Lega-FdI, si rafforza l’asse: «Governare con la sinistra ci fa perdere le elezioni»

Il tam tam nei gruppi parlamentari è partito un minuto dopo l’esito dei ballottaggi. Risultati che erano già attesi ma nella Lega il fronte di chi ritiene...

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Il tam tam nei gruppi parlamentari è partito un minuto dopo l’esito dei ballottaggi. Risultati che erano già attesi ma nella Lega il fronte di chi ritiene impossibile stare al governo con il Pd e il Movimento 5 stelle è cresciuto a dismisura. Alimentato in un primo momento dallo stesso Salvini che però ieri ha frenato. Non perché abbia giurato fedeltà all’esecutivo con una delega in bianco, ma semplicemente – spiega uno dei suoi fedelissimi – perché in questo momento l’obiettivo primario è passare all’incasso, poi si vedrà. «Meno tasse sul lavoro, con un taglio del cuneo fiscale di almeno 7 miliardi, nessun ritorno alla Fornero e attenzione a lavoratori precoci e lavori usuranti, stretta sui furbetti del reddito di cittadinanza, più soldi per le indennità dei sindaci: la Lega al governo – ha dettato il leader del partito di via Bellerio - è una garanzia per famiglie, lavoratori e imprese». Concetti ripetuti dopo il Cdm, con tanto di soddisfazione per le decisioni prese durante la riunione. 

La strategia ora è di cercare di alzare l’asticella, il bilancio si tirerà nelle prossime settimane. Ma quel grido di allarme - «insieme al Pd e M5s noi perdiamo» - è il refrain sussurrato continuamente. La prima contromossa è stringere un patto nel centrodestra «per un chiaro progetto alternativo» all’ex fronte rosso-giallo, far prevalere l’unità dell’alleanza e i numeri in Parlamento. «Ma se Draghi non ci dà ascolto la musica cambia», il ragionamento. Insomma si strapperà solo se ci saranno le ragioni per farlo e si creeranno le condizioni adatte. Fratelli d’Italia tuttavia non ha intenzione di mollare la presa. Perché se la Meloni dice di non aver mai chiesto a Berlusconi e Salvini di rompere con Draghi, il convincimento nel partito è che prima o poi il segretario leghista dovrà arrivare a questa decisione. «È un governo spostato a sinistra, con molti tecnici di sinistra. O FI e Lega portano sul tavolo del Cdm provvedimenti riconducibili al centrodestra oppure è inutile che stiano dentro», dice un big di Fdi. 

Ora si attende il vertice tra i leader. Non è stato ancora fissato il giorno ma si terrà entro la fine della settimana. Il primo passo dovrebbe essere il rilancio di un programma comune, una serie di richieste che Lega e FI potrebbero portare a palazzo Chigi. Ma anche su questo punto non c’è ancora una posizione netta. Così come sull’eventualità di costituire un coordinamento parlamentare. Sotto traccia non mancano i malumori. Nella Lega, per esempio, per come si è mosso Giorgetti che - questa la tesi di un senatore ex lumbard - si è smarcato in maniera eccessiva, senza neanche portare in dote nelle urne il sostegno del mondo dell’imprenditoria.

 

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La linea

Salvini tra due settimane farà partire il treno dei congressi. Per il segretario sarà l’occasione, oltre che di girare i territori, di fare chiarezza all’interno del partito. Tra i suoi fedelissimi c’è chi vedrebbe di buon occhio Giorgetti quale candidato alle elezioni in Lombardia per il post-Fontana ma il dossier è prematuro. In ogni caso l’ex ministro dell’Interno non ha intenzione di abbassare la guardia. Ieri è andato lancia in resta allo scontro con il ministro Lamorgese. E anche sul tema del Green pass non è disposto a cambiare idea. Ma nella Lega è sempre più forte la richiesta al leader di dettare una linea chiara. «Perché – ragiona un big del partito di via Bellerio – ha ragione la Meloni quando dice che il centrodestra ha tre visioni differenti sul governo». Andare così alle elezioni sarebbe «un suicidio», la tesi. Ma Berlusconi è tornato a Roma anche per mettere i puntini sulle i sul sostegno all’esecutivo: «FI resta agganciata al governo», la rassicurazione fornita ai big azzurri. L’exit strategy sarebbe quella di mandare Draghi al Colle. È l’idea della Meloni che ha sfidato il segretario dem Letta su questo terreno ma è anche il piano di Salvini per poter avere campo libero in vista del voto. «Dopo una sconfitta la squadra si riunisce nello spogliatoio a riflettere», sintetizza un altro big del centrodestra. E la prossima partita da vincere è quella del Quirinale. Il Cavaliere ci spera, Salvini e Meloni sperano invece che il prescelto sia l’attuale premier.

 


 

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