Migranti, Salvini: «Guardia Costiera non raccolga gli sos dai barconi. Hotspot ai confini sud della Libia»

Centri di identificazione per migranti «non in Italia come vuole la Francia», ma ai confini meridionali esterni della Libia; una conferenza sull'immigrazione...

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Centri di identificazione per migranti «non in Italia come vuole la Francia», ma ai confini meridionali esterni della Libia; una conferenza sull'immigrazione illegale, di iniziativa italo-libica, da tenersi a settembre a Tripoli; ripresa della partnership commerciale ed industriale tra i due Paesi, con Roma definita «primo partner». Il viaggio del vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini nella capitale del Paese africano si chiude all'insegna «della totale condivisione» e porta a casa un'intesa che verrà fatta pesare dal premier Giuseppe Conte al tavolo del vertice di Bruxelles di giovedì e venerdì prossimi. 


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Il caso Guardia Costiera. «La Guardia costiera italiana ha avuto disposizioni di non raccogliere gli Sos delle navi ong cariche di migranti? Dovete chiedere al ministro Toninelli, ma se così fosse, questa decisione avrebbe il mio totale sostegno». Così risponde il ministro dell'Interno Matteo Salvini durante la conferenza al Viminale.

Il blitz in Libia. Raccontato fin dalla partenza in aereo militare con tweet, post, foto, dirette facebook e conferenza stampa al ritorno, il blitz del titolare del Viminale a Tripoli ha anticipato quelli annunciati dallo stesso Conte, dell'altro vice, Luigi Di Maio e del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta. E si è differenziato come il giorno e la notte dai viaggi 'top secret' in Libia del predecessore Marco Minniti, a volte comunicati per via traverse giorni dopo. La visita è stata preparata dall'ambasciatore in Libia, Giuseppe Perrone (quella italiana è l'unica rappresentanza aperta da un Paese occidentale a Tripoli) e dagli 007 dell'Aise. Obiettivo principale, frenare le partenze e tagliare la strada alle mire di Macron («dieci volte più cattivo di Orban», lo ha definito il ministro). 
 


In chiave soluzioni, Salvini ha bocciato l'idea di Parigi di hotspot in Italia. «Sarebbe - ha sottolineato - un problema per noi e per la Libia stessa perché i flussi della morte non verrebbero interrotti. Noi abbiamo proposto centri di accoglienza posti ai confini a Sud della Libia per evitare che anche Tripoli diventi un imbuto, come Italia». Da parte sua, Maiteeq ha respinto «categoricamente» la proposta di centri gestiti dall'Europa in territorio libico: «sono contrari alla nostra legge». Il ministro ha poi precisato che questi centri di protezione ed identificazione non dovrebbero sorgere in Libia, ma «alle sue frontiere esterne»: e dunque in Paesi come Niger, Ciad, Mali e Sudan. Un tavolo tecnico di lavoro su questo, ha annunciato, ci sarà già in settimana. Salvini a Tripoli ha anche visitato un centro per mille migranti che sarà pronto tra un mese. «È una struttura - ha osservato - all'avanguardia, in collaborazione con l'Unhcr che vorrei venisse vista per smentire tutte le menzogne di chi dice che in Libia si tortura e si ledono i diritti civili». L'Italia aumenterà il suo supporto alle forze di sicurezza locali: «entro l'estate consegneremo altro equipaggiamento alla Marina libica, prevediamo poi la fornitura di una ventina di imbarcazioni e l'addestramento di altri 300 addetti». I colloqui non sono però stati monopolizzati dal dossier immigrazione: c'è la volontà di riattivare la vecchia intesa stabilita dieci anni fa tra Berlusconi e Gheddafi: un progetto a tutto campo che prevedeva, tra le altre cose, la fornitura di un sistema radar per presidiare le estese frontiere desertiche meridionali e la costruzione della litoranea Tripoli-Bengasi. C'è anche l'intenzione di riprendere i voli diretti tra Libia e Italia. «Per alcuni Paesi europei - ha rilevato Salvini - la Libia è un problema, per noi può diventare un'opportunità». Da difendere dagli appetiti di Parigi.​ Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero