Rai, Leone: «Produrre tv a Milano costerà di più. Eccellenze tutte a Roma»

«In Italia c’è un’industria dell’audiovisivo che vale una produzione da 1,3 miliardi di euro. E che garantisce un’occupazione diretta di...

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«In Italia c’è un’industria dell’audiovisivo che vale una produzione da 1,3 miliardi di euro. E che garantisce un’occupazione diretta di 170mila persone, indotto escluso. È scivoloso parlare di soldi, lo so, ma quando si tratta di discutere del futuro della Rai è da qui che bisogna partire. Primo perché ne va di un patrimonio non solo economico, ma soprattutto culturale, che è straordinario. Eppoi perché il 70 per cento di quanto è stato creato - cinema, fiction, intrattenimento, documentari e animazioni, vado in ordine sparso - è stato realizzato a Roma». Giancarlo Leone oggi presiede l’Apa, l’Associazione dei produttori audiovisivi aderenti a Confindustria, ma ha passato una vita in Rai: giornalista, direttore dei palinsesti, amministratore delegato di Rai Cinema, è persino compositore iscritto alla Siae. Quindi, forte di quest’esperienza, si pone e ci pone non pochi interrogativi sul progetto di Saxa Rubra padana alla Fiera del Portello, rilanciata ieri dal presidente Marcello Foa. 

Rai a Milano, spese pazze: raddoppia il costo d’affitto degli ex padiglioni della Fiera

Milano distruggerà Roma?

«Ma per carità, non intendo fare un’analisi così superficiale. E poi non potrei farla perché sono presidente dell’Apa, rappresento produttori del Nord, del Centro e del Sud... Scherzo, ma non credo serva una mia posizione politica, parliamo di contenuti».

Prego.

«Personalmente credo che a Roma come a Milano si possano fare dei programmi interessanti e di qualità. C’è gente brava, maestranze preparate in entrambe le città. Sono entrambe concorrenziali. Il problema è capire se Milano, compreso il futuro centro del Portello, sia in grado di produrre allo stesso livello di quanto si fa nella Capitale. E parlo di costi». 

Cioè?

«L’organizzazione industriale dell’audiovisivo si è collocata sulla città di Roma, anche se a Milano ci sono editori importanti come Mediaset e Sky. Il 90 per cento degli show, per esempio, vengono realizzati su formati indipendenti, ma quello che si fa nel cosiddetto “sottolinea”, come le maestranze, gli studi e i macchinari, sono di competenza della Rai. E sono a Roma. Di conseguenza le spese saranno sempre più basse qui perché la macchina è già rodata».

 

 

La Rai dice che accorpando le sedi di Milano al Portello risparmierà.

«Non lo metto in dubbio, anche se non ho letto il piano di fattibilità. Ma lasciatemi dire che i costi di produzione della Rai sono storicamente, anche per la qualità dei prodotti, maggiori di quelli dei privati. Poi non credo che i futuri studi del Portello saranno affittati dalla Rai anche a terzi, e quindi sarà più difficile recuperare l’investimento. Detto questo credo anch’io che bisogna ottimizzare e centralizzare le sedi di Milano: la struttura di Corso Sempione è architettonicamente straordinaria, ma insufficiente in termini produttivi tanto che ha costretto l’azienda a puntare su via Mecenate».

Intanto nei padiglioni del Portello ci sono dei pilastri che impediscono di allestire studi sufficientemente grandi.

«Nel caso dell’intrattenimento, gli standard in termini di lunghezza, profondità e altezza ai quali un’emittente deve attenersi per allestire gli studi di registrazione sono inderogabili: non meno di 2.500 metri quadri, che possono essere portati ad almeno 5mila metri quadri. Non ricordo di aver visitato il Portello, ma per fare le registrazioni servono spazi interamente liberi, sgombri non soltanto ai fini di ospitare il pubblico televisivo, ma soprattutto per garantire riprese a tutto campo. Cioè le regie non devono soltanto insistere sui primi piani». 

E a Roma ci sono?

«Certo che ci sono, penso agli studi Dear del Nomentano intitolati a Fabrizio Frizzi, quelli al Foro Italico, quelli un po’ più âgé in via Teulada. E poi ci sono impianti privati nella stessa Capitale, che l’azienda affitta quando ne ha bisogno».

Però, non c’è solo la questione tecnica...

«E chi l’hai mai detto. Per questo credo che una decisione così importante, strategica visto l’impatto che può avere sia 

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Il Messaggero