Open Arms, un video accusa: «L’Ong contattò gli scafisti». Al processo immagini e audio registrati da un sommergibile della Marina

Salvini: «I documenti erano stati inviati a nove procure diverse: li hanno ignorati»

Una missione di salvataggio di migranti nel Mediterraneo condotta «in maniera autonoma e senza interfacciarsi con le preposte Autorità di soccorso». E la...

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Una missione di salvataggio di migranti nel Mediterraneo condotta «in maniera autonoma e senza interfacciarsi con le preposte Autorità di soccorso». E la possibilità che la posizione dell’imbarcazione soccorsa «sia stata passata alla Ong da terzi». Un’informativa della Marina militare italiana di quattro anni fa apre a una svolta nel caso Open Arms, il processo che vede imputato il leader della Lega Matteo Salvini per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. E getta un’ombra su possibili contatti tra l’Ong spagnola e gli scafisti.

 

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«L’Ong contattò gli scafisti»

Il documento redatto dalla centrale operativa dell’Alto Comando a Roma, acquisito ieri dal Tribunale di Palermo presieduto da Roberto Murgia su richiesta della difesa di Salvini, erastato inviato alla Procura di Roma, alla Procura del Tribunale militare di Roma e, per conoscenza, ad altre sette procure (Catania, Siracusa, Ragusa, Messina, Palermo, Agrigento, Sciacca). In allegato due audio, ventisette video e sedici immagini scattate il 1 agosto del 2019 - giorno del salvataggio di 147 migranti da parte della ong spagnola - da un sottomarino della Marina italiana, il “Venuti”, impegnato in un’operazione di pattugliamento all’interno della missione “Mare sicuro”. Dall’informativa - di cui l’allora ministra della Difesa Elisabetta Trenta, ascoltata ieri nel processo, si è detta all’oscuro - emergono dubbi sull’attività dell’ong «78 miglia al largo delle coste libiche».

 

 

I DUBBI

Il primo: «Nell’area descritta le autorità libiche stavano già effettuando attività SAR a favore di altri due gommoni mediante la propria motovedetta Fezzan». Il secondo: la nave della Ong, «senza alcun apparente motivo, ha modificato i propri elementi del moto in rotta e velocità» per raggiungere il barcone di migranti. Ma in quel momento la nave «si trovava a distanza ottica/radar dalla quale non era in grado di poter visualizzare il barcone» e di qui «la possibilità che siffatta posizione sia stata passata alla Ong da terzi ignoti». Infine il terzo: il barchino dei migranti aveva «una capacità propulsiva significativa idonea a fronteggiare situazioni di emergenza». Dunque, stando all’informativa, non stava affondando.


Ma al centro del documento riemerso c’è anche una conversazione in lingua spagnola con «un dialogo/scambio di informazioni avvenuto tra un soggetto parlante (non identificato) riconducibile a persona probabilmente a bordo della Ong ed un secondo soggetto, anch’esso non identificato». Dal dialogo registrato, avvenuto su «un canale commerciale», «si può dedurre che i due soggetti in comunicazione si trovassero a distanze ravvicinate». Per Giulia Bongiorno, avvocato di Salvini nel processo, il mancato inoltro dell’informativa da parte delle procure è «un dato preoccupante» perché finora «è sempre mancata la valutazione delle violazioni di queste Ong». Salvini si spinge oltre: «Sarebbe gravissimo se qualcuno avesse nascosto o dimenticato documenti rilevanti da parte di organi dello Stato». 

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Il Messaggero