In carcere, almeno fino al 24 maggio, quando prenderà il via il processo a Liverpool. Hanno evitato l'imputazione di tentato omicidio, ma sono stati rinviati a giudizio...
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Considerate le disperate condizioni in cui versa Sean Cox - il tifoso dei Reds in coma farmacologico a seguito di una grave emorragia celebrale - inizialmente si era creduto che la giustizia britannica potesse incriminare i due italiani di tentato omicidio.
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Al momento dell'aggressione, al suo fianco, c'era il fratello, che potrebbe rivelare particolari decisivi per le indagini. In un comunicato diffuso dalla polizia, la famiglia si è detta «completamente sconvolta da quanto successo», augurandosi «un pronto ritorno in Irlanda per Sean». La moglie di Cox ha raggiunto il marito per stargli accanto in quelle che - secondo il tabloid Sun - «saranno 48 ore cruciali per le speranze di guarigione di Cox». Accusata dalla stampa britannica per non aver fatto abbastanza per isolare la «nuova frangia di hooligan», la Roma ha rinnovato la sua solidarietà al tifoso del Liverpool, censurando con fermezza l'accaduto. «Questo per noi non è il momento di parlare di calcio. Le nostre preghiere sono per Sean Cox e per la sua famiglia». «Il mio sdegno è assoluto, sono fatti inaccettabili» le parole il n.1 del Coni, Giovanni Malagò. Il Liverpool ha deciso di omaggiare il tifoso in fin di vita, appendendo nel suo spogliatoio all'Olimpico la maglia del St. Peter's GAA Club, società di calcio gaelico di Dunboyne di cui Cox è membro. «I giocatori e i dirigenti del Liverpool sono profondamente sconvolti per quello che è successo a Sean», ha detto il capitano dei Reds Jordan Henderson. L'attesa ora è per la gara di ritorno del 2 maggio: domani il Liverpool parteciperà al vertice a Roma con rappresentanti del club giallorosso, forze dell'ordine e Uefa per «garantire ai tifosi massime condizioni di sicurezza». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero