Taglio pensioni alte, ecco le due ipotesi. Frenata dopo la lite

Tito Boeri
Il ministro del lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, aveva promesso per questa settimana un disegno di legge per il taglio delle cosiddette “pensioni...

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Il ministro del lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, aveva promesso per questa settimana un disegno di legge per il taglio delle cosiddette “pensioni d’oro”. Una categoria nella quale finirebbero tutti i redditi previdenziali superiori a 4 mila euro netti al mese, secondo quanto indicato dallo stesso ministro. Al progetto stanno lavorando da tempo il consulente di Di Maio, il professore di economia del lavoro di Roma Tre, Pasquale Tridico, già indicato prima delle elezioni come ministro del Welfare dai Cinque Stelle, e il presidente dell’Inps, Tito Boeri.


Dopo lo scontro istituzionale tra il governo e l’Inps, nato dopo le polemiche sulla «relazione tecnica» al decreto dignità che, secondo i calcoli dell’Istituto di previdenza, farebbe perdere 8 mila posti di lavoro all’anno, i rapporti tra Di Maio e Boeri si sono raffreddati. E il lavoro sul taglio delle pensioni più elevate ha subito un rallentamento. Al momento ci sarebbero ancora due ipotesi sul tavolo, una più semplice e l’altra più complessa. Quella più immediatamente realizzabile è, in pratica, la risistemazione di un progetto presentato da Boeri qualche mese fa, ribattezzato «non per cassa ma per equità». Alle pensioni sopra i 4 mila euro verrebbe effettuata quella che si chiama una «correzione attuariale», che si otterrebbe applicando i nuovi coefficienti di trasformazione, gli indici che tramutano i contributi in pensione, anche alla parte retributiva, sganciata cioè dai contributi effettivamente versati. La sostanza sarebbero tagli del 10-12% alle pensioni più alte. 

L’ALTERNATIVA
L’altra strada, quella preferita dai tecnici dei Cinque Stelle, è un ricalcolo contributivo puro. Si vede quanti contributi sono stati versati da un certo pensionato, e la sua pensione viene ricalcolata valorizzando quei contributi. Boeri, per andare incontro a questa esigenza, ha fatto predisporre all’Inps le basi tecniche per effettuare il ricalcolo. Che in parte, però, resterà una stima forfettaria, perché prima del 1996 il sistema era completamente retributivo. In questo caso il taglio delle pensioni sarebbe molto variabile da persona a persona, qualcuno addirittura ci guadagnerebbe, mentre per qualcun altro la stangata sarebbe micidiale. Un po’ come è avvenuto per i vitalizi. La proposta che verrà definita dovrà tenere anche conto delle pronunce della Corte Costituzionale. Sui diritti acquisiti i giudici della Consulta hanno ammorbidito le loro posizioni. Le pensioni più alte si possono toccare, ha detto la suprema Corte, a tre condizioni: che l’intervento sia straordinario, che sia temporaneo e che sia motivato da esigenze economiche e sociali rilevanti. 

L’OBIETTIVO
Su quest’ultimo punto, Di Maio ha detto che ogni euro risparmiato verrà destinato alle pensioni minime. L’obiettivo del Movimento Cinque Stelle è portarle tutte a 780 euro («pensione di cittadinanza»). Ma quanto è possibile risparmiare per i conti dello Stato tagliando le pensioni superiori a 4 mila euro netti? «Il possibile gettito di tale operazione in termini di minore spesa», ha rilevato Stefano Patriarca, ex consigliere economico di Palazzo Chigi e responsabile del Centro Studi Tabula, «sarebbe fortemente condizionato sia dalla scelta se operare sulle pensioni o sul cumulo dei redditi pensionistici, sia dalla modalità di calcolo che si deciderà di adottare per stimare la pensione “contributiva” (se quella più favorevole della legge Dini sia quella più severe applicata per i vitalizi dei deputati) tenendo anche conto della difficoltà di reperimento di una parte dei dati per i pensionamenti anteriori al 1995, per i quali si dovrà ricorrere a metodi di stima». Secondo i conteggi fatti da Tabula si può stimare che il gettito di tale operazione possa collocarsi tra gli 800 milioni e il miliardo di euro, che si riducono però come risparmio effettivo per lo Stato a 450–600 milioni circa al netto della perdita di gettito fiscale.

Troppo poco per finanziare le «pensioni di cittadinanza», a meno di non voler abbassare ulteriormente la soglia dei 4 mila euro (la proposta originaria di Boeri partiva da 3.500 euro lordi mensili). 

Un’alternativa è stata proposta nei giorni scorsi anche dall’ex sottosegretario del Welfare, l’economista Alberto Brambilla che, tra le altre cose, ha scritto per la Lega il progetto per il superamento della legge Fornero attraverso “quota 100”. L’idea di Brambilla sarebbe quella di applicare un contributo di solidarietà su tutte le pensioni, partendo da prelievi molto piccoli (35 centesimi) per quelle basse, e poi via via crescendo. 
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Il Messaggero