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Chi la dura la vince? L’invasione dell’Ucraina entra oggi nel suo terzo mese e all’orizzonte non si vede la fine della guerra, tanto meno la pace. Non si riesce neppure a intravedere un cessate il fuoco. E non è chiaro chi siano i falchi e chi le colombe, perché falchi e colombe attraversano uno stesso schieramento. In Ucraina, il presidente-guerriero Zelensky a più riprese ha mandato messaggi per una pace possibile, anche per lo scambio tra pace e territori, per quanto Kiev tenga fermo il principio della sovranità e intangibilità delle frontiere. Anche nel campo occidentale si evidenziano crepe tra chi vorrebbe la vittoria dell’Ucraina e l’umiliazione di Putin, e chi comincia a scalpitare per un conflitto che può trasformarsi in disastro per le economie del vecchio continente.
LE SANZIONI
Per inciso, è vero che le sanzioni occidentali hanno messo in ginocchio l’economia russa, ma intanto quella ucraina si è quasi dimezzata. E vengono al pettine le difficoltà dell’Unione europea, e la difficile scelta tra le pulsioni verso un’intesa e quelle per la solidarietà nord-atlantica. «Il colpo rapido lo voleva Putin ma anche gli altri, adesso che la guerra sta diventando di logoramento emergono gli interessi e i partiti di chi voleva un conflitto proxy, di prossimità, per mettere alla sbarra Putin e riorganizzare un sistema di potere». Marco Lombardi, direttore della Scuola di giornalismo all’Università Cattolica di Milano (grande esperto della guerra ibrida) prevede che dopo tre mesi si andranno a «spaccare diverse visioni». Falchi e colombe. L’Intelligence Unite dell’Economist, che non può sbagliare previsioni perché si rivolge ai poteri che contano, immagina che «la guerra si protrarrà, le questioni in gioco sono esistenziali e non soggette a compromesso».
Se l’Occidente continuerà a foraggiare l’Ucraina con armi e soldi, nessuna delle parti riuscirà a prevalere.
E c’è un’incognita che in tutte le guerre, vedi il Vietnam, alla lunga riesce a fare la differenza: la pubblica opinione in Russia è accecata dalla stampa di regime, in Occidente ha sposato la causa dell’Ucraina stuprata dai russi ma inizia a pensare che prolungare la guerra sia un errore, se «costringerà a non accendere i condizionatori con 40 gradi all’ombra», osserva Lombardi. «Saranno i cittadini a dire che questa guerra è tempo che finisca, e i media assumeranno un ruolo decisivo». Tra i fautori della fine delle ostilità c’è la Cina mercantilistica, che ha ribadito l’alleanza con la Russia ma non vuole compromettere i traffici con l’Occidente. Chi la dura la perde? Scrive Ann Applebaum su “The Atlantic” che l’Occidente non ha interesse a offrire una via d’uscita a Putin. Tuttavia, la coalizione occidentale «può franare, l’ondata di adrenalina che ha spinto esercito e leadership ucraini andare in frantumi, e l’economia ucraina peggiorare ancora».
L’OBIETTIVO
L’obiettivo di America e Occidente è la rapida sconfitta o umiliazione di Putin, la sua ammissione di aver commesso un terribile errore. Sia Putin sia i falchi di Kiev credono di poter vincere sulla distanza. E l’Economist conclude che l’Ucraina e la regione circostante «saranno una zona di instabilità per molti anni». Per Ann Applebaum nulla fa pensare che Mosca «voglia la fine della guerra o abbia bisogno di una via d’uscita». Per Putin «distruggere l’Ucraina è un obiettivo essenziale… esistenziale. Dov’è la prova che abbia abbandonato questa idea?» E Biden, ha rinunciato a quella di umiliare lo Zar?
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Il Messaggero