Furbetti Montecitorio, la consigliera milanese Anita Pirovano: «Bonus Inps? Non vivo di sola politica»

Furbetti Montecitorio, consigliera milanese si autodenuncia: «Bonus Inps? Non vivo di sola politica»
«Sarei coinvolta nello scandalo dei 'furbetti del bonus' e mi autodenuncio. Non vivo di politica perché non voglio e non potrei». Così Anita...

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«Sarei coinvolta nello scandalo dei 'furbetti del bonus' e mi autodenuncio. Non vivo di politica perché non voglio e non potrei». Così Anita Pirovano, consigliera comunale a Milano per la lista di sinistra 'Milano Progressistà, spiega in un post su Facebook la sua scelta di richiedere il bonus Inps dedicato ai liberi professionisti in difficoltà a causa dell'emergenza coronavirus, dopo la notizia dei cinque deputati che l'hanno chiesto e ottenuto. «Come tanti mi indigno, perché è surreale che un parlamentare in carica fruisca di ammortizzatori sociali e penso sia paradossale che una misura di sostegno al reddito non preveda nessuna soglia di reddito - scrive Pirovano su Facebook -. Tutto ciò premesso, qualcuno mi spiega perché da lavoratrice, e la politica non è un lavoro per definizione, non avrei dovuto fare richiesta di una misura di sostegno ai lavoratori perché faccio anche politica?». 


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Pubblicato da Anita Pirovano su Domenica 9 agosto 2020

Pirovano spiega di avere «un reddito annuo dignitoso e nulla di più, ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e addirittura ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza». L'impegno a Palazzo Marino «non mi garantisce né un'indennità né i contributi Inps». Secondo quanto riportato ieri da 'Repubblicà, tra i percettori del bonus Inps ci sarebbero anche 2mila tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, presidenti di Regione e sindaci. «Mi arrabbio ancor più - conclude la consigliera comunale - se penso che tra questi probabilmente sarà stato tirato in causa anche qualche sindaco di un piccolissimo Comune con una grandissima responsabilità pubblica e un'indennità di poche centinaia di euro annue, accomunato ai parlamentari o ai consiglieri regionali dal comune impegno politico ma non dal conto in banca». 
 

Il consigliere di Trento

«Anche io non vivo di sola politica, pago l'affitto ogni mese e per marzo e aprile sono rimasto senza lavoro e ho chiesto come te i 600 euro visto che con i gettoni di presenza non sarei arrivato a fine mese ... ed è giusto rivendicarlo». Così il consigliere comunale di Trento Jacopo Zannini con un commento su Facebook ha voluto ringraziare Anita Pirovano, la consigliera comunale milanese che ha reso pubblico di aver richiesto il bonus Covid. «Grazie Anita Pirovano anche io sono in Consiglio Comunale a Trento e anche io non vivo di sola politica», scrive Zannini in un commento al post di Pirovano.
 

Il sindaco del comasco



«Non aspetto che qualcuno trafughi notizie, né che l'INPS renda noti i nomi, ma preferisco dire subito che, pur essendo Sindaco di un piccolo comune, ho chiesto il bonus da 600 euro come libero professionista. E non l'ho fatto per rubare qualcosa, ma per un semplice e chiaro motivo: dopo l'ultima fattura del 26 febbraio, a marzo, aprile e maggio ho fatturato ZERO con la mia partita Iva». Lo afferma Federico Broggi, segretario provinciale del Pd di Como nonché sindaco di Solbiate con Cagno, Comune di circa 4.000 abitanti.Broggi spiega di avere chiesto i 600 euro «perché il mio lavoro non è quello del Sindaco, ma quello di fare selezione del personale; perché anche oggi sto dedicando più tempo al comune che al mio vero lavoro; perché nonostante il non fatturato di 3 mesi, tra luglio e ottobre ho giustamente versato e verserò quasi 3.000 euro di contributi e tasse; nonostante tutto ciò, ho continuato a saldare gli impegni presi negli anni precedenti». «Sembra poi - afferma Broggi - che se hai richiesto 600 euro è perché sei un nababbo che vuole truffare lo Stato. Bene. Nel 2019 con la mia partita Iva ho fatturato, con 9 fatture, € 17.100 lordi, cioè meno di quanto guadagna un deputato in un mese. Fate voi le considerazioni sul senso di fare questi accostamenti. Mi si spieghi però perché se un amministratore comunale ha preso la cassa integrazione va bene, mentre se prendi i 600 euro no. Onestamente la differenza fatico a vederla». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero