Ok alle pene più severe previste dal reato di omicidio stradale, ma niente revoca automatica della patente, a meno che il conducente non sia ubriaco o drogato. Così...
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Intanto, dalla Corte costituzionale arriva il via libera alle pene più severe previste dal reato di omicidio stradale, ma niente revoca automatica della patente, a meno che il conducente non sia ubriaco o drogato. Supera dunque il vaglio di costituzionalità la legge 41 che ha introdotto il reato di omicidio stradale e quello di lesioni personali stradali gravi o gravissime, inasprendo le sanzioni. La Corte ha però dichiarato l'illegittimità costituzionale l'automatica revoca della patente di guida in tutti i casi di condanna per omicidio e lesioni stradali. Sta al giudice valutare, caso per caso, se applicare, in alternativa alla revoca, la meno grave sanzione della sospensione della patente. Sì alla revoca automatica, invece, in caso di condanna per reati stradali aggravati dallo stato di ebbrezza o di alterazione psicofisica per l'assunzione di droghe.
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E nuove norme si preparano ad essere inserite nel Codice stradale. Oggi la commissione Trasporti, che sta svolgendo una serie di audizioni in merito, ha ascoltato Santo Puccia, primo dirigente della Polizia stradale, che ha ricordato: la principale causa degli incidenti stradali «è la distrazione e l'uso improprio di smartphone e altri dispositivI. Una modifica normativa che consenta la sospensione e quindi il ritiro della patente alla prima violazione va incontro all'esigenza di essere più efficaci nel contrasto a questo comportamento pericolosissimo». Attualmente la sospensione della patente c'è solo in caso di recidiva e ciò, ha aggiunto Puccia, «si è mostrato poco efficace in termini di deterrenza. Purtroppo si tratta di una trasgressione diffusissima e difficile da contrastare. Per questo lo spauracchio del ritiro della patente alla prima violazione può essere efficace». Il dirigente della Polstrada ha poi auspicato la possibilità di perseguire chi è stato trovato positivo all'uso di sostanze stupefacenti ma non in stato di alterazione alla guida in modo da sottoporlo a verifica da parte delle commissioni competenti«. E ha infine segnalato che sono troppo pochi i due centri (uno a Roma e l'altro a Milano) che devono controllare l'idoneità dei circa mille etilometri in uso alle forze di polizia: così molti di questi strumenti restano a lungo inutilizzati. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero