Ilva, Conte: ArcelorMittal rinunci ai 5mila esuberi. I commissari: a Taranto riserve al minimo

«Venerdì a Mittal diremo una cosa molto semplice: in Italia le regole si rispettano», scrive il premier Giuseppe Conte in vista dell'incontro con...

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«Venerdì a Mittal diremo una cosa molto semplice: in Italia le regole si rispettano», scrive il premier Giuseppe Conte in vista dell'incontro con l'azienda franco-indiana. La trattativa resta difficile: il premier considera inaccettabili i 5mila esuberi che vorrebbe ArcelorMittal e chiede al colosso dell'acciaio di fare il primo passo, senza pretendere come prerequisito per sedersi al tavolo, il ripristino dello scudo penale. Intanto i commissari straordinari dell'Ilva in amministrazione straordinaria, dopo un'ispezione nello stabilimento di Taranto, hanno lanciato l'allarme sulle riserve che «sono al minimo» e permettono di andare avanti per «un raggio di azione molto ridotto». Schiarita per le imprese dell'indotto: Arcelor ha saldato i debiti


Primo passo: togliere dal tavolo la richiesta di cinquemila esuberi. Si partirà da qui, con ogni probabilità, nel vertice in programma venerdì tra il premier Giuseppe Conte e Lakshmi Mittal e Aditya Mittal, padre e figlio, ceo e cfo di Arcelor Mittal. È infatti quella, spiegano dal governo, la precondizione per aprire un confronto sull'ex Ilva: 5000 esuberi per il governo è una cifra inaccettabile. Il premier, che avrà al suo fianco i ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, vuole scongiurare l'addio di Mittal perché persuaso - come ribadito in giornata - che l'azienda debba rispettare il contratto firmato solo un anno fa. Contatti informali ci sarebbero ancora in queste ore. E rispetto a qualche giorno fa in maggioranza si è diffuso un «moderato ottimismo», spiegano fonti Dem, sulla possibilità di aprire davvero un tavolo.

Dalla sua, il governo ora ha l'azione delle procure. Che consente a Conte, osserva una fonte governativa, di chiedere ai Mittal se siano davvero convinti di poter cancellare senza penali il contratto, se abbiano messo in conto di quanto potrebbero finire per pagare. Ad aggravare la situazione, c'è il sospetto, dice la stessa fonte, che ci sia stato dolo, ossia la volontà fin dall'inizio di abbandonare l'ex Ilva. Se il confronto si aprirà, il governo è pronto a mettere sul tavolo diversi strumenti: da una quota di ammortizzatori sociali fino a un massimo di tremila esuberi, a sconti sugli affitti e sulle bonifiche, fino all'ingresso di Cdp nella società titolare degli impianti.

Lo scudo penale, ribadiscono dal governo, è l'ultimo dei problemi, ma anche quello c'è: un decreto con una norma generale non lo esclude neanche il ministro 5s Patuanelli. Al tavolo, aggiungono fonti che seguono il dossier, Conte va di sicuro forte anche delle varie soluzioni alternative che il governo ha vagliato (e continua a vagliare), a partire dalla nazionalizzazione «ponte» nell'attesa che si formi una nuova cordata. Intanto domani in Cdm si inizierà a discutere il «cantiere Taranto», quell'insieme di misure per la città che aiuteranno anche a dare lavoro ai dipendenti dell'ex Ilva che già sono in cassa integrazione. In questo progetto, che dovrebbe portare a un provvedimento unico, dovrebbero essere coinvolte anche le società partecipate da Cdp, come Terna e Fincantieri.


L'ispezione. I commissari dell'Ilva, accompagnati da dirigenti e tecnici, hanno compiuto verifiche in particolare nell'area dei parchi minerali, dove vengono stoccati i materiali che servono ad alimentare l'attività della fabbrica. A quanto si è appreso da fonti vicine alla gestione commissariale, la visita avrebbe sostanzialmente confermato quanto ipotizzato nell'esposto presentato da Ilva in As e che ha dato luogo all'avvio da parte della procura di Taranto di una inchiesta sulle ipotesi di reati di 'Distruzione di mezzi di produzione' e di 'Appropriazione indebita'. Una prima richiesta di ispezione era stata negata nei giorni scorsi da Arcelor Mittal che oggi ha invece fatto accedere i commissari al sito. Dopo la visita i commissari hanno incontrato il procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo.
giusto ascoltare e poi, come partito politico, riportare la voce della comunità e chiedere anche su questo una presenza dello Stato».

L'altoforno 2. L'Ilva in amministrazione straordinaria presenterà entro questa settimana all'autorità giudiziaria di Taranto una richiesta di proroga del termine del 13 dicembre fissato dal Tribunale per la realizzazione degli adeguamenti di sicurezza dell'Altoforno 2 sottoposto a sequestro dopo l'incidente del giugno 2015 in cui è morto l'operaio Alessandro Morricella. Lo si apprende da fonti vicine alla gestione commissariale secondo cui, peraltro, non ci sarebbe alcun automatismo tra il termine del 13 dicembre e la chiusura dell'altoforno in quanto prima di avviare eventualmente lo spegnimento bisognerà compiere le verifiche necessarie che richiedono tempo. La proroga verrà chiesta, si apprende, per consentire il completamento dell'ultimo adempimento non ancora del tutto realizzato. La gestione commissariale, infatti, avrebbe già realizzato 20 delle 21 prescrizioni dall'autorità giudiziaria. La ventunesima, che riguarda la realizzazione delle macchine automatiche, è quella tecnicamente più complessa e richiede ancora tempo.

Le indagini. Sul fronte delle inchieste, intanto, il pm di Milano Stefano Civardi, che insieme al collega Mauro Clerici e al procuratore aggiunto Maurizio Romanelli coordina l'indagine con al centro l'addio di ArcelorMittal all'ex Ilva, ha sentito come testimone Steve Wampach, general manager del gruppo franco indiano e direttore finance di ArcelorMittal Italia. Da quanto si è saputo, le indagini degli inquirenti in questi giorni si stanno concentrando sul presunto depauperamento del polo siderurgico per depositare i primi esiti dei loro accertamenti nell'ambito della causa civile nella quale interverranno come parte a sostegno dei commissari.

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