Liverpool, i due tifosi romanisti rinviati a giudizio ma cade l'accusa di tentato omicidio

In carcere, almeno fino al 24 maggio, quando prenderà il via il processo a Liverpool. Hanno evitato l'imputazione di tentato omicidio, ma sono stati rinviati a giudizio...

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In carcere, almeno fino al 24 maggio, quando prenderà il via il processo a Liverpool. Hanno evitato l'imputazione di tentato omicidio, ma sono stati rinviati a giudizio i due ultrà romanisti, accusati di aver ridotto in fin di vita un tifoso irlandese dei Reds negli scontri prima del via della semifinale di Champions di martedì. Filippo Lombardi, 21 anni, e Daniele Sciusco, 29, arrestati al termine del match sono comparsi in aula, alla South Sefton Magistrates Court, entrambi vestiti con una tuta grigia, e hanno ascoltato in silenzio la lettura dei capi d'imputazione, tradotti da un interprete.


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Considerate le disperate condizioni in cui versa Sean Cox - il tifoso dei Reds in coma farmacologico a seguito di una grave emorragia celebrale - inizialmente si era creduto che la giustizia britannica potesse incriminare i due italiani di tentato omicidio. Durante i primi interrogatori con gli inquirenti, i due hanno affermato di non aver partecipato al pestaggio del 53enne Cox, avvalendosi della facoltà di non rispondere sulle altre contestazioni. Che sono state loro notificate: per Sciusco l'accusa è di «disordini violenti», mentre per Lombardi ci sono anche le «lesioni gravissime». Negata loro la libertà su cauzione, i due sono stati trasferiti nel carcere di Liverpool dove dovranno restare fino al giorno del processo. Nel frattempo proseguono le indagini degli inquirenti: al vaglio anche le registrazioni delle telecamere per risalire a tutti i responsabili del feroce pestaggio. Fonti interne alla polizia britannica hanno confermato che gli agenti della Digos di Roma stanno collaborando all'identificazione di altri eventuali responsabili. Non è escluso che nei prossimi giorni possano scattare nuovi fermi. Restano critiche ma stabili, viceversa, le condizioni di Cox, ricoverato presso il Walton Neurological Centre. Imprenditore originario di Dunboyne, nella contea irlandese di Meath, padre di tre figli, Cox era volato dall'Irlanda con alcuni familiari per assistere alla partita della sua squadra del cuore. 

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Al momento dell'aggressione, al suo fianco, c'era il fratello, che potrebbe rivelare particolari decisivi per le indagini. In un comunicato diffuso dalla polizia, la famiglia si è detta «completamente sconvolta da quanto successo», augurandosi «un pronto ritorno in Irlanda per Sean». La moglie di Cox ha raggiunto il marito per stargli accanto in quelle che - secondo il tabloid Sun - «saranno 48 ore cruciali per le speranze di guarigione di Cox». Accusata dalla stampa britannica per non aver fatto abbastanza per isolare la «nuova frangia di hooligan», la Roma ha rinnovato la sua solidarietà al tifoso del Liverpool, censurando con fermezza l'accaduto. «Questo per noi non è il momento di parlare di calcio. Le nostre preghiere sono per Sean Cox e per la sua famiglia». «Il mio sdegno è assoluto, sono fatti inaccettabili» le parole il n.1 del Coni, Giovanni Malagò. Il Liverpool ha deciso di omaggiare il tifoso in fin di vita, appendendo nel suo spogliatoio all'Olimpico la maglia del St. Peter's GAA Club, società di calcio gaelico di Dunboyne di cui Cox è membro. «I giocatori e i dirigenti del Liverpool sono profondamente sconvolti per quello che è successo a Sean», ha detto il capitano dei Reds Jordan Henderson. L'attesa ora è per la gara di ritorno del 2 maggio: domani il Liverpool parteciperà al vertice a Roma con rappresentanti del club giallorosso, forze dell'ordine e Uefa per «garantire ai tifosi massime condizioni di sicurezza».
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Il Messaggero