Putin al G20, Draghi: «Non verrà, forse intervento da remoto». Ira del Cremlino: «Non è lui a decidere»

Il premier ha imposto un’accelerazione sul price cap facendo squadra con gli Usa

Draghi: «G7 vero successo, l'Ue accelererà sul tetto al prezzo del gas»
Da «non sono deluso» ad «è stato veramente un successo» in meno di 96 ore. Alla fine Mario Draghi l’ha spuntata. Ieri è...

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Da «non sono deluso» ad «è stato veramente un successo» in meno di 96 ore. Alla fine Mario Draghi l’ha spuntata. Ieri è infatti riuscito a far rientrare dalla finestra il tetto al prezzo del gas via tubo importato da Mosca. Tra le Alpi bavaresi di Elmau in pratica, il premier si è preso ancora una volta la scena. Intervenendo in conferenza stampa il premier “schiaffeggia” diplomaticamente Vladimir Putin: «Non parteciperà al G20» dice, sostenendo di aver ottenuto rassicurazioni in questo senso dal presidente indonesiano Widodo, ospite del vertice tedesco e organizzatore del summit previsto a novembre.

«Quello che potrà succedere sarà magari un intervento da remoto, vedremo». La reazione del Cremlino è immediata e furente. L’Italia sembra di fatto tagliare fuori la Russia dai Grandi della terra. Si scatena così l’ennesimo scontro a distanza tra il premier e i vertici della Federazione: «Non decide lui» attacca il portavoce Yury Ushakov. «Probabilmente ha dimenticato che non è più il presidente del G20 (la precedente edizione del G20 era presieduta dall’Italia ndr)».

 

IL TETTO

Tornando al price cap, il premier ha rimesso al centro dell’agenda mondiale il tema aggirando di fatto la porta trovata sbarrata dalla «paura» della Germania e degli altri Paesi al Consiglio europeo chiuso venerdì scorso. Come? Ottenendo, con il supporto Usa, che nelle conclusioni del G7 appena terminato venisse riconosciuto il ruolo potenzialmente determinante del price cap, sia per ridurre le entrate di Mosca che per contenere l’inflazione. A spiegarne le modalità è lo stesso premier: «Tutti i leader concordano sulla necessità di limitare i finanziamenti a Putin, ma anche di rimuovere la cause dell’inflazione. Abbiamo dato mandato con urgenza ai ministri su come applicare un price cap sul gas e sul petrolio». Un’accelerazione che torna a far sperare che l’atteso studio di fattibilità a cui sta lavorando la Commissione Ue possa arrivare anche prima di settembre. «Me lo auguro» ha detto il premier. Determinante è stata la solida intesa che Draghi vanta con Joe Biden e l’amica segretaria del Tesoro Usa Janet Yellen.

 

Dal canto suo Washington infatti è arrivata in Germania con la ferma intenzione di ottenere il sostegno del G7 per introdurre un meccanismo capace di stabilizzare il prezzo del petrolio. O meglio che gli consentisse di far abbassare il costo della benzina quando mancano ormai pochissimi mesi dalle elezioni di mid-term. Tant’è che la formulazione per il petrolio è senza dubbio più netta e porterà a un’imposizione rapida che, sul fronte del gas, è invece meno probabile. Quella di Draghi in ogni caso è stata una partita a scacchi, decisa già da alcuni giorni. Tant’è che - raccontano fonti informate - non è stato organizzato un incontro bilaterale ufficiale «proprio per evitare che l’asse fosse troppo palese e potesse indispettire la Germania». Le resistenze maggiori rispetto al tetto al prezzo del gas restano infatti quelle tedesche. Non a caso ieri il cancelliere Olaf Scholz ha sottolineato: «Bisogna rendersi conto che il futuro non è nel gas», ma «nel breve termine il gas sarà necessario». 

GLI ALTRI FRONTI

Ovviamente ieri Draghi ha anche ribadito l’impegno comune a sostenere l’Ucraina «per tutto il tempo necessario», al pari di quello profuso «sul fronte delle sanzioni, che è essenziale per riportare la Russia al tavolo dei negoziati». Ma all’indomani della partecipazione del presidente Volodymyr Zelensky al vertice, il premier ha tenuto soprattutto a sottolineare un concetto già espresso in precedenti occasioni: «Kiev decide qual è la pace», ma «siamo pronti a cogliere eventuali spazi negoziali». Ampio spazio al capitolo grano, con l’emergenza che potrebbe essere in fase di risoluzione.

Per i cereali bloccati nei porti ucraini ormai si attende solo il sì di Mosca al nuovo piano disposto da Onu e Turchia. Infine Draghi, parlando dell’emergenza climatica - altro tema sul tavolo del G7 - ha anche spiegato di essere rimasto molto colpito dalle parole dell’Unione Africana che ha ricordato come «l’Africa con il 30% della popolazione mondiale contribuisca solo per il 3% alle emissioni totali. Se l’Africa usasse tutti i combustibili di origine fossile a disposizione, le emissioni sarebbero al 3,4%». «Sono stime - ha aggiunto Draghi, - ma si capisce che il peso di questi provvedimenti per salvare il clima ricade sproporzionatamente sull’Africa e sui Paesi più poveri». Un concetto che il premier ha riassunto attraverso un proverbio africano: «Quando gli elefanti lottano è l’erba che soffre». 

 

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Il Messaggero