«Cima! Cala è riuscito a salire l'inviolato». Carlalberto Cimenti detto Cala, uno degli alpinisti italiani più apprezzati e conosciuti, ieri dal...
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Gran Sasso, escursionista romano cade e si ferisce: spettacolare soccorso VIDEO
Per Cassardo una seconda notte sul tetto del mondo, con temperature di molto sotto lo zero. Non è solo. Con lui ci sono Cala, che lo sta vegliando ormai da decine di ore, e i quattro alpinisti partiti dal campo base di Gasherbrum per un'improvvisata spedizione di soccorso internazionale. Ma si attende ancora l'elicottero.
Sulle condizioni di Francesco non ci sono dati precisi. Chi lo ha visto racconta di una lesione a un femore e di una brutta contusione alla testa che però è risultata meno preoccupante di quel che sembrava. Cimenti, dopo averlo raggiunto a quota 6.300 metri, è stato rassicurante nei limiti del possibile: «Francesco è grave ma è cosciente. È vigile, lucido, e ci aiuta, da medico, a dare le indicazioni necessarie». Ma ad un certo punto l'angoscia ha fatto breccia anche su di lui: «Fate volare l'elicottero, vi prego».
Cassardo, residente a Rivoli (Torino), lavora in un ospedale della provincia. Nella prima parte della spedizione in Pakistan ha aiutato i colleghi di un piccolo ambulatorio locale a far funzionare un ecografo, e aveva regalato scatole di medicine introvabili da quelle parti. Poi ha dato sfogo all'altra sua grande passione: l'alpinismo. Insieme all'amico Cala, un numero uno. Essendo meno acclimatato (era da poco arrivato in zona mentre Cimenti era reduce da un'avventura sul Nanga Parbat) era salito più lentamente. All'improvviso è precipitato. Cala lo ha raggiunto e la macchina dei soccorsi si è messa subito in moto. Il problema erano gli elicotteri: non se ne trovava uno disponibile. Dal Ministero degli Esteri, che ha esercitato pressioni su pressioni, riportano che era un problema di altitudine: troppo elevata. Altre fonti aggiungono che ieri c'erano non meno di altri otto interventi in corso, a cominciare dal K2. E poi burocrazia, noie con le assicurazioni, intoppi veri o pretestuosi. Marco Confortola, fermo nel campo base a quota 5.500, stava festeggiando la conquista del suo undicesimo Ottomila. È stato lui a dare il via alla macchina dei soccorsi con una telefonata ad Agostino Da Polenza, del comitato Ev-K2-Cnr. Per avere l'elicottero le hanno tentate tutte, ma è stato inutile. «Mi sembra di vivere in un incubo», si è sfogato Confortola su internet. Cima, intanto, scavava una trincea di neve per proteggere il compagno dalle raffiche di vento. Dal campo sono partiti gli alpinisti Denis Urubko e Dan Bowie, ai quali si sono aggiunti due colleghi polacchi. Una volta sul posto hanno assemblato alla meglio una specie di slitta e hanno portato Francesco a una quota più bassa, dove trascorrerà la prossima notte. Una corsa contro il tempo. E anche, come sottolinea uno dei tantissimi appassionati che da tutto il mondo seguono la vicenda con il fiato sospeso, «un magnifico esempio di solidarietà alpinistica». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero