Stoccate ferine alla Lega, dialogo ecumenico con tutti gli altri, toni rassicuranti per dire, giorno in cui Matteo Renzi formalizza la nascita dei suoi gruppi, che il governo...
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Conte incontra Macron: "Disponibilità su sbarchi e ridistribuzione migranti"
Parole alle quali Conte risponde con nettezza: «io mi fido del Pd perché è una forza che responsabilmente ha deciso di sostenere quest'esperienza di governo», sottolinea. Non si nasconde, Conte, di fronte a Enrico Mentana che gli chiede se lo abbia infastidito la mossa di Renzi. «Mi hanno sorpreso i tempi, poteva esserci un'interlocuzione diretta, anche nel loro interesse, ma non è venuta meno la sostenibilità del progetto di governo», sottolinea il premier, accolto al Testaccio dagli applausi dei militanti di Articolo 1 e dalla benedizione di Massimo D'Alema che, prima di stringergli la mano davanti ai flash dei fotografi, annuncia: «mi fido di lui».
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È una fiducia reciproca, insomma, quella che si dipana dal primo palco che calcherà in questi giorni Renzi. L'atmosfera non sarà le stessa sabato, ad Atreju, la «casa» di Giorgia Meloni. «Ma questo è il tempo del dialogo, bisogna anche saper prendere i fischi, nel caso», spiega il premier che, domenica mattina, sarà sul palco della festa della Cgil di Lecce. Novità assoluta della storia recente per il maggior sindacato italiano. E, per ora, Conte dimostra di muoversi a suo agio, come ammettono anche i dirigenti di Articolo 1 - da Roberto Speranza ai capogruppo Loredana De Petris e Federico Fornaro -, tra gli stand di un centro-sinistra lontano dai social salviniani. «La politica deve avere visione, non deve fermarsi a decine di reazioni..», è l'invito del premier.
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E il governo? «Sarà privo di personalismi, io lo pretenderò. Se si riesce a conservare questo spirito di squadra potremo fare belle cose per i cittadini», sottolinea Conte. Il premier non rinnega le riforme giallo-verdi, innanzitutto il reddito di cittadinanza («non distoglieremo l'attenzione) e quota 100. Ma con la Lega la partita è chiusa. Per sempre. «Il mio no a Salvini è all'infinito. Non l'ho sentito e non è necessario», è la chiusura di Conte. Del resto è lo stesso premier ad ammettere la sua vicinanza al centrosinistra. Anzi, «a un cattolicesimo democratico con cui c'è sensibilità di temi». Per questo, le »ong non sono nemico del popolo ma controlleremo i confini«, e quella dei »porti chiusi-porti aperti è una formula riduttiva che non ho mai accettato«, sottolinea Conte che sul rapporto con l'Ue non nasconde il cambio di passo: con Salvini al governo «chiedevo cortesie personali, ora c'è un approccio sistemico, più coerente», rimarca. Con una stella polare: «Non c'è alternativa, per l'Italia, a restare in un sistema integrato europeo». Ma la maggioranza, nel frattempo, ribolle.
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Il M5S mugugna, spossato dall'attivismo renziano. E Italia Viva formalizza i gruppi alla Camera e al Senato: 41 parlamentari, 26 a Montecitorio e 15 a Palazzo Madama. »La priorità è il family act«, avverte l'ex premier trovando Conte d'accordo, tanto che il premier conferma: »asili nido e giovani« sono tra gli obiettivi della manovra.
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Il Messaggero