Libia, terminal petroliferi bloccati: persi 260 milioni. Violenti scontri a Tripoli

Libia, le ultime notizie sulla guerra. Mentre la tregua invocata dal mondo a Berlino è l'ennesimo pezzo di carta della crisi libica stracciato dalle armi, è...

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Libia, le ultime notizie sulla guerra. Mentre la tregua invocata dal mondo a Berlino è l'ennesimo pezzo di carta della crisi libica stracciato dalle armi, è arrivato un primo calcolo preciso del danno che il generale Khalifa Haftar sta riuscendo a produrre bloccando terminal petroliferi e giacimenti: quasi 260 milioni di dollari in sei giorni. La cifra (256,6 milioni) stata fornita dalla Compagnia petrolifera nazionale libica, la Noc, che ha indicato in poco più di 320 mila barili al giorno la produzione attuale, in calo di tre quarti rispetto agli oltre 1,2 milioni della settimana scorsa. 


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La previsione della Noc resta che l'estrazione di greggio libico potrebbe crollare ulteriormente in pochi giorni a 72 barili, un livello analogo a quello dei tempi della caduta di Muammar Gheddafi nel 2011. Haftar una settimana fa, proprio il giorno prima della conferenza sulla Libia nella capitale tedesca, aveva fatto bloccare il carico di greggio da cinque porti sotto il suo controllo nella mezzaluna petrolifera della Sirte provocando un taglio dell'export di 800 mila barili al giorno.

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Attraverso la chiusura di valvole in due oleodotti, il generale ha fatto bloccare anche i giacimenti di Sharara, il più grande di Libia, e Hamada e ridurre la produzione in quello di El Feel, operato anche da Eni, potenzialmente con un taglio complessivo di altri circa 400 mila barili al giorno. Oltre che a voler far sentire il suo peso a Berlino, secondo analisti come Tim Eaton del think-tank americano Chatham House il generale concretizza così la sua accusa alla Noc di parteggiare per Tripoli e per il governo del premier Fayez al-Sarraj sebbene la comunità internazionale sia concorde che la compagnia petrolifera è e deve restare un'istituzione imparziale fra i due schieramenti.

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Fronti che si combattono, come dimostrato dalla distruzione di «alcuni mezzi» militari di Haftar annunciata dai filo-governativi nella zona di Wadi al-Rabie, circa 25 km in linea d'aria a sud-est di piazza dei Martiri, il centro di Tripoli, sul mare: anche se non vengono segnalate vittime oltre agli oltre 2.000 morti comunemente stimati fra i miliziani (senza contare i quasi 300 civili uccisi), la distruzione di «mezzi» è segno che i combattimenti sono violenti. Reciproche sono le accuse di aver violato il cessate-il-fuoco, ripetutamente ignorato peraltro già nei giorni scorsi.


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