Migranti, piano italiano per la Tunisia: fondi americani per bloccare gli sbarchi

Il pressing per liberare i quasi due miliardi promessi dall’Fmi

Migranti, piano italiano per la Tunisia: fondi americani per bloccare gli sbarchi
Il nodo sono i soldi. Da un lato il prestito di 1,9 miliardi di dollari destinato a sostenere la Tunisia e sospeso dal Fondo monetario internazionale. Dall’altro i fondi Ue,...

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Il nodo sono i soldi. Da un lato il prestito di 1,9 miliardi di dollari destinato a sostenere la Tunisia e sospeso dal Fondo monetario internazionale. Dall’altro i fondi Ue, anche quelli bloccati, dopo la svolta autoritaria del presidente tunisino Kais Saied, tra l’altro vicino alla Russia e alla Cina. Con un Paese sull’orlo della bancarotta e un’ondata di migranti che rischia di arrivare sulle nostre coste: le partenze aumentate del 164% in un anno e l’intelligence ha già lanciato l’allarme sulle prospettive future. La questione tunisina, una polveriera che rischia di esplodere da un momento all’altro, è in cima all’agenda del governo. Un cruccio quotidiano per Giorgia Meloni e infatti da settimane si susseguono riunioni a Palazzo Chigi con i ministri competenti e i vertici dei Servizi. Sarà questo dunque il cuore della missione della premier al Consiglio europeo di giovedì: un’occasione per convincere gli Stati membri ad accelerare il sostegno finanziario al Paese nordafricano in dissesto. La stessa missione vede al lavoro il vicepremier e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, che ha in programma tra oggi e domani un colloquio telefonico con Antony Blinken, il segretario di Stato dell’amministrazione Biden, per sciogliere il nodo dei fondi del Fmi. Senza quei soldi, spiegano i nostri diplomatici a Tunisi, il Paese di Saied ha tra i sei e i nove mesi di autonomia prima di finire in bancarotta. L’emergenza sarà affrontata oggi anche a Bruxelles, dove Roma ha ottenuto dal capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, la disponibilità per un’azione europea nel Paese nordafricano. Tra le opzioni al vaglio una “partnership operativa”, ovvero una nuova missione navale, per il contrasto ai trafficanti sulle coste tunisine ma anche il lancio di una “talent partnership” per aprire entro l’estate nuovi corridoi di immigrazione legale in Europa per chi voglia e possa lavorare. Al vertice dei ministri degli Esteri, Tajani tenterà di ottenere risposte concrete. E rivendicherà il lavoro della diplomazia italiana per sostenere il mercato del lavoro tunisino. C’è già una prima lista di richieste delle aziende italiane in Tunisia e la disponibilità a inaugurare corsi di formazione professionale per 200 operatori tessili, 100 meccanici, altri 150 tra alberghiero, automotive e calzaturiero, mentre saranno reclutati 300 infermieri per lavorare in Italia. 

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IL NODO FMI

Ma è una goccia nell’oceano. Sul piano finanziario, i negoziati per salvare la Tunisia vanno a rilento. Prima il rinvio del prestito del Fmi a Tunisi, complici le tensioni verso il presidente Saied e la sua stretta autoritaria. Poi le critiche della Banca Mondiale per lo scioglimento del Parlamento tunisino, il bavaglio alle opposizioni, le politiche anti-immigrazione razziste nei confronti dei subsahariani. 

Il vero nodo però è un altro: Saied non dà garanzie sull’impegno dei fondi. Per Tunisi, che non è riuscita neanche ad approvare una legge finanziaria, rispettare le severe clausole del Fmi è un’impresa improbabile. Le stesse remore del resto hanno spinto l’Ue a bloccare i fondi per il vicino paese nordafricano. Tra il 2017 e il 2020, la Tunisia avrebbe dovuto ricevere da Bruxelles circa 91 milioni di euro nell’ambito dell’Eu Trust Fund. Tra le attività finanziate ci sono proprio la lotta ai trafficanti, la gestione dei confini e il rimpatrio forzato di migranti dall’Europa. Mentre l’ultimo memorandum d’intesa tra Italia e Tunisia prevede uno stanziamento di 200 milioni di euro tra il 2021-2023, di cui 11 milioni per la cooperazione sulla migrazione. Numeri che adesso, se non si sblocca l’impasse tra una sponda e l’altra dell’Atlantico, rischiano di rimanere lettera morta. 

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Il Messaggero