Assalto al cantiere di Chiomonte, lanciate bomba carta, i No-Tav: «Traditi da Grillo»

dal nostro inviato CHIOMONTE Proveranno fino all’ultimo a rompere le recinzioni e ad entrare nel cuore de “La Maddalena”, il cantiere di Chiomonte per la Tav,...

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dal nostro inviato
CHIOMONTE Proveranno fino all’ultimo a rompere le recinzioni e ad entrare nel cuore de “La Maddalena”, il cantiere di Chiomonte per la Tav, il treno alta velocità Torino-Lione. Tagliando per i boschi, invadendo la zona rossa, sfondando con un flessibile la cancellata che blocca l’accesso all’area del cantiere dalle piccole frazioni di Giaglione. Il motto è sempre lo stesso e lo scandiranno per tutta la giornata: «Grida forte la Val di Susa che paura non ne ha, sulle barricate sventola la bandiera dei No Tav». 




 


Tav, M5S deposita mozione per dire "no" a Torino-Lione




Ma alla fine torneranno indietro, piegati dal blocco della polizia che, in tenuta antisommossa e con diverse unità della Digos, reparto Mobile, insieme alla guardia di finanza, creerà più di un blocco e tutti, alla fine, risulteranno inaccessibili. La folla viene respinta a suon di lacrimogeni.
Eppure, in questa parte di Italia dove la costruzione della linea ad alta velocità per collegare il Paese alla Francia ha spaccato violentemente l’opinione pubblica, dividendola in favorevoli e contrari, non sono mancati i momenti di tensione. Che, di fatto, hanno scandito l’intera giornata, iniziata pochi minuti dopo le 14, quando il corteo dei “No-Tav” è partito dal camping “Alta Felicità” di Venaus. Il culmine della protesta - nata dopo il sì del premier Conte all’opera - si raggiunge alle 19.40 quando alcuni manifestanti dai boschi di fronte al cantiere, non lontano dal fiume Clarea, iniziano a lanciare decine di bombe carta contro le autorità schierate (un agente della Digos viene lievemente ferito). Non è questo l’unico episodio. 

Mentre il corteo sfila sulle stradine impervie e pericolose - perché senza barriere sui burroni - delle frazioni di San Giuseppe e San Giovanni poco dopo il centro di Giaglione, un blocco incappucciato e a volto coperto prova a sfondare il primo “ostacolo”: un cancello che delimita la zona rossa. Parte un lancio di pietre e sassi contro la polizia che risponde esplodendo diversi fumogeni. Per venti minuti almeno è il caos anche perché la gente - diverse centinaia di persone - è bloccata sul sentiero Gallo - Romano, immersa nel fumo. Non può muoversi e rischia di cadere in un burrone.

Poi l’agitazione si placa ma i “No Tav” continuano a marciare. L’obiettivo resta il cantiere del “La Maddalena”. «Questa terra è nostra, non ce la toccheranno, M5S e Grillo ci hanno traditi», dicono in tanti. «Il Movimento è colpevole - secondo il sindaco di Venaus, Avernino Di Croce - di aver promesso impegni per poi disattenderli, non si fanno scelte contro una popolazione». Che qui, nei 38 comuni che compongono l’unione di Susa - valle bassa e valle alta - ai tempi li aveva votati in massa i candidati pentastellati. E i delusi sono tanti. Oltre ai centri sociali, agli antagonisti, c’è stata gente che ieri è arrivata da tutta Italia: Ancona, Isernia, Roma, Milano, Firenze.

LE FRATTURE
Ma anche il Movimento vive momenti difficili: critico Alessandro Di Battista e agguerrito il gruppo M5s in Senato che presenta una mozione contro l’opera. Il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, al termine della giornata usa parole perentorie: «La Tav si farà, nessuna tolleranza per i teppisti». Fortunatamente ieri, nonostante la recrudescenza della protesta, non ci sono stati feriti. Ben diverso, invece, il conto elaborato dalla Questura di Torino sui chi dovrà ora rispondere, nelle sedi deputate, della violazione della zona rossa e dei danneggiamenti provocati - con martelli, estintori e cesoie - dai manifestanti. Le persone identificate e denunciate sono state 48 (quasi tutte dei centri sociali, dice Salvini). I più appartengono ad “Askatasuna”, il centro sociale del capoluogo Piemontese. Tra loro c’è anche il leader del gruppo, Andrea Bonadonna.


 









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