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Il dopo Pizzarotti a Parma è nel segno della continuità e il ballottaggio riporta al centrosinistra una vittoria che mancava dal 1998. Michele Guerra, assessore alla Cultura uscente, è il nuovo sindaco della città: «Un successo storico». Già dopo le prime sezioni scrutinate, eraoltre il 60% dei voti dopo il 44% del primo turno. Un divario grande da colmare per Pietro Vignali, candidato del centrodestra, che al primo turno si era fermato al 21% e che era già stato alla guida della città tra il 2007 e il 2011, prima di essere costretto alle dimissioni a causa di un’inchiesta giudiziaria che aveva coinvolto anche la sua giunta. Il capoluogo emiliano, che nel 2012 era stato tappa trionfale di quel percorso che ha poi portato il M5S a essere il primo partito del Parlamento italiano, alla fine è diventato anche simbolo del travaglio del Movimento fondato da Grillo e Casaleggio. Tanto che il partito ora guidato da Conte in queste elezioni ha scelto di non presentare affatto il suo simbolo.
E se Parma, come è accaduto in passato, dovesse anche questa volta anticipare dinamiche nazionali, per l’ex premier non sarebbe certo una buona notizia.
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Unico nome
Per il candidato del centrodestra la partita dei ballottaggi è stata sin dall’inizio in salita. E questo nonostante al secondo turno si sia ricompattata quella coalizione che il 12 giugno si era presentata divisa. Vignali era appoggiato da Lega e FI mentre FdI aveva scelto di puntare su Priamo Bocchi che aveva raccolto il 7,5%. Anche in questo caso, non c’è stato apparentamento, nonostante il candidato voluto da Giorgia Meloni abbia annunciato il suo sostegno all’ex sindaco. La città emiliana è la seconda per numero di elettori, dopo Verona, tra quelle interessate dai ballottaggi. L’affluenza, in linea con la tendenza nazionale, è stata anche qui in calo: alle 19 era del 26,8% rispetto al 36,9% di due settimane fa alla stessa ora.
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Ballottaggi, affluenza in calo alle 23: nei 59 comuni è pari al 41,84 %
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