Armi nucleari, Tricarico: «Per i russi è un'opzione ancora sul tavolo. Ora danno per persa la Crimea»

Il generale: "L’ultimo attacco potrebbe rientrare nel piano di mosca per creare panico tra i civili"

Putin, Tricarico: «I russi danno per persa la Crimea, l'opzione nucleare ancora sul tavolo»
«Questa è una guerra barbara e primordiale», dice il generale Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica e presidente della Fondazione...

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«Questa è una guerra barbara e primordiale», dice il generale Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica e presidente della Fondazione Icsa: «La distruzione della diga di Nova Kakhovka dà il segno di una dottrina anomala e bizzarra. Chi avrebbe potuto pensare di far crollare una diga danneggiando, in definitiva, entrambe le parti?».

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Sono stati i russi o gli ucraini?
«Il crollo della diga crea ostacoli anzitutto alla controffensiva ucraina, i russi avevano più interesse degli ucraini a distruggerla. Però è anche vero che adesso c’è un problema di approvvigionamento idrico della Crimea, a meno che i russi non pensino che la Crimea sia perduta: hanno già ritirato le strutture di assistenza logistica per la flotta, percepiscono la Crimea come obiettivo scarsamente difendibile. Può darsi che tutto rientri in un piano per sguarnire la Crimea e darla già per persa». 

Fino a che punto si arriverà in questo conflitto?
«L’assenza di tabù è la cifra di questa guerra. Se fosse stata interpretata secondo i canoni classici, non solo occidentali e della Nato ma intuitivi per qualsiasi esercito anche arretrato, altri sarebbero stati gli obiettivi. Si sarebbe provveduto dall’inizio ad avere una superiorità aerea, a colpire target con una diretta conseguenza sulle capacità belliche: depositi di munizioni e carburante, aeroporti e aeroplani, centri di comando, emittenti delle telecomunicazioni. Invece, abbiamo visto una miscellanea di obiettivi civili senza validità militare: ospedali, supermercati, scuole, teatri, soprattutto centri abitativi. Tutto questo non ha senso militare».

Perché colpirli?
«Sicuramente si vuole anche creare panico, terrore, quindi fiaccare la volontà di resistere della popolazione, ma un elemento ancora più significativo è la indisponibilità di armamenti di precisione, che non consente una accuratezza nel centrare i bersagli. Ed è forte la volontà di fare vittime. Una tattica che non è servita a niente. Non è mai venuta meno la determinazione dell’Ucraina di difendere la propria terra, abbiamo visto una eterogenesi dei fini. Gli ucraini sono più determinati di prima».

Ci saranno molti morti ucraini in questa controffensiva?
«Zelensky l’aveva detto, una guerra di logoramento in cui non c’è altra maniera di avanzare se non colpire direttamente chi ti sta di fronte è molto sanguinosa. Gli ucraini hanno oggi una capacità molto irrobustita di difendersi grazie a sistemi contraerei efficaci come i Samp/T, i Patriot e Skynex, prodotto da italiani, molto simile all’Iron Dome israeliano. E poi, combattendo, hanno imparato a combattere meglio. Controllano i propri cieli soprattutto grazie all’aiuto dei paesi occidentali e in particolare del nostro. Cose inosservate, che sono però quelle che contano. C’è poi una capacità notevole di intelligence, anche con l’aiuto di noi occidentali. Tramite una tecnologia messa a punto dagli ucraini si riesce a veicolare al singolo soldato sul suo smartphone tutte le informazioni necessarie. E ci sono sistemi di precisione come gli Himars».

Quali le opzioni per la Russia?
«Quella che sta sullo sfondo, o in fondo, è il nucleare: l’arma tattica, o la centrale di Zaporizhzhia usata come arma. Qualcuno parla pure di armi sporche, ma le armi sporche, ordigni convenzionali sporcati con qualcosa di radioattivo, sono mezzi terroristici che non costituiscono un grosso problema. E ci sono le armi chimiche, biologiche e cyber, per quanto gli ucraini siano aiutati da giganti del web. E i russi possono incendiare altri teatri in un cui conservano capacità d’azione: i Balcani, la Libia, il Mali, la Siria».

Riusciranno a riconquistare tutti i territori perduti?
«Credo di no, neanche con gli F-16 e i Leopard. Loro hanno la limitazione di non poter colpire in Russia, questo è un serio condizionamento. Combatteranno solo sul proprio territorio per liberare le zone occupate. C’è una simmetria qualitativa a favore dell’Ucraina, ma un’enorme asimmetria quantitativa convenzionale a favore della Russia, il più grande paese del mondo che può mandare al macello centinaia di migliaia di soldati».

Putin potrebbe cadere?


«Non è probabile, ma è una carta in mano a Zelensky: le incursioni che i partigiani russi fanno a Belgorod servono proprio a intaccare il consenso, a far sentire i russi in pericolo, fargli capire che questa non è una operazione speciale come dice Putin, ma una vera guerra». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero