Deficit, a Bruxelles si tratta a oltranza. L’Ue chiede di più

ROMA Il deficit più bizzarro del mondo, quello che pareva fissato al 2,04% per il 2019, per ora non basta e tra Italia e Ue si apre una trattativa a oltranza. Nel giorno...

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ROMA Il deficit più bizzarro del mondo, quello che pareva fissato al 2,04% per il 2019, per ora non basta e tra Italia e Ue si apre una trattativa a oltranza. Nel giorno successivo alla svolta sulla manovra italiana il premier Giuseppe Conte ottiene, in una nota ufficiale e dopo la cena di ieri sera, la fiducia dei due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ma non incassa il sì definitivo di Bruxelles. Il deficit strutturale e la fredda apertura dei «falchi» restano nodi ancora non superati mentre il commissario Ue agli Affari Economici Pierre Moscovici in mattinata va all’attacco salvo poi frenare dopo aver visto il ministro del Tesoro, Giovanni Tria.


IL RUOLO DEL MEF
Proprio il titolare del Ministero dell’economia in queste ore sta lavorando al cuore «tecnico» della trattativa. Tria arriva a Bruxelles ben prima di Conte, giunto con qualche minuto di ritardo al Consiglio Ue, e resterà nella capitale belga fino a che non ci sarà un accordo.

Il ministro del Tesoro, mentre allo Justus Lipsius inizia il Consiglio Ue, vede al Palais Berlaymont prima Moscovici e poi il vicepresidente della commissione Valdis Dombrovskis. E a testimonianza del fatto che da oggi si comincia a lavorare sui numeri c’è l’arrivo, a Bruxelles, anche del direttore generale del Mef Alessandro Rivera.

Resterà fino a oggi pomeriggio, invece, il premier Conte. Con una missione: perorare, soprattutto sul piano politico, il senso della manovra italiana nei bilaterali previsti a margine del Consiglio Ue.

Conte dovrebbe infatti vedere sia i leader più aperturisti, come la cancelliera Angela Merkel e il portoghese Antonio Costa, sia i «falchi», come l’olandese Mark Rutte. Incontri che, al momento, non hanno avuto ancora luogo, a testimonianza, forse, del work in progress sul negoziato sulla manovra. E che la trattativa sia tutt’altro che conclusa lo fa capire anche Moscovici. «Il passo dell’Italia va nella giusta direzione ma ancora non ci siamo. Ci sono dei passi da fare, forse da entrambe le parti», spiega il commissario europeo che, tuttavia, dopo aver incontrato Tria smorza i toni: «lo sforzo fatto dall’Italia è consistente, non vogliamo arrivare alla procedura e c’è l’intenzione comune di arrivare a un accordo», sottolinea. Moscovici ha spiegato che le sue dure dichiarazioni dela mattina erano state equivocate in quanto volevììano esprimere la volontà di migliorare il dialogo fra le parti, compresa Bruxelles.

IL GELO
La posizione iniziale di Moscovici infatti era stata accolta in mattinata dal gelo di Palazzo Chigi mentre Conte, arrivando al Consiglio Ue, ribadisce che non sono previsti ulteriori passi indietro: «Sono soddisfatto, lavoriamo nell’interesse degli italiani e riteniamo che la nostra sia un’ottima proposta anche nell’interesse degli europei».
Eppure, nella proposta italiana c’è solo la previsione del dimezzamento del peggioramento del deficit strutturale del 2019 quando dall’Ue si chiede un suo miglioramento rispetto al 2018. Ed è questo un dato sul quale «l’ala dura» dell’Ue non sembra voler cedere.

Sul piano dell’impatto del passaggio dal 2,04 al 2,4 su reddito di cittadinanza e quota 100 Di Maio e Salvini - che nel frattempo vola ad Atene per la partita Olympiacos-Milan - sostengono che sarà pari a zero. Sulla misura del M5S c’è, in realtà, un aggiornamento «statistico»: secondo le ultime stime solo il 90% degli aventi diritto dovrebbe richiedere il reddito.

E, sui social le critiche dei militanti non si fanno attendere, ricordando le «dichiarazioni di guerra» all’Ue dei giallo-verdi di qualche settimana fa. Critiche alle quali, sul blog, replica lo stesso Di Maio: «cambiano i decimali, non la sostanza».


Ancor più duri, poi, gli attacchi delle opposizioni. «Il 2,04 è una figuraccia di Salvini e Di Maio», sottolinea Matteo Renzi mentre il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani bolla come «irresponsabile» il governo M5S-Lega. «Ridicolo, per tornare al punto di partenza abbiamo bruciato una montagna di miliardi di interessi», attacca.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero