Il copione è stato pienamente rispettato: la manovra economica prima clamorosamente bocciata dalla Ue, poi oggetto di febbrili discussioni durante un vero e proprio braccio...
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Insomma, l'Italia resta sotto sorveglianza. Ed è detto chiaramente nella lettera che il presidente della Commissione Juncker, il vicepresidente Dombrovskis e il responsabile degli affari economici Moscovici hanno scritto al premier Giuseppe Conte e al ministro Giovanni Tria: «Prendiamo debitamente atto delle misure di bilancio che il governo italiano intende sottoporre al Parlamento come emendamento del progetto di legge di bilancio, che ci sono state comunicate. L'adozione di tali misure, compresa la prevista clausola di salvaguardia permetterebbe alla Commissione di non raccomandare l'avvio di una procedura per disavanzo eccessivo».
LE MODIFICHE
Per arrivare all'intesa la strada è stata durissima per il governo, che ha dovuto fare una retromarcia evidente: dalla stima/obiettivo di crescita (dall'1,5% nel 2019 e dall'1,6% nel 2020 a un più realistico 1% in entrambi gli anni) al taglio delle spese rispetto ai tetti originariamente previsti. Il pacchetto concordato fino all'ultima cifra con Bruxelles prevede 9,3 miliardi di riduzione: 4,2 miliardi derivanti dalla voce investimenti, in parte compensati da un incremento nella spesa per progetti co-finanziamenti dai fondi Ue, 4,6 miliardi dal taglio della spesa per reddito di cittadinanza, 450 milioni da entrate su scommesse e giochi d'azzardo. Più 3,15 miliardi di flessibilità per il riassetto idro-geologico e il Ponte di Genova. Poi ci sono 2 miliardi di riserva da spendere solo se viene rispettato il target di un deficit nominale al 2,04% del Pil. Se non saranno spesi andranno a riduzione del deficit strutturale. E questa è solo una delle due clausole previste per assicurare che gli impegni siano rispettati. L'altra è l'aumento dell'Iva che dovrebbe essere introdotto nella legislazione per il 2020 e il 2021 come salvaguardia.
Lo stop all'avvio della procedura è giustificato dal fatto che da un peggioramento del deficit strutturale di 0,8% del Pil (per Bruxelles valeva in realtà un terzo in più) il governo scenderà a quota zero: non peggiorerà né migliorerà. La Ue avrebbe voluto un minimo miglioramento, ma non ve n'erano le condizioni. Così l'Italia può uscire dalla casella degli Stati che non rispettano in modo grave le regole Ue, a quella degli Stati che «sono a rischio» di non rispettarli. Quanto basta per non essere sanzionati. «Missione compiuta», dice Moscovici. Aggiungendo: «Il caso italiano dimostra che la Ue non è il problema, ma parte della soluzione».
Con in tasca l'accordo, Conte ha illustrato la manovra rivista e corretta in Senato all'ora di pranzo.
Il Messaggero