Furbetti bonus, Tridico: domani i nomi. Spunta un sindaco 5Stelle

Sono due deputati dell’Italia profonda i primi sospesi dal proprio partito, la Lega, a causa dello scandalo legato alla richiesta del bonus di 600 euro riservato ai...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA

- oppure -

Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google

OFFERTA SPECIALE

Leggi l'articolo e tutto il sito ilmessaggero.it

1 Anno a 9,99€ 89,99€

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Rinnovo automatico. Disattiva quando vuoi.

L'abbonamento include:

  • Accesso illimitato agli articoli su sito e app
  • La newsletter del Buongiorno delle 7:30
  • La newsletter Ore18 per gli aggiornamenti della giornata
  • I podcast delle nostre firme
  • Approfondimenti e aggiornamenti live
Sono due deputati dell’Italia profonda i primi sospesi dal proprio partito, la Lega, a causa dello scandalo legato alla richiesta del bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi in difficoltà per il Covid. Si tratta di Andrea Dara, 41 anni, un imprenditore tessile di Castel Goffredo, in provincia di Mantova, che sulla sua scheda parlamentare dichiara la licenza media, e di Elena Morelli, 45 anni, di Piacenza, consulente del lavoro e docente precaria, laureata in economia e commercio. Entrambi l’anno scorso hanno dichiarato redditi di poco superiori ai 100.000 euro lordi, la Morelli 68.000 per il 2018 quando è entrata in Parlamento a fine marzo. Legittimamente nei redditi dei due deputati non sono compresi i rimborsi per vitto e alloggio e i collaboratori assegnati loro dalla Camera.


LEGGI ANCHE --> Furbetti Lega, Elena Murelli e Andrea Dara sospesi: ecco chi sono

I due parlamentari sono stati sospesi dal loro capogruppo, Riccardo Molinari che ribadisce di ritenere «inopportuno che parlamentari abbiano aderito a questo bonus». La Lega anticipa così le rivelazioni del presidente dell’Inps. Pasquale Tridico, che - dopo un tesissimop tira e molla - sarà ascoltato in Parlamento domani alle 12.

Alla vigilia di Ferragosto Tridico dovrebbe rivelare i nomi di tutti i “furbetti” del bonus, elenco che dovrebbe contenere almeno un altro deputato, probabilmente del Movimento 5Stelle o uscito da poco dalle fila grilline. Non è chiaro se Tridico fornirà anche gli elenchi dei consiglieri regionali che hanno chiesto il bonus che aumentano ogni giorno che passa. La Lega ne conta ben sette (di cui uno in Trentino già sospeso), uno il Pd, uno Forza Italia, uno i socialisti. Il capogruppo del centrodestra nel consiglio comunale di Firenze, Ubaldo Bocci, ex manager, si è dimesso dal suo incarico ma non dal Consiglio.
 

Intanto lo scandalo lambisce anche i Comuni. Ieri si è saputo che anche uno dei pochissimi sindaci dei 5Stelle, Roberto Gravina, primo cittadino di Campobasso ha incassato il bonus ma non dall’Inps bensì dalla Cassa Forense essendo di professione avvocato.

Il caso Gravina è tuttavia assai diverso da quello dei deputati e dei consiglieri regionali. Per le professioni, infatti, il bonus è stato erogato solo a chi ha un reddito inferiore ai 50.000 euro e ha registrato un calo di fatturato. Requisiti che Gravina rispetterebbe. Del resto ben 143.037 avvocati a ieri risultavano aver incassato il bonus. Inoltre l’indennità da sindaco di Gravina non supera la quota di 3.000 euro mensili, il 25% di quanto riservato a un deputato o a un consigliere regionale.

La giornata di ieri, comunque, è stata caldissima soprattutto sul fronte dell’Inps e del suo presidente, Pasquale Tridico, accusato da più parti di utilizzare in qualche modo i dati dell’Inps per inquinare il dibattito politico. Accuse che Tridico , vicino ai 5Stelle, smentisce con veemenza.

Fatto sta che il Garante della Privacy ha aperto un’istruttoria sul metodo seguito dall’Inps per il trattamento dei dati di chi ha ricevuto l’indennità Covid e sulla diffusione delle notizie.

E stavolta con Tridico hanno alzato la voce i vertici Cinque stelle. «Devi rendere pubblici i nomi di chi ha chiesto il bonus Covid, altrimenti non ti copriamo più», è stato l’avvertimento dei ‘big’ pentastellati al presidente dell’Inps che fino a 24 ore fa frenava sul cambio di passo. Il primo step, ovvero quello dell’ok del Garante della privacy, era già arrivato. Ma – rivela un esponente di primo piano M5s – fino a martedì sera Tridico non era convinto, e non solo perchè temeva una causa legale da parte dei diretti interessati. Come figura di mediazione è sceso in campo il presidente della Camera, Roberto Fico. Con Tridico a studiare il percorso per uscire dall’impasse, sfruttando l’audizione in commissione Lavoro a Montecitorio. E così il pressing M5s e’ andato in porto. Ma per Tridico ora si apre una partita ancora più delicata. Perchè, al di la dell’istruttoria aperta dal garante della Privacy, il fronte di chi premerà per le dimissioni gli chiederà spiegazioni sulle modalità di gestione del caso. Il ‘refrain’ è che i parlamentari siano in qualche modo schedati, che la Divisione anti-corruzione dell’Istituto di previdenza abbia dossier aperti su deputati, senatori e su tutti i consiglieri regionali e comunali. Secondo un principio – è la critica convergente di FI e Iv – che i politici sono corrotti. Il convincimento di chi ritiene che quella dell’Inps sia stata una montatura parte dal presupposto che l’indagine fosse già pronta a maggio, elaborata da un Grande Fratello che esegue controlli illegittimi.
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero