Gianni Minà, dalle celebri interviste, ai programmi tv fino alla malattia: chi era il giornalista e conduttore torinese

Gianni Minà, dalla malattia alle celebri interviste: chi era il giornalista e conduttore televisivo morto a 84 anni
È morto Gianni Minà a 84 anni, il celebre giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. «Gianni ci ha lasciato dopo una breve malattia...

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È morto Gianni Minà a 84 anni, il celebre giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano. «Gianni ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari. Un ringraziamento speciale va al Prof. Fioranelli e allo staff della clinica Villa del Rosario che ci hanno dato la libertà di dirgli addio con serenità», si legge nella sua pagina Facebook.

Morto Gianni Minà, il giornalista e conduttore televisivo aveva 84 anni

Il ritratto

Nato a Torino nel 1938, Minà ha cominciato la sua carriera giornalistica a Tuttosport, di cui fu poi direttore dal 1996 al 1998. Nel 1991 ha realizzato il programma Alta classe, una serie di profili di grandi artisti come Ray Charles, Pino Daniele, Massimo Troisi e Chico Buarque de Hollanda. Nello stesso anno ha presentato La Domenica Sportiva e ideato il programma di approfondimento Zona Cesarini, che seguiva la tradizionale rubrica riservata agli eventi agonistici. Tra gli altri programmi realizzati: Un mondo nel pallone, Ieri, oggi… domani? con Simona Marchini ed Enrico Vaime e due edizioni di Te voglio bene assaje, lo show ideato da Lucio Dalla e dedicato un anno alle canzoni di Antonello Venditti e l’altro a quelle di Zucchero Fornaciari.

Fra i documentari di maggior successo, alcuni di carattere sportivo su Nereo Rocco, Diego Maradona e Michel Platini, Ronaldo, Carlos Monzón, Nino Benvenuti, Edwin Moses, Tommie Smith, Lee Evans, Pietro Mennea e Muhammad Ali, che Minà ha seguito in tutta la sua carriera e al quale ha dedicato un lungometraggio intitolato Cassius Clay, una storia americana. Nel 1992 incomincia un ciclo di opere rivolte al continente latinoamericano: "Storia di Rigoberta" sul Nobel per la pace Rigoberta Menchú (premiato a Vienna in occasione del summit per i diritti umani organizzato dall’ONU), Immagini dal Chiapas (Marcos e l’insurrezione zapatista) presentato al Festival di Venezia del 1996, Marcos: aquí estamos (un reportage in due puntate sulla marcia degli indigeni Maya dal Chiapas a Città del Messico con un’intervista esclusiva al Subcomandante realizzata insieme allo scrittore Manuel Vázquez Montalbán) e Il Che quarant’anni dopo ispirato alla vicenda umana e politica di Ernesto Che Guevara.

Nel 2001 Minà ha realizzato Maradona: non sarò mai un uomo comune un reportage-confessione di 70 minuti con Diego Maradona alla fine dell’anno più sofferto per la vita dell’ex calciatore. Nel 2004 ha realizzato un progetto inseguito per undici anni e basato sui diari giovanili di Ernesto Guevara e del suo amico Alberto Granado quando, nel 1952, attraversarono in motocicletta l’America Latina (collaborerà anche al film "I diari della motocicletta"). 

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Il Messaggero