Conte pronto alla rottura, ma solo con il sì di Salvini

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BRUXELLES Stretto in una morsa, la Commissione da un lato e Salvini dall'altro, Giuseppe Conte si prepara ad indossare la cintura esplosiva scegliendo il lato-Salvini.

La trattativa a Bruxelles è più complicata di quanto si aspettava e, nei due giorni trascorsi nel palazzo di Justus Lipsius, ha raccolto ben poca solidarietà da parte dei leader europei. I partner della zona euro non si sbilanciano, si affidano completamente alle valutazioni tecniche della Commissione, e anche la Cancelliera Merkel si è premurata di far sapere di non aver parlato con Conte della procedura. Un sostanziale isolamento dell'Italia che costringe il presidente del Consiglio ad intostare i toni e ad utilizzare in Europa strumenti salviniani.
A cominciare da quello del veto alla quale lo stesso giovedì notte ha fatto riferimento chiacchierando nel bar dell'hotel di Bruxelles. L'arma potrebbe essere utilizzata per bloccare la nomina del presidente della Commissione - magari insieme ad un altro Paese - contando sull'astensione del Regno Unito, che ha un piede già fuori dall'Unione. In questo modo a Francia e Germania potrebbero mancare i voti necessari per tentare di arrivare ad un'intesa il prossimo 30 giugno.
Anche se Conte pubblicamente ha smentito vi siano connessioni tra la questione della procedura e il risiko delle nomine Ue, l'intreccio delle date consente all'Italia margini per mettersi di traverso e complicare un già difficile compito.

Conte non convince l'Ue e Salvini sfida Bruxelles
 

LE SPALLUCCE
Ma la guerriglia potrebbe non finire qui e mira a coinvolgere quel piano politico e quei leader che anche ieri hanno fatto spallucce alle richieste dell'Italia trincerandosi dietro il lavoro delle Commissione. Quest'ultima potrebbe non accontentarsi della correzione che farà il cdm mercoledì. Vuole altre risorse, e quindi tagli, per coprire gli sforamenti del 2018 e dell'anno in corso.
Irrigidirsi con la Commissione e l'Europa permette a Conte non solo di tenere formalmente unita la maggioranza, ma di presentarsi al vertice di mercoledì con Di Maio e Salvini, con le carte ancora tutte sul tavolo.
Infatti ciò che il presidente del Consiglio non può ora permettersi è di concedere - soprattutto alla scalpitante Lega - la possibilità di infilarsi nello spazio di possibili e unilaterali cedimenti alle richieste di Bruxelles. È per questo che il premier vuole che il contenuto della nota di assestamento, che andrà in Consiglio dei ministri mercoledì, venga condiviso passo-passo, così come venga fatta propria da tutta la maggioranza, la linea che, insieme al ministro Tria, dovrà tenere con la Commissione nell'ultimo e più complicato tratto di strada da qui al 9 luglio.
Reclamare dieci miliardi per tagliare le tasse, come fa Salvini, rischia quindi di non bastare al leader della Lega per prendere il largo. Ed infatti ieri Conte ha subito chiuso gli spazi al leader della Lega sostenendo di voler essere, sul taglio delle tasse, più ambizioso dello stesso Salvini.
Conte continua da giorni a ripetere che farà di tutto per evitare la procedura, ma sta molto attento ad evitare di essere scavalcato, di rimanere con il cerino in mano per poi essere scaricato dopo il 9 luglio.
Recuperare entro pochi giorni, e senza mettere mano ad una manovra correttiva, sei sette miliardi di tagli strutturali, non sarà facile e indolore. Ma ancor più complicato sarà, per Salvini o Di Maio, sottrarsi alla responsabilità di effettuare dei tagli si spesa, o alle conseguenze derivanti da un avvio della procedura, che sarebbe inevitabile qualora dovesse cadere il governo.

In buona sostanza Conte, dopo settimane di dialogo responsabile con l'Europa, mette ora sul piatto della trattativa con l'Europa non il governo, ma la compattezza - vera o presunta poco importa - di un esecutivo pronto a marciare, con la nota di aggiornamento sotto braccio, verso Bruxelles e pronto a farsi esplodere insieme alla procedura d'infrazione qualora la Commissione dovesse decidere di procedere. Toccherà però mercoledì per primo a Di Maio e Salvini dire a Conte sino a che punto intendono rischiare. Il giorno dopo spetterà alla Commissione - e forse anche a Germania e Francia - assumersi l'onere di andare a verificare se la cintura esplosiva che indossa Conte è un bluff o contiene tritolo.
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Il Messaggero