Caruana Galizia, è svolta. I media maltesi: «Scoperti i mandanti dell'omicidio»

Il 16 ottobre 2017 una bomba piazzata nella sua automobile uccideva la cronista investigativa maltese Daphne Caruana Galizia. Poco più di un anno dopo, il cerchio si...

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Il 16 ottobre 2017 una bomba piazzata nella sua automobile uccideva la cronista investigativa maltese Daphne Caruana Galizia. Poco più di un anno dopo, il cerchio si stringe intorno ai mandanti dell'omicidio, la cui identità è finora rimasta avvolta nel mistero: ora gli investigatori maltesi affermano di avere identificato «più di due» persone sospettate di avere commissionato la morte della giornalista. 


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Una svolta attesa da mesi, dopo che a dicembre dell'anno scorso erano stati arrestati i presunti esecutori materiali dell'assassinio. Le indagini sono dunque a uno stadio «molto avanzato», secondo le fonti citate dal quotidiano Times of Malta. Anche se per ovvi motivi gli investigatori mantengono per ora il massimo riserbo sui nomi dei sospettati. Non è stato fatto trapelare neppure se si tratti di personalità del mondo criminale, economico o politico.

L'unico elemento emerso è che queste persone avevano motivi diversi ma tutti, per una ragione o per l'altra, volevano la giornalista morta. Per questo si sarebbero messi d'accordo per assoldare i sicari che hanno poi fatto detonare la bomba. Nelle indagini è stata coinvolta anche l'agenzia dell'Ue Europol, il cui aiuto è stato chiesto soprattutto per analizzare la grande quantità di dati in mano agli investigatori. La cronista, la cui vita è stata spenta a 53 anni, con le sue inchieste aveva scavato nei 'Malta Files', ramo dei 'Panama Papers', lo scandalo sui paradisi fiscali emerso nel 2016. E aveva svelato un volto segreto del piccolo Stato mediterraneo, sfigurato da mafie, fiumi di soldi di ogni provenienza e polizia non indipendente.

I suoi articoli tirarono in ballo anche istituzioni, ministri e sfiorarono persino la moglie del premier Joseph Muscat, accusata di essere proprietaria di una società offshore panamense e di presunti legami finanziari con il regime azero. I Muscat e il loro entourage furono poi scagionati da ogni sospetto dalla procura maltese a luglio. Nel frattempo, con interviste e interventi sui media, i figli della donna hanno continuato a tenere alta l'attenzione sul caso e a chiedere che si arrivi alla verità sulla sorte della madre, puntando il dito contro la corruzione diffusa del Paese e contro un sistema denunciato come «mafioso».


Anche se in carcere, per ora, ci sono finiti soltanto i tre uomini sospettati di essere gli esecutori materiali dell'omicidio: i fratelli Alfred e George De Giorgio e Vince Muscat, tutti con una storia di criminalità alle spalle e già noti alla polizia. Arrestati a dicembre, il loro processo non è ancora iniziato. L'omicidio di una giornalista in uno Stato dell'Ue aveva suscitato lo sconcerto della comunità internazionale, che non ha mai smesso di chiedere alle autorità maltesi di fare chiarezza sull'accaduto con un'indagine indipendente. Una richiesta ribadita in particolare da Bruxelles anche un mese fa nell'anniversario dell'omicidio.​ Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero