato di computare eventuali costi per le norme sugli altri Comuni laddove il Salva Roma, che archivia la gestione commissariale del debito della Capitale voluta dal governo Berlusconi, è di fatto a costo zero.

Il punto, per Di Maio e Salvini, è uscire dall'impasse senza il marchio della «sconfitta» nel loro continuo braccio di ferro. Il leader del M5S non può cedere su una norma che riguarda la principale città gestita dal Movimento. Il suo alleato, in linea con uno dei pilastri della nuova Lega («da Nord a Sud») vuole un sostegno a tutti i Comuni in difficoltà finanziarie, a cominciare da quella Catania dove il sindaco Salvo Pogliese, in seguito alle tensioni sulle liste di FI, ha lasciato il partito.

Nel decreto sarà inserita inoltre la norma per i rimborsi ai risparmiatori, seguendo quel doppio binario degli indennizzi automatici (per redditi inferiori a 35mila euro e investimenti mobiliari sotto i 100mila) e dell'arbitrato: binario che non ha visto, tuttavia, l'ok unanime delle associazioni. Ma, per M5S e Lega, rinviare sarebbe un boomerang non sopportabile.

Resta ancora tutto da sciogliere infine il nodo Alitalia. La norma per l'estensione il prestito ponte alla compagnia di bandiera, salvo colpi di scena, ci sarà nel dl maa non incide al cuore della trattativa sulla ex compagnia di bandiera a cui serve subito un partner.
Un vertice ad hoc potrebbe tenersi nei prossimi giorni o al rientro del premier Conte dalla Cina.

Da segnalare, infine, che matteo Salvini ha aperto un nuovo fronte proponendo il ritorno alla leva obbligatoria «almeno per gli alpini», suscitando l'immediato niet («E' inapplicabile») della Difesa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero