Putin all'angolo, i tank di Kiev verso Est e taglio ai rifornimenti russi: così cresce la tensione a Mosca

Gli ucraini sfondano nel Donbass dopo Lyman, si apre il fronte interno per sostituire lo Zar

Putin all'angolo, i tank di Kiev verso Est e taglio ai rifornimenti russi: cresce la tensione a Mosca
ROMA Kreminna. Ieri pomeriggio i media ucraini, soprattutto quelli attenti alle analisi delle tattiche e delle operazioni militari sul campo, indicavano questa piccola...

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ROMA Kreminna. Ieri pomeriggio i media ucraini, soprattutto quelli attenti alle analisi delle tattiche e delle operazioni militari sul campo, indicavano questa piccola città di 20mila abitanti come il prossimo obiettivo nell'Oblast di Luhansk, uno dei quattro territori che dopo i referendum-farsa sono stati oggetto dell'annessione proclamata da Putin venerdì. I tank di Kiev stanno avanzando più rapidamente del previsto. E ora lo Zar è sempre più in difficoltà. Perfino dopo l'ubriacatura di retorica della cerimonia di Mosca, un suo fedelissimo come il ceceno Kadyrov ha ammesso che nel Donbass le cose stanno andando male. Dalle parti del Cremlino si respira aria di resa dei conti tanto che il canale Telegram filo Putin Readovka accusa il leader ceceno di «essere peggio dei nemici». Dopo avere issato la bandiera su Lyman, snodo chiave dal punto di vista logistico perché di qui passano le linee ferroviarie, ora gli ucraini puntano su Kreminna, a circa 35 chilometri. Se riusciranno a ricacciare indietro i russi anche da lì, taglieranno in modo devastante la fascia di territorio che assicura a Mosca i rifornimenti a Severodonetsk.

 

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LA SPINTA
Un dato per tutti: Kreminna è a poco meno di 130 chilometri da Luhansk e 190 da Donetsk, vale a dire le due città principali delle regioni annesse da Putin, quelle che secondo il suo discorso «saranno per sempre russe». L'esercito ucraino sta incamerando successi a Est, scendendo dalla regione di Kharkiv, ma non sta andando altrettanto velocemente a Sud, nell'area di Kherson, dove Putin ha voluto mantenere uno schieramento di forze più corposo. Spiega Lloyd Austin, capo del Pentagono: «L'Ucraina sta facendo progressi grazie all'abilità dei suoi soldati e all'uso strategico delle armi fornite dagli Usa e dagli alleati Nato, in particolare dei lancia razzi mobili Himars. Quello che stiamo vedendo ora è un certo cambiamento nelle dinamiche della battaglia. Gli ucraini hanno fatto molto bene nell'area di Kharkiv e hanno sfruttato le opportunità. La battaglia nella regione di Kherson sta andando un po' più lenta, ma stanno facendo progressi». Secondo l'analisi del Ministero della Difesa britannico la presa di Lyman (e la possibile successiva avanzata a Kreminna) è cruciale «perché permette di controllare una strada chiave che attraversa il fiume Silversky Donets, dietro il quale la Russia ha tentato di consolidare le sue difese».

 


Vladimir Putin appare sempre più schiacciato in un vicolo cieco. E non solo perché aveva promesso ai russi una operazione militare speciale di poche settimane e ha consegnato loro una lunga e logorante guerra, che sta isolando la Federazione dal resto del mondo, ora che anche la Cina è sempre più tiepida di fronte alle annessioni dei territori ucraini e alle minacce di utilizzo di armi nucleari. Putin inoltre si trova da una parte con uno schieramento sempre più aggressivo dei falchi, che chiedono azioni più decise e sconsiderate, vedi Kadyrov che ha invocato l'uso delle armi nucleari tattiche, dall'altra con una opinione pubblica sempre più sconcertata e spaventata dall'annuncio della mobilitazione parziale che prevede l'arruolamento forzato di 300mila uomini.

 

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TENSIONI


Oltre 260mila sono già fuggiti dalla Russia e anche nelle regioni più lontane come il Dagestan, dove si attinge per gli arruolamenti, vengono segnalate proteste. Zelensky ha detto che è pronto a sedersi al tavolo dei negoziati, ma solo se non ci sarà Putin alla guida della Federazione. Il percorso per una rimozione dello Zar appare però assai complicato e per nulla scontato. Ma il monolite russo di inizio invasione non c'è più. Leonid Bershidsky, ex direttore di Vedomosti da anni rifugiato a Berlino, ipotizza un nuovo repulisti - l'ennesimo - ai vertici della difesa. Andrei Gurulyov, parlamentare e generale in pensione, accusa il comando militare di passare informazioni distorte a Putin sulla situazione reale in prima linea e usa la definizione «menzogna endemica». Yevgeny Progozin, ai vertici del gruppo Wagner (gli spietati mercenari vicini a Putin) sostiene che i generali russi hanno mandato allo sbaraglio le truppe non adeguatamente equipaggiate. L'Observer ha rivelato, inoltre, che in Ucraina per i russi sta combattendo la famigerata Task Force Rusich, legata proprio alla Wagner. Si tratta di un gruppo filo-nazista che incita a commettere atrocità sui prigionieri di guerra «e sostiene esplicitamente la tortura».


 

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