Riaperture il 3 giugno, governatori divisi. Zaia: «Insieme è bel segnale». De Luca dice no

Tra dubbiosi e possibilisti, i governatori delle regioni italiane si preparano a riaprire i propri «confini» dal 3 giugno. Salvo picchi di nuove infezioni, da...

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Tra dubbiosi e possibilisti, i governatori delle regioni italiane si preparano a riaprire i propri «confini» dal 3 giugno. Salvo picchi di nuove infezioni, da mercoledì prossimo sarà possibile tornare a viaggiare, nonostante i dubbi espressi nei giorni scorsi da alcuni presidenti di regione. Scartati anche i cosiddetti «passaporti» sanitari, «è il momento di riaprire il Paese», come ha detto oggi il governatore della Puglia, Michele Emiliano. Parla di «decisione giusta» il sindaco di Milano, Beppe Sala, evidenziando che «adesso è il momento di ridare ossigeno al lavoro». Il fronte dei favorevoli alle riaperture conta anche il presidente della Liguria, Giovanni Toti, che ha definito «una decisione saggia» quella del governo di dare il via libera agli spostamenti tra regioni senza distinzioni. «Credo che ci siano le condizioni e che si tratti di rischi calcolati», ha sottolineato.


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Si sono espressi a favore di un'apertura unitaria e non «a macchia di leopardo», anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, quello dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e quella della Calabria, Jole Santelli, che ha anche proposto una cena calabrese con i governatori del Nord per stemperare le polemiche politiche dei giorni scorsi. A capeggiare il fronte del no, che annovera soprattutto le regioni del Sud, c'è il presidente della Sardegna, Christian Solinas. Il «passaporto sanitario», da lui tanto sostenuto, non sembra essere una misura applicabile, sopratutto dopo le critiche del ministro Francesco Boccia che l'ha definita uan misura «incostituzionale». Iniziativa simile è stata infatti già accantonata dalla Sicilia che si prepara dunque alla riapertura, anche se è ancora in vigore l'ordinanza che vieta spostamenti nelle altre regioni fino al 7 giugno.

 


Tra i più critici ci sono Campania e Toscana che, per voce dei propri governatori, Vincenzo De Luca ed Enrico Rossi, non nascondono il «caso Lombardia». «Se ci sono situazioni di regioni dove ancora il livello di contagio è più alto, tenerne conto non è sbagliato», ha detto Rossi. Più diretto, come sempre, De Luca. «In presenza di contagi elevati è ovvio che in un territorio debbano esserci limiti alla mobilità», ha detto. Cautela da parte della Regione Lazio. «Ci sono troppe pressioni perché riparta il Nord, bisogna basarsi su evidenze scientifiche», ha spiegato l'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero