L'unica volta di Bernini fuori dall'Urbe

L'unica volta di Bernini fuori dall'Urbe
LA STORIA In Vaticano i suoi sepolcri di Urbano VIII Barberini e di Alessandro VII Chigi, due tra i nove papi che ha servito in 82 anni di vita, sono dei monumenti piramidali...

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LA STORIA
In Vaticano i suoi sepolcri di Urbano VIII Barberini e di Alessandro VII Chigi, due tra i nove papi che ha servito in 82 anni di vita, sono dei monumenti piramidali imponenti, e trionfi del Barocco. La sua sepoltura, invece, una semplice lapide a terra: su un gradino a Santa Maria Maggiore, a destra dell'altare principale; perché quella era la tomba dei suoi. Lì, dove la «nobile famiglia Bernini aspetta la Resurrezione», giace Gian Lorenzo, un «huomo raro, ingegno sublime, e nato per disposizione divina e gloria di Roma a portar luce al secolo», come di lui diceva proprio il suo amico Maffeo, appunto Urbano VIII. Sulla lastra tombale è scritto solo: «Gloria delle arti e della città» e vi si aggiunge che «qui umilmente riposa». Eppure, la fama non gli ha fatto certo difetto. L'artista più importante al mondo dei suoi tempi: questo era l'uomo «aspro di natura, fisso nelle operazioni, ardente nell'ira», dice il figlio Domenico.


LA TRASFERTA
Però, compie un solo viaggio all'estero. Lavorava nel suo studio: chi voleva farsi ritrarre andava a trovarlo, e posava. Non lo voleva immobile innanzi a sé, ma che si muovesse e parlasse: per coglierne spirito e carattere. Lo sceriffo di Suffolk Thomas Baker, cortigiano di Carlo I, traversa apposta mezza Europa: lo vediamo al Victoria and Albert Museum di Londra. Portava anche il Triplo ritratto del re eseguito da Antoon Van Dyck: sarà il modello per una statua reale dello scultore ormai distrutta. Il viaggio dell'erma sembra un affare di stato: scortata da guardie speciali, a ogni tappa ne riferivano sullo stato di salute. Anche per il Busto del cardinale Richelieu Bernini s'ispira a un dipinto: non l'ha mai visto. I dettagli del suo solo viaggio, a Parigi su chiamata di Luigi XIV, ne dimostrano tutta la fama.

Viene accompagnato dal secondo degli undici figli, dal capo dei disegnatori della propria bottega, un aiuto scultore, cuoco, tre domestici, e due corrieri: uno del gabinetto del re. In un'epoca senza tv e con rare gazzette, al suo passaggio le città «si spopolavano, per il desiderio di veder co' propri occhi quell'huomo che tanto grande havevano». A Lione, gli vanno incontro «artisti e ingegneri della città», a cavallo o in carrozza. A Parigi, il Maestro di Casa e il Primo ministro, più la carrozza del fratello del re, un tiro a sei.

LE PISTOLE
Un palazzo apposta per lui; per sei mesi, Paul Fréart de Chantelou, il Maestro di Casa, gli fa da interprete. Il re chiede a Bernini di ripensare al Louvre. Ma intrighi e invidie non lo permettono. Esegue ritratti del sovrano, e dopo sei mesi, se ne va. Con la promessa di un vitalizio di seimila ducati, e un regalo di «3.300 pistole per lui, borse ben colme al figlio e assistenti, lauta mancia ai servitori». Due carrozze con sei cavalli ognuna per il seguito, un cocchio per lui, altre vetture per i famigliari, corriere fino a Roma. Dove era tanto autorevole, da permettersi di conferire le sembianze di un cardinale poco suo amico, si dice, a uno dei personaggi della Fontana dei Fiumi. Nell'Urbe lascia almeno 72 capolavori. Era attivo giorno e notte: mangiava poco, e dormiva ancor meno. Il lavoro era la sola cosa che gli piaceva. Mattina a messa, la sera la Bibbia.

VITA CURIOSA

Si sposa a 40 anni, per insistenza del papa: «Si arrende ai consigli di accasarsi, nonostante la ripugnanza sua», dice un cronista d'allora. Ripugnante o meno, avrà 11 figli. Per due anni dipinge anche: si dice 150 quadri, ma ne restano pochissimi, molti in mostra ora alla Galleria Borghese. Perduta, tra l'altro, una testa di Costanza Bonarelli: ne resta un Busto al Bargello di Firenze. Era la sua amante. Si racconta che un giorno, ha dei dubbi sulla sua fedeltà: la trova con il fratello, che insegue poi per mezza Roma, percuotendolo con un ferro; se la cava con una multa: non gli andò peggio solo perché era lui. Da vecchio, perde l'uso di una mano, poi la parola: si confessa a gesti. Chi vuole salutarlo, ora sa dove sta.

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Il Messaggero