Rifiuti a Roma, per l’Ama «tutto regolare»: ma ecco le strade dell’emergenza

Se passeggiando sotto casa notate ancora i mucchi di pattume accanto ai bidoni, sappiate che almeno per l’Ama è tutto «normale». La partecipata dei...

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Se passeggiando sotto casa notate ancora i mucchi di pattume accanto ai bidoni, sappiate che almeno per l’Ama è tutto «normale». La partecipata dei rifiuti ieri, a un soffio dalla dead line per far tornare Roma pulita (scade domani), già ha annunciato trionfante: «La situazione è pressoché normalizzata». Di più, dopo un vertice con il Campidoglio e la Regione Lazio, la partecipata ha firmato con gli altri enti un verbale con tanto di mappa in cui si attesta appunto che quasi tutta la città è «normalizzata».


Dall’Eur alla Cassia, dal Salario ad Acilia, dal Portuense alla Garbatella. Tutto ok. In 12 municipi su 15, a detta della società comunale, la crisi dell’immondizia è già sparita. Resterebbero solo 3 distretti ma anche qui, dice l’Ama, niente allarmi, si sta risolvendo alla svelta: «La situazione è in via di normalizzazione», sostiene la piantina che poi è stata spedita per conoscenza al Ministero dell’Ambiente. E pazienza per il côté maleodorante di immondizia che continua a tracimare da tanti cassonetti. O intorno ai bidoncini condominiali ridotti a pattumiere.

LO SLITTAMENTO
C’è una scadenza, in teoria, per ripulire Roma: venerdì 19 luglio, cioè domani. L’ha fissata la Regione su input del ministro Sergio Costa. In realtà, dopo il vertice a tre di ieri Ama-Campidoglio-Pisana, si è ipotizzato di spostare di 24 ore il termine fissato la settimana scorsa: «Il rientro agli standard di raccolta», si legge nel verbale dell’incontro, è previsto «entro il 20 luglio», cioè sabato. L’Ama ha avuto alcune difficoltà per trattare e smaltire l’immondizia, un impianto ha diminuito la quantità di pattume per «lavori di manutenzione non programmata», per questo si è deciso di riattivare, da lunedì, un tritovagliatore mobile nel distretto di Ostia, un impianto temporaneo mal sopportato dai residenti che difatti i 5 Stelle avevano promesso di non utilizzare mai. E invece, eccolo lì a smistare tonnellate su tonnellate. Ma senza quella struttura, non si sarebbe riusciti a rispettare la tabella di marcia, che prevede una disponibilità di almeno 18mila tonnellate la settimana. 

Nonostante dal primo luglio si siano raccolte circa 3mila tonnellate al dì (a parte la domenica, quando i netturbini lavorano a mezzo servizio e si è arrivati alla metà), decine di zone sono ancora alle prese con sacchetti sparpagliati su strade e marciapiedi. Compresi i quartieri «normalizzati», a detta dell’Ama. Dalla Tiburtina alla Pisana, dal Tuscolano a Cinecittà, accanto ai contenitori dei rifiuti continuano ad ammassarsi scarti di ogni sorta. Nonostante i reclami all’azienda dei rifiuti. Racconta una residente di Montesacro, Lia de Stefani: «Qui i cassonetti dell’umido non vengono svuotati da quasi 15 giorni, ho fatto una segnalazione sia alla postazione Ama sia sul sito istituzionale, ma non è successo nulla». E lo stesso ripetono in altri municipi teoricamente «sotto controllo», da Acilia al Torrino.
Il ministro Costa tiene d’occhio la situazione giorno per giorno. Ha chiesto al suo capo di gabinetto report dettagliati ogni 24 ore. Anche se sulla scadenza di domani, alla giunta di Virginia Raggi, è stato concesso qualche giorno di flessibilità: «Se la pulizia straordinaria terminerà venerdì o lunedì, non c’è una grande differenza», è il ragionamento del ministro.

I CONTENITORI

Ma c’è un problema strutturale. Non solo di impianti. Anche di cassonetti. Tocca bonificare quelli che hanno trattenuto pattume marcio per giorni. L’Ama ha messo in campo le autobotti proprio per «sanificare» contenitori e strade a rischio. Negli ultimi giorni sono stati portati in tutta la città 445 bidoni nuovi. E ne sono stati ordinati altri 12mila, anche se per averli a disposizione, dati i tempi lumaca della burocrazia capitolina, potrebbero passare settimane, forse addirittura mesi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero