Roma, spiraglio sul “candidato civico” ma nel centrodestra l’intesa è lontana

C’è ancora un apparente silenzio sulla fuga in avanti di Matteo Salvini sul Campidoglio. Il leader della Lega, domenica scorsa, dal palazzo dei Congressi...

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C’è ancora un apparente silenzio sulla fuga in avanti di Matteo Salvini sul Campidoglio. Il leader della Lega, domenica scorsa, dal palazzo dei Congressi dell’Eur ha detto due cose: il candidato sindaco del centrodestra sarà un civico («Senza tessere di partito»), aggiungendo che «un nome in testa già ce l’ho». Da Fratelli d’Italia, partito in ascesa nel centrodestra e radicatissimo nella Capitale, la linea è quella di «far parlare i dirigenti romani». Ergo: Giorgia Meloni preferisce, per il momento, cercare prima di sciogliere il nodo delle regionali, una partita tutt’altro che chiusa per evitare tensioni.


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Ma dai colonnelli di FdI emerge un primo spiraglio, seppur con mille distinguo, all’idea del «civico». Anche se il termine è così generico che vuol dir tutto e nulla. Sicuramente in un territorio dove Meloni vorrà e dovrà dire la sua, l’ipotesi di un mister X fuori dai partiti aiuta la logica “dei veti e delle figurine” da piazzare: una competition interna al centrodestra che per una volta potrebbe non esserci.

Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, smorza la questione con una battuta: «Un candidato civico? Bene! D’altronde tutti noi abbiamo un carabiniere in famiglia o uno zio prete, no?». Un modo per dire, al di là delle stoccate, che il contenitore potrebbe essere anche giusto, ma poi occorrerà entrerà nel merito, con nome e cognome. E allora si capirà meglio. Di sicuro lo schema con Salvini che dà le carte e gli altri alleati che lo seguono nel suo gioco non entusiasma. Anzi.

LE MOSSE
Maurizio Gasparri, coordinatore romano di Forza Italia e in prima fila l’altro ieri all’Eur, si concede una licenza poetica: «Roma osserva, sorniona, scettica e preoccupata». 
Poi l’ex ministro azzurro aggiunge un elemento alla sua pennellata: «Personalmente sono sempre a favore del primato della politica, ma dopo sindaci di centrodestra, centrosinistra e la parentesi disastrosa di Virginia Raggi può essere giusto tentare una carta fuori dai partiti tradizionali». 

La palla, gira che ti rigira, ritorna nel campo di Fratelli d’Italia. Dove si ragiona «su questa accelerazione improvvisa di Salvini», come la definisce la consigliera regionale Chiara Colosimo. La parola d’ordine è semplice: non bisogna aprire un altro fronte con il Carroccio, perché appunto prima ci sono altri dossier da risolvere. D’altronde, per il Comune di Roma si voterà tra più di un anno. E dunque la situazione è (e sarà) in evoluzione. «Ma prima o poi - continua Gasparri - dovremo vederci, anche perché a Roma non va sottovaluta la sinistra».


Intanto, in casa Lega, le interlocuzioni vanno avanti spedite per dare alla Capitale «una prospettiva da qui ai prossimi 50 anni», come chiesto dal palco i rappresentanti delle categorie produttive romane. Ma Prima c’è da risolvere il problema del nome «da condividere con gli alleati», come ha sottolineato Salvini, con la postilla che sarà lui a metterlo sul tavolo. E ieri per mandare un altro messaggio agli alleati ha riunito a Roma tutti i suoi governatori e i consiglieri regionali. E ha ribadito: «Se qualcuno mi dice che Conte cade, prima delle elezioni serve un governo tecnico, almeno di due mesi, per ridisegnare i collegi». Leggi l'articolo completo su
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