Tre persone per uccidere una vittima addormentata sembrano troppe, stando alla «scienza del delitto», ma questo ha l'aria di essere un caso a sé. Persino...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
- oppure -
Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google
OFFERTA SPECIALE
Leggi l'articolo e tutto il sito ilmessaggero.it
1 Anno a 9,99€ 89,99€
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Rinnovo automatico. Disattiva quando vuoi.
L'abbonamento include:
- Accesso illimitato agli articoli su sito e app
- La newsletter del Buongiorno delle 7:30
- La newsletter Ore18 per gli aggiornamenti della giornata
- I podcast delle nostre firme
- Approfondimenti e aggiornamenti live
Eppure è andata così: a prescindere dalla confessione dei tre, i poliziotti di Palermo, arrivati sul luogo, non hanno avuto dubbi: la scena del crimine 'parlavà, hanno detto. È stato subito chiaro che si trattava di un omicidio a più mani, anche se Salvatrice Spataro, 45 anni, quando aveva chiamato i soccorsi - poco dopo la mezzanotte - s'era attribuita il delitto: «Venite subito - ha detto al centralino del 118 - ho colpito con diverse coltellate mio marito mentre dormiva, accanto a me c'è mio figlio, è tutto insanguinato».
Per l'intera mattinata sembrava che fosse lei l'unica autrice dell'omicidio, avvenuto nella casa di famiglia, in un residence alla periferia sud-est di Palermo, al civico 138 di via Falsomiele, luogo che già nel nome s'annuncia ingannevole. E invece si trattava solo di un fraintendimento: la donna - ha spiegato il capo della Mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti - non ha mai cercato di scagionare i figli Vittorio e Mario, 21 e 20 anni, che all'arrivo della polizia avevano ancora i coltelli in tasca, sporchi di sangue. Perché Pietro Ferrera è stato ucciso? In famiglia litigavano sempre, dicono i vicini.
Era un violento, spiegano la moglie e i due figli maggiorenni: in casa ci sono altri due ragazzi, più piccoli, che nella notte tra venerdì e sabato non erano in casa perché ospiti da parenti. Ex militare, in pensione nonostante la giovane età, Pietro Ferrera gestiva un bar nel popolare quartiere di Ballarò, in piazza del Carmine, insieme ai due figli più grandi. Di lui non c'è traccia nel casellario giudiziario: nessuno l'ha mai denunciato, nessuno è mai andato al pronto soccorso dicendo d'essere stato picchiato da Ferrera; né i familiari né altri. La polizia insiste molto su questo aspetto e parla di «follia omicida», ricordando che solo ieri uno dei due figli maggiorenni della vittima aveva incontrato un poliziotto, annunciandogli che la madre aveva intenzione di sporgere formale denuncia contro il marito, a causa dei suoi comportamenti violenti.
Preso l'appuntamento, la donna si sarebbe dovuta recare in Questura oggi, dove, però, è arrivata in manette. Pietro Ferrera, ucciso a coltellate a Palermo, la scorsa notte avrebbe voluto avere un rapporto sessuale con la moglie, Salvatrice Spataro che, esasperata dalle richieste, quando l'uomo si è girato di spalle, a letto, l'ha colpito con un coltello da cucina.
Il Messaggero