Pa, la mappa degli uffici svuotati: mancano oltre 250 mila statali

Pa, la mappa degli uffici svuotati: mancano oltre 250 mila statali
Mancano i medici e gli infermieri. Questo si sa. La scuola ha fame di nuovi professori. Questo è noto. Ma anche i ministeri, le Regioni, i Comuni, dopo anni di blocco del...

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Mancano i medici e gli infermieri. Questo si sa. La scuola ha fame di nuovi professori. Questo è noto. Ma anche i ministeri, le Regioni, i Comuni, dopo anni di blocco del turn over, hanno il personale agli sgoccioli. I numeri sono da capogiro. Governatori e sindaci, che nel complesso dispongono di poco medi di 435 mila dipendenti, ne avrebbero bisogno di 100 mila in più. Quasi un quarto di quelli che attualmente hanno nei ranghi. Il Servizio sanitario nazionale, che oggi può contare su 647 mila persone, tra medici, infermieri e personale amministrativo, avrebbe bisogno di assumere almeno altri 84 mila dipendenti.


I corpi di Polizia, 305 mila persone a garantire la sicurezza dei cittadini, sono sotto organico di 15 mila agenti. Le Agenzie fiscali, che raccolgono le tasse di milioni di italiani e combattono molto spesso ad armi impari contro l’evasione fiscale, avrebbero bisogno di un rinforzo di 7 mila persone rispetto alle circa 50 mila di cui oggi dispongono. I ministeri, 150 mila dipendenti in organico, andrebbero rafforzati con altre 18 mila persone. A fare il conteggio, amministrazione per amministrazione, è stato il Forum della Pubblica amministrazione, utilizzando i dati del Conto annuale del pubblico impiego pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato. 

Si tratta di un’elaborazione effettuata su quella che si potrebbe definire come la «dotazione organica ideale» di cui ciascuna amministrazione dovrebbe disporre. Un dato che serve a capire di quante persone le amministrazioni pubbliche avrebbero bisogno per gestire in maniera efficiente i processi dei quali sono responsabili. Il “buco” complessivo negli organici è indicato in 252.982 dipendenti. Un numero rilevante, che si potrebbe definire come la carenza “storica” di personale, alla quale andranno aggiunti i pensionamenti che si avranno nel prossimo triennio e l’accelerazione che questi ultimi subiranno per l’introduzione dell’uscita anticipata a 62 anni con 38 di contributi, la cosiddetta «Quota 100» che vale anche per il pubblico impiego. 

L’EMORRAGIA

L’emorragia di dipendenti nei prossimi tre anni è stata stimata in 400 mila persone. Tutti coloro cioè, che hanno maturato e che matureranno nel triennio, i requisiti per il pensionamento. Una parte di questi, si stima 90-100 mila l’anno, potranno anticipare l’uscita attraverso Quota 100. Il problema è che i pensionamenti, secondo l’analisi del Forum della Pa, rischiano di andare ad incidere proprio sui settori che sono più in sofferenza (dalle Regioni, per esempio, usciranno circa 51 mila persone e nel servizio sanitario altre 100 mila persone in tre o quattro anni). Lo sblocco totale del turn over, ossia la possibilità di assumere un nuovo dipendente per ognuno che andrà in pensione, servirà a fermare la formazione di nuovi buchi negli organici, ma non sarà sufficiente a riempire i vuoti che si sono formati durante il lunghissmo blocco delle assunzioni. Per colmare i buchi sarebbe necessario assumere oltre 200 mila giovani subito. Uno sforzo che costerebbe alle casse dello Stato, ha calcolato la Ragioneria, 9,7 miliardi di euro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero