Monte San Giovanni Campano in lockdown: «Cluster partito da un asintomatico»

Alle 18 gli uffici comunali, a Monte San Giovanni Campano, in provincia di Frosinone, hanno ancora le luci accese. «Stiamo preparando le ordinanze - spiegano -, da domani...

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Alle 18 gli uffici comunali, a Monte San Giovanni Campano, in provincia di Frosinone, hanno ancora le luci accese. «Stiamo preparando le ordinanze - spiegano -, da domani cambia tutto: nei nostri uffici si potrà entrare solo su appuntamento; mercato abolito e cimitero chiuso, esattamente come le scuole». E sì, perchè per 14 giorni l’intero territorio comunale diventa «zona rossa». La seconda, in Ciociaria, dopo Torrice.

 

 
Vaccinazioni per fasce demografiche
Infogram

 


«In verità ce lo aspettavamo - commenta il titolare del bar del Centro -. Non c’erano alternative dopo i numeri degli ultimi giorni». E i numeri parlano da soli: dai 24 positivi di mercoledì, si è passato ai 42 di giovedì e ai 31 ieri. «In tutto - interviene il sindaco Angelo Veronesi - contiamo 222 concittadini positivi, su 13 mila abitanti. E quando ho capito che la situazione stava precipitando, già 4 giorni fa, ho chiuso tutte le scuole. Ma non è bastato».
Ormai il virus, o meglio, la variante inglese, dilagava. E tutti si interrogano sul perché. Sul motivo di questa diffusione. «Noi - aggiunge il sindaco - sappiamo ufficialmente che la causa scatenante, che risale al 12 febbraio, va ricondotta ad un “ambito lavorativo”». Ma tutti, in paese, sanno che questo “ambito lavorativo” è una piccola fabbrica di molle in cui un operaio, asintomatico, ha continuato a lavorare nei giorni scorsi. Dalla sua famiglia alla scuola il passo è stato breve. E da lì la diffusione nel Paese.


«Con un pò di attenzione avremmo evitato tutto questo - protesta Maria, che abita proprio nel centro storico -. La verità è che il focolaio si è sviluppato in periferia, lo hanno preso sotto gamba e ora le conseguenze le paghiamo tutti, anche qui in Centro».


L’ORDINANZA
La notizia dell’ordinanza firmata dal governatore Zingaretti si è diffusa in città nel primo pomeriggio. In mattinata il sindaco era stato convocato in Prefettura, a Frosinone, dove nel corso della riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza già si era capito che ormai la decisione era stata presa. E dall’una della scorsa notte è entrata in vigore.
Ma molti cittadini, prima della chiusura dei negozi, hanno pensato bene di fare provviste. Così (tutti con le mascherine) hanno preso d’assalto macellerie e alimentari.


Nel frattempo carabinieri, vigili urbani e protezione civile hanno predisposto i controlli agli 8 varchi della città. Ma oggi verranno in aiuto anche pattuglie della polizia e della finanza.


«E’ un disastro - commenta un albergatore - avevo prenotazioni da Bologna... Dovrò disdire tutto. E pensare che nemmeno la donna delle pulizie, che abita a 8 chilometri da qui, vuol venire a lavorare. Hanno tutti paura di muoversi».


IL CASO TORRICE
Monte San Giovanni, dunque, da oggi sarà come Torrice: un paese fantasma. «Qui ormai c’è il terrore - commenta il titolare del Palazzo Rosa, l’unica attività ricettiva del paese, a Torrice - Anche le finestre sono chiuse. In giro non c’è un’anima. In teoria io potrei restare aperto, ma mi dite chi è quel pazzo disposto a passare qualche giorno qui, in questo paese spettrale. Io stesso, stamattina, per poter venire ad aprire l’albergo ho dovuto fare 20 minuti di fila. Ai varchi, polizia e finanza fanno un controllo minuzioso. E a tutti chiedono i motivi degli spostamenti. Se poi nella fila capita anche un camion è la fine. Non sai più quanto tempo ci vuole per poter passare».


E tutto questo per un macellaio. Sì, perchè sembra ormai certo che a diffondere il virus, in paese, sia stato un macellaio che girava di famiglia in famiglia per ammazzare i maiali. E, una volta appeso, come si usa in Ciociaria, tutti a tavola per la prima braciolata. Tra un piatto e un bicchiere il contagio è stato servito.


IL RISCHIO ARANCIONE
Dunque, con due città in «zona rossa», l’intera provincia di Frosinone ora rischia di diventare «arancione». Una decisione che, tuttavia, non è dietro l’angolo ma se i contagi proseguiranno con questi ritmi il cambio di colore sarà inevitabile. I numeri dicono che sul territorio provinciale, nell’ultima settimana, è stata registrata la metà dei contagi di tutte province laziali ed è stato accertato il primo caso di variante brasiliana (a San Giovanni Incarico). Ieri ci sono stati 220 nuovi positivi e due morti. Un trend che non accenna a diminuire. 


 

 

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