Riapertura, a Roma 70 mila arrivi. I buchi nei controlli su auto e pullman

«Mi mancava Fontana di Trevi», racconta Anna Tafuno, 40 anni da Parabiago, venti chilometri da Milano. È salita sul frecciarossa dalla Stazione centrale alle...

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«Mi mancava Fontana di Trevi», racconta Anna Tafuno, 40 anni da Parabiago, venti chilometri da Milano. È salita sul frecciarossa dalla Stazione centrale alle 7.45 di ieri mattina, a una manciata di ore dal via: niente più limiti per spostarsi lungo lo Stivale. Poi l’approdo a Roma Termini, subito in centro, stories davanti ai marmi di Palazzo Poli. Come lei, in 70mila hanno raggiunto la Capitale nel primo giorno senza restrizioni fra regione e regione, nemmeno da quelle più martoriate dal Covid come la Lombardia. Treni, aerei, caselli autostradali, pullman che fanno la spola con i capoluoghi del Centro Italia ma che arrivano pure dal Nord, per esempio da Torino o, ancora, da Milano. Un flusso di persone destinato a ingrossarsi di settimana in settimana, mentre solo una piccola quota degli arrivi sarà controllata.

Degli asintomatici si è già detto: nessun check o tracciamento. Per qualche giorno era circolata alla Regione Lazio l’ipotesi di un test (quantomeno volontario) per chi avesse raggiunto Roma tramite stazioni o aeroporti, ma l’idea è tramontata, il governo del resto non l’ha mai avallata. Non c’è nemmeno un questionario per registrarsi all’arrivo, pratica messa invece in atto da altre regioni, per esempio la Puglia, ma considerata difficile da gestire dalla Pisana, dato l’enorme afflusso nell’Urbe. 

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Nel Lazio si punta tutto sui termoscanner. Insomma, sulla misurazione della temperatura. Solo per gli aerei (ieri 10mila arrivi) il controllo è incrociato: rilevazioni della febbre sia in partenza che allo sbarco, chi supera i 37 gradi e mezzo o resta a terra oppure, se ha già raggiunto la Capitale, viene portato in un drive in sanitario per il classico tampone faringeo. In caso di positività al Covid, scatta la quarantena. Va detto che non tutte le compagnie aeree rispettano i protocolli di distanziamento applicate in Italia: ieri a Fiumicino sono arrivati due voli da Malta e Belgrado, passeggeri uno vicino all’altro, sui sedili. Il motivo? In quei paesi valgono regole meno ferree delle nostre. In ogni caso, è il primo, timidissimo, ritorno dei turisti. Arrivati anche da Germania ed Estonia. 

Per i treni, almeno all’avvio di questa nuova fase dell’emergenza, i controlli sono stati eseguiti solo in partenza, così come avviene in tutta Italia. Quindi chi scende dal convoglio non è sottoposto ad alcuna verifica. E ieri sono arrivati in 15mila, contando i treni ad alta velocità e gli Intercity. L’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, è pronto a intervenire. E ha chiesto alle Ferrovie di adoperarsi. «Verrà misurata la temperatura corporea con i termoscanner anche ai passeggeri in arrivo alle stazioni di Termini e Tiburtina, i due principali hub», è l’impegno dell’uomo che ha governato l’emergenza sanitaria nella giunta Zingaretti.

Alcuni grandi scali però, almeno a ieri sera, erano sprovvisti dei macchinari. Per esempio Ostiense, il terzo snodo ferroviario della Capitale per numero di passeggeri. Dovrebbero arrivare a breve, la procedura per fortuna si è già messa in moto. Il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, intanto ieri è andata alla stazione Termini, dove sono previsti termoscanner ultra-veloci, anti-code. 

Ai caselli delle autostrade - dove, sia da Nord che da Sud della città, i passaggi sono cresciuti di 40mila unità da un giorno all’altro - non è previsto alcun controllo sulla febbre. Al più si guarda se i passeggeri sono troppo vicini dentro l’auto, se non sono “congiunti”. Ma di rado. Anche ai piazzali dei bus interregionali, che collegano Roma con l’Abruzzo, le Marche, la Calabria, la Basilicata, la Puglia, ma anche con la Lombardia e il Piemonte, pochissimi controlli della temperatura, perlopiù agli autisti. L’autostazione Tibus, una delle più frequentate, ora garantisce le misurazioni. Si vedrà.


Nel primo giorno in cui Roma - col Lazio - riapre i suoi confini al resto del Paese, si torna soprattutto per lavoro o per riabbracciare un parente. Ma arriva anche qualche turista. E al Colosseo, senza ressa, riecco i selfie.
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