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Il presidente russo Vladimir Putin non si fida degli elicotteri e preferisce muoversi in auto. Prima della guerra in Ucraina, il suo corteo passava sul Kutuzovsky Prospekt, il lungo rettilineo che conduce al Cremlino. Circa un’ora prima, la strada veniva letteralmente sigillata dalle forze di sicurezza: davanti a ogni edificio c’era una guardia che impediva agli abitanti di uscire. Nessuno poteva avvicinarsi ai 18 veicoli, tra i quali c’erano una decina di limousine dai vetri oscurati e persino un’ambulanza.
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Putin è sempre stato sospettoso, ma è diventato paranoico con la guerra in Ucraina, dicono gli osservatori del Pentagono e dei servizi di sicurezza britannici. Ora non va quasi mai al Cremlino, sta sempre nella residenza estiva di Novo-Ogarevo a ovest di Mosca, un edificio tranquillo protetto da mura alte sei metri in una zona abitata da oligarchi e cantanti rock. Vive circondato da guardie del corpo e personale di servizio, compreso un assaggiatore del suo cibo. Quando desidera parlare con qualcuno lo manda a chiamare, ma lo desidera sempre meno. Già con l’epidemia di Covid aveva scoperto la praticità delle conferenze in video, che non ti obbligano a sentire stupidaggini e a ribattere: quando non ne puoi più, chiudi il collegamento.
Accade molto spesso, ormai. La presidente della Banca Centrale, Elvira Nebiullina, gli aveva detto che la guerra stava mandando l’economia russa «giù per lo scarico», e lui ha cliccato sul tasto “chiudi conversazione”. Il capo negoziatore con l’Ucraina, Dmitri Kozak, gli aveva domandato il permesso di esprimere un parere personale, e lui ha risposto spegnendo il computer.
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LE REAZIONI
Non ascolta più nessuno: il primo ministro Michail Mišustin gli stava parlando preoccupato dell’economia, e lui giocava con la penna. Tratta il capo di stato maggiore Valery Gerasimov come un aiutante e non come un consigliere, ed è molto duro con il ministro della Difesa Sergei Shoigu: sopravvissuto a tutti i cambiamenti politici dalla fine dell’Unione Sovietica, Shoigu sarà alla fine un capro espiatorio del pasticcio ucraino.
Putin continua a svegliarsi tardi, nuota in piscina, fa colazione e poi riceve i rapporti.
Il professor Mark Galeotti, docente di studi sull’Est Europa all’University College London, ha scritto un approfondito articolo per il Daily Mail sulle paranoie di Putin e lo ha paragonato a Hitler chiuso nel bunker di Berlino, impegnato a dare ancora ordini ai suoi generali. Alcuni storici inglesi si sono domandati se sarebbe stato meglio cercare di uccidere Hitler nei primi mesi della Seconda guerra mondiale, ma hanno concluso che se il paranoico Führer fosse stato ucciso, il comando militare sarebbe passato a qualcuno più competente, che forse avrebbe vinto la guerra. Da questo punto di vista Putin potrebbe rivelarsi il miglior alleato degli ucraini, ma c’è sempre il pericolo che, messo alle strette dall’andamento del conflitto, decida di allargarlo alla Nato. In ottobre compirà 70 anni, è malato, e potrebbe diventare ancora più pericoloso. Ma Galeotti conta sul fatto che allora qualcuno a Mosca lo fermerà. Hitler era circondato da nazisti che lo adoravano: nessuno dei collaboratori di Putin sembra invece disposto a prendersi una pallottola per lui, e nessuno di loro piangerà quando uscirà di scena.
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Il Messaggero