Putin avanza in Donbass con la tattica del macellaio della Siria Dvornikov (e Kiev perde 100 soldati al giorno)

Artiglieria e accerchiamenti più piccoli per stritolare le truppe ucraine

Putin avanza in Donbass con la tattica del macellaio della Siria Dvornikov (e Kiev perde 100 soldati al giorno)
La chiamano tattica del "calderone". È quella che sta attuando la Russia per ribaltare a suo favore la battaglia del Donbass. La strategia è quella...

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La chiamano tattica del "calderone". È quella che sta attuando la Russia per ribaltare a suo favore la battaglia del Donbass. La strategia è quella studiata dal generale Aleksandr Dvornikov, il "macellaio della Siria". Dopo diverse settimane di stallo, l'esercito russo sembra aver trovato un modo per avanzare nel Donbass: colpire con un'artiglieria non sofisticata ma intensa gli esausti difensori dell'Ucraina. Volodymyr Zelenskiy comunica di rado i dati sulle vittime ma domenica scorsa il presidente dell'Ucraina ha rivelato che «ogni giorno da 50 a 100 soldati ucraini muoiono in prima linea nel Donbass». Tradotto: 3.000 al mese in una guerra di logoramento. Senza contare che i feriti potrebbero essere tre o quattro volte tanto e che prima delle guerra la difesa del Donbass era stimata in almeno 30mila unità. 

L'avanzata 

Il dato è chiaro: «Le forze russe nell'ultima settimana si sono assicurate più terreno  rispetto agli sforzi di inizio maggio» ha riferito martedì l'Istituto per lo studio della guerra, in particolare avvicinandosi alla città in prima linea di Sievierdonetsk e nei villaggi vicini. Cresce in modo «esponenziale il bombardamento di Sievierdonetsk» ha riferito Serhiy Haidai, governatore della regione ucraina di Luhansk, ora a al 95% controlata dai russi. Il governatore ha stimato «10.000 soldati russi e altri 2.500 pezzi di equipaggiamento impegnati nell'attacco». Progressi che riflettono una nuova strategia: stop ai tentativi di accerchiamento più ampio delle forze ucraine nel Donbas, che includeva un fallito attraversamento del fiume all'inizio di maggio, per concentrarsi su accerchiamenti più piccoli - i "calderoni" - e su Sievierdonetsk.

L'autoproclamata repubblica filo-russa a Donetsk

La conferma arriva dal capo della milizia dell'autoproclamata repubblica filo-russa a Donetsk, Eduard Basurin, che ha affermato che le forze russe avevano adottato un approccio per creare accerchiamenti più piccoli per privare le truppe ucraine di logistica e rinforzi, piuttosto che perseguirne uno solo grande . Gli sforzi russi nel Donbas sono stati aiutati anche da linee di rifornimento più brevi oltre il confine con la Russia, nonché da una fitta rete di linee ferroviarie nelle parti di Luhansk occupate dalle forze filo-russe dal 2014. Questo segue la nomina del generale Aleksandr Dvornikov - su precisa volontà del presidente Vladimir Putin - l'uomoche ha comandato la divisione che ha devastato Grozny alla fine degli anni '90. 

Le voci contrarie

Nick Reynolds,  esperto di guerra terrestre presso il thinktank del Royal United Services Institute, spiega che i russi si erano impegnati in «un progressivo riorientamento delle loro operazioni verso obiettivi sempre più modesti» consentendo loro di conquistare villaggi come Popasna e Rubizhne, anche se «le loro forze di terra stanno ancora andando male» come dimostra il ricorso all'artiglieria. Non sono però tutti così sicuri. Kiev continua a chiedere armi più potenti all'occidente. L'ultima, in ordine di tempo, è un lanciarazzi multipli a lungo raggio M270. Definiamo lungo raggio: oltre 165 km. Sembra che gli Stati Uniti, dopo aver rifiutato più volte, siano ora disposti a fornirne alcuni.

Kira Rudik, parlamentare ucraina in visita nel Regno Unito, ha ribadito che in questa guerra servono «sempre le armi» sostenendo che il suo paese e l'Occidente «non dovrebbero sottovalutare la Russia in questo momento» solo perché le forze di Mosca avevano, almeno fino all'inizio di questa settimana, fatto progressi limitati nel Donbass. Rudik ha raccontato di parlare ogni giorno con i soldati ucraini in prima linea riconoscendo un problema cruciale: per l'arrivo delle armi occidentali promesse ci potrebbero volere almeno due mesi. L'Ucraina ha subito perdite umane ed economiche maggiori della Russia. L'Onu stima che quasi 13 milioni di persone sono state sfollate a causa dei combattimenti. L'economia, quest'anno, è destinata a scendere del 45%  secondo la Banca Mondiale. Le sue esportazioni strategiche di grano – il 99% delle quali viaggiava da porti bloccati o in mano alla Russia – giacciono in silos: rischiamo di marcire 22 milioni di tonnellate. Ci potrebbero volere tre mesi prima che la Russia prenda il porto di Mariupol anche se questa settimana i dragamine hanno ripulito le spiagge. Mosca spera di riaprire lo scalo per creare una nuova linea di rifornimento dalla Russia al sud occupato.

Il suggerimento di Henry Kissinger e la pazienza di Putin

I paesi tradizionalmente meno ostili alla Russia potrebbero seguire il suggerimento del diplomatico veterano Henry Kissinger al vertice di Davos questa settimana, ovvero prendere in considerazione la possibilità di fare pressione sull'Ucraina affinché accetti una spartizione. Il ministro della Difesa russa, Sergei Shoigu, ha affermato martedì che l'offensiva è stata rallentata «deliberatamente per evitare vittime civili» sebbene ci siano molte prove contrarie. «L'Occidente deve concentrarsi incessantemente sull'Ucraina ed essere preparato al dolore - ha detto Phil Osborn, un ex capo dell'intelligence della difesa del Regno Unito - Putin calcola che saremo sempre più distratti e che lui ha più pazienza dell'occidente».

 

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